Confusione tra i nomi degli Azzurri in campo, pronunce improbabili dei giocatori spagnoli e croati che hanno affrontato l’Italia, parole ed espressioni utilizzate all’inizio del secolo scorso e una telecronaca “frizzante come un Tavernello rancido”, tanto per citare il tweet del giornalista Andrea Scanzi durante l’ultima partita del girone contro l’Irlanda del Trap. Si sa, il popolo della rete non risparmia veramente nessuno, quindi ecco che nonostante la vittoria italiana e la gioia per aver ottenuto l’accesso alla semifinale di Euro 2012, sono in tanti a puntare il dito e a giudicare insoddisfacente la telecronaca Rai. E’ in particolare il popolo di Twitter a bersagliare i due commentatori della tv di Stato, Bruno Gentili e Beppe Dossena, definiti da un utente “simpatici come i fan di Justin Bieber” o palesemente troppo parziali, tanto che un tifoso azzurro ha annunciato durante la seconda gara del girone C di stare “uscendo per comprare una bandiera croata”. Con la speranza che la nazionale italiana possa arrivare a giocarsi la gara del primo luglio all’Olympic Stadium di Kiev (decisamente l’aspetto più importante della questione), IlSussidiario.net ha contattato Massimo Bernardini, giornalista e conduttore di Tv Talk a cui ha chiesto quali siano le maggiori difficoltà della Rai nel commentare un evento tanto importante e seguito da milioni di spettatori. Bernardini ammette che diversi aspetti della telecronaca Rai possono essere considerati discutibili, ma vuole innanzitutto sottolineare l’importanza di «non sopravvalutare queste polemiche. E’ giustissimo che un pubblico “calciofilo” come quello italiano sia profondamente insoddisfatto del prodotto offerto dalla tv di Stato, ma quando una partita come quella di ieri sera contro l’Inghilterra raggiunge i 21 milioni di telespettatori credo sia necessario relativizzare le critiche nei confronti dei telecronisti. Mi spiego meglio: su oltre 20 milioni di persone che ieri osservavano uniti in tensione e trepidazione il match della nazionale, in quanti hanno davvero fatto caso a ogni parola dei commentatori? Devo ammetterlo, anche io ho ascoltato diversi errori nel corso della gara, ma in un contesto così particolare l’aspetto della qualità, dei ritmi e dei tempi della telecronaca passa in qualche modo in secondo piano». Bernardini spiega però quanto la Rai abbia sofferto e stia tuttora soffrendo la presenza del soggetto Sky, capace di offrire «un modello di spettacolo ricco e raffinato, con l’intento di fare del racconto del calcio il miglior prodotto della sua proposta televisiva. Ecco allora che quando poi il calcio ritorna così prepotentemente, come con gli Europei, nella tv generalista escono fuori tutti i limiti che esistono in questo rapporto. E’ evidente che la tv generalista non potrà mai investire quanto ha fatto e continua a fare Sky, quindi è altrettanto ovvio che il prodotto finale risulti meno forte, brillante e moderno».
Proprio a seguito dell’acquisto da parte di Sky dei diritti di praticamente ogni evento sportivo esistente, continua a spiegare Bernardini, «è come se la Rai non fosse più così abituata a commentare il prodotto calcistico. Sembra che stia venendo meno una certa qualità e innovazione che invece i telecronisti Sky, in diretta praticamente ogni giorno dell’anno, conservano e migliorano di giorno in giorno. Anche la seconda voce, il cosiddetto commento tecnico dell’ex campione o dell’allenatore di turno che accompagna il telecronista, per essere davvero efficace deve portare un certo ed evidente valore aggiunto che però purtroppo spesso manca. Se non aggiunge niente, è quasi meglio farne a meno». Infine Massimo Bernardini analizza quello che viene ormai chiamato il “modello Caressa” (Fabio Caressa, commentatore Sky divenuto particolarmente celebre per la telecronaca delle partite del Mondiale 2006 in Germania, con il commento tecnico di Beppe Bergomi ndr), vale a dire un tipo di telecronaca «più veloce, tecnica ma anche più calorosa, quasi a riprendere una sorta di modello americano che tende a galvanizzare lo spettatore. A questo tipo di commento si unisce anche un livello decisamente più alto delle immagini offerte, perché senza dubbio la forza visiva dei dettagli è un aspetto che influenza notevolmente la dialettica calcistica».
(Claudio Perlini)