Porta a porta prima serata La spending review fa arrabbiare Bruno Vespa (video) Ieri sera a Porta a Porta prima serata Bruno Vespa ha presentato alcuni aspetti della spending review, conducendo gli spettatori nel mondo dei “tagli” della manovra Monti, alla vigilia del primo di una serie di consigli dei Ministri che parlerà proprio di questo tema, riducendo il numero degli statali e applicando numerosi ridimensionamenti anche alla sanità (chiuderanno non pochi ospedali italiani). Ma nel corso della dirette, come vedrete nel video alla pagina seguente, Bruno Vespa perde le staffe e ordina che vengano chiusi i microfoni, come vedrete nel video alla pagina seguente. In un momento difficile da gestire dove era acceso il dibattito tra Antonio Di Pietro, Stefano Fassina e Ignazio La Rissa, per poter parlare con il segretario del pubblico impiego della Cisl Giovanni Faverin Vespa ha chiesto che fossero chiusi i microfoni dei tre ospiti; interviene quindi Rocco Buttiglione, che sovrasta Vespa: a quel punto il conduttore ha chiesto che fosse chiuso anche il microfono del politico. Ma prima del video alla pagina seguente, ripercorriamo quanto discusso nella puntata di ieri. L’inviata Vittoriana Abate è collegata dalla sede della CISL (a Roma) per riportare la protesta dei lavoratori pubblici, mentre in studio ci sono il sottosegretario all’economia Gianfranco Polillo, il leader dell’Idv Antonio di Pietro, Stefano Fassina (responsabile economico del PD), Ignazio Larussa (coordinatore del PDL), Matteo Salvini (europarlamentare Lega Nord), Vittorio Feltri (editorialista de “Il giornale”), Antonio Polito (editorialista del Corriere della sera) e Rocco Buttiglione (presidente UDC).Renato Mannheimer è presente con i sondaggi. A inizio puntata vengono mostrati i primi dati che introdurranno il dibattito: pare che verranno applicati degli storni agli impiegati statali, riducendo del 10 per cento i dipendenti, del 20 per cento i dirigenti, e altri accorgimenti prevedono l’impossibilità a monetizzare vacanze e ferie, oltre a un “congelamento degli stipendi” (per quanto riguarda l’inflazione) di ben 2 anni. La sanità invece taglia le spese farmaceutiche e probabilmente le sedi con meno di 80 posti letto (circa 216). La Abate subentra subito da Roma, dove un dirigente della CISL, pur non scagliandosi contro la manovra che potrebbe tagliare proprio alcuni lavoratori della sua fascia, fa notare come l’Italia abbia un numero di lavoratori per lo stato inferiore alla media europea. Un dipendente dell’agenzia del territorio di Roma, sempre presente in sede, vuole chiedere a Polillo come pensa di ridurre l’evasione se taglia proprio impiegati in ruoli chiave come i suoi. Polillo fa inotare che i dati che vedrebbero l’Italia “sovradimensionata” dal punto di vista dei dipendenti sono reali: e le statistiche in suo possesso parlano di un dipendente pubblico ogni 2,7 privati. Poi invita alla cautela: non si sanno ancora i tagli, ma lui può affermare che dal ministero dell’economia non verrà tolto nessuno: anzi, la pianta organica delle sedi prevede necessità di persone. Di Pietro interviene immediatamente: “siete stati settimane a dire che siamo con l’acqua alla gola, ora dite che non verrà tagliato nessuno: o non è vera l’una o non lo è l’altra cosa”. Una piccola parte del discorso del premier Mario Monti a Bruxelles, mandato in onda mediante un video, parla di tagli mirati. E in studio Polillo puntualizza: “non siamo di fronte a una nuova manovra, ma si tratta di una spending review strutturata”.
Fassina parla di INPS e INPDAP: “in quel caso non mi sono sembrate piante organiche sovradimensionate da tagliare. Ecco cosa mi preoccupa. Questa idea che il taglio debba essere trasversale: vi sono enti già in difficoltà”. Una caposala dell’Umberto I di Roma, collegata dalla sede CISL lamenta una già disastrosa situazione sanitaria: “ci vuole ricambio personale e rinnovo delle strutture, altro che taglio”. Larussa esprime il suo parere: “i tagli derivano dalla paventata possibilità di aumentare l’IVA. E se ciò avviene è un’incredibile schiaffo alla crescita. Noi siamo anche favorevoli ai tagli, ma che siano mirati e che si eviti tale aumento”.
Quello che pensano gli italiani dei tagli lo mostra Mannheimer: il 42 per cento di loro è favorevole a quelli della pubblica amministrazione, purchè si operi gradualmente. Sulla sanità, solo un 6 per cento è d’accordo, mentre il restante 94 è diviso, ma fondamentalmente contrario. Continua alla pagina seguente.
Salvini invita a fare dei tagli oculati: “si può e si deve operare, ma bisogna distinguere tra le varie regioni della penisola”. Buttiglione non è d’accordo: “nelle regioni meridionali il pubblico impiego è stato demonizzato e usato spesso come capro espiatorio”. Feltri è pessimista sulla manovra tutta: “non funzionerà per via dei partiti, che in questi giorni tratteranno cercando di tagliare le ali a questa spending review. La cosa stupefacente è che un paese con 2 mila miliardi di debiti stia qui a sottilizzare sui tagli”. Polito non è d’accordo: “i partiti sono già in clima elettorale, per cui alcuni cercheranno di agevolare i tagli per portare gli interessi di campagna dalla loro parte”. E a proposito di voto, Mannheimer mostra le intenzioni degli Italiani: il PD pare in testa, superando il PDL. Al terzo posto si attesta il movimento Cinquestelle. Alla fine della puntata, ognuno prova a dare una soluzione che, secondo la linea di appartenenza, possa tenere in gioco gli “equilibri” tra lo stato e i cittadini: Buttiglione parla di “certificazione del debito pubblico” e conseguente paga rateizzata, mentre Salvini, Larussa e Polito si oppongono, spiegando che, tra Spread e tutto il resto, si andrebbe soltanto al fallimento. Si torna anche a “caldeggiare” l’abolizione delle province, almeno a ridosso delle città metropolitane. Dalla sede della CISL parla però una funzionaria della provincia di Roma: “quello che è più brutto è senz’altro non sapere quale sarà il nostro destino. Siamo sempre all’oscuro di tutto”.
Per chiudere, Bruno Vespa (come spesso fa nelle prime serate di questo periodo) va a “curiosare” nelle vacanze degli italiani. I quali, a fronte delle aumentate tasse, non potranno spostarsi per la consueta settimana di ferie. E le stagioni balneari hanno dovuto abbattere i prezzi di impianti, locali e tutto il resto. Questo è quanto emerge nelle coste Salentine all’indomani del pagamento di IVA, IMU e accise di altro tipo. Continua alla pagina seguente con il video di Repubblica.tv.