Tutto uguale. A guardare la tv dellannata che ricomincia sembra non sia cambiato niente. Il Palazzo continua a tremare, ma i riti della televisione non si smuovono di un centimetro. Stessi talk show, stessi conduttori, stesse promesse dei politici, con il loro valzer di poltrone e alleanze. Invece, di movimenti ce ne sono. Come si vede con il Lazio-gate, la corruzione dilaga anche ai piani medi del Palazzo. La seconda Repubblica è già morente. Si rimescolano schieramenti inediti, rischiano la sparizione sigle che hanno fatto la storia di questo ventennio mentre nuove forze politiche e antipolitiche vanno coagulandosi. Si andasse alle urne oggi il partito di maggioranza relativa sarebbe quello dei non votanti e degli astenuti. Tra questi segnali che hanno del catastrofico, cè qualche sommovimento inedito tutto da interpretare.
Qualche giorno fa, inaugurando il suo viaggio per lItalia in camper, Matteo Renzi ha rotto un tabù facendo leva sulla delusione degli elettori del centrodestra per vincere le prossime primarie del Pd. Intanto cè chi tifa per un Monti-bis, il tecnico che non sta né a destra né a sinistra. E che Scalfari vorrebbe ancora al governo dopo le elezioni pur senza farlo passare dalle urne. Basta che lo incarichi il Capo dello Stato, dice. E il voto allora a che servirebbe? Comunque sia, il bipolarismo sembra davvero arrivato al capolinea.
Lo scenario è in forte movimento anche nel mondo dei media. Che dire, per esempio, della solidarietà così trasversale nei confronti di Alessandro Sallusti, il giornalista più schierato dItalia, per la vicenda che rischia di portarlo ingiustamente in carcere per un articolo non scritto da lui? I più pronti a difenderlo si sono rivelati gli editorialisti della sponda opposta, da Giovanni Valentini di Repubblica a Marco Travaglio. E che dire di Flavio Briatore, berlusconiano doc e compagno di vacanze del Cavaliere, che fa il Boss di The Apprentice su Sky? E Celentano in onda con due megaserate su Canale 5, come va letto? Due concertoni nei quali snocciolerà la sua autobiografia musicale e morale. Magari in compagnia di Beppe Grillo. Se un anno fa qualcuno avesse detto che Celentano sarebbe spuntato in esclusiva sul Biscione lavremmo preso per pazzo. E la vendita di La7 come cambierà la geografia della comunicazione?
E poi Grillo che spara soprattutto sulla sinistra… La Repubblica e Il Fatto quotidiano che litigano sulla trattativa Stato-mafia e sul ruolo di Napolitano… Per tornare in politica: come sarà la nuova legge elettorale, se mai Alfano e Bersani si metteranno d’accordo? Il Pdl durerà anche dopo Berlusconi? Le Regioni hanno un futuro? Il quadro si complica ogni giorno che passa e le risposte sono sempre più sfaccettate. Ma c’è qualcosa di magmatico, di non definito, che si muove sottotraccia. Come se qualcuno avesse comandato il rompete le righe: giornalisti, star dello spettacolo, imprenditori, qualche politico furbetto, blogger e leader di piazza han cominciato a giocare a tutto campo, a saltare steccati, a sgretolare schieramenti.
È l’onda lunga della caduta del muro di Berlusconi. Come quello di Berlino a livello mondiale, nel nostro Paese la diga del Cavaliere teneva fermi e un po’ ingessati i due blocchi, simmetrici e alternativi. Venuta giù quella diga, siamo immersi in una placenta fluida. E tutto si rimescola. Anche se gran parte dei politici chiusi nel Palazzo e dei giornalisti da talk show, gelosi del proprio posto al sole, non se ne accorgono. Dopo anni di dogmi intoccabili, di o stai di qua o stai di là senza eccezioni, sembra venuto il tempo dello stare a cavallo, dello stare di traverso, dei se e dei ma.
Sarà questa la famigerata società liquida? Probabilmente sì. È probabile che tra pochi mesi, dopo la risacca dell’onda, sulle poltroncine dei talk show non troveremo più molti dei politici di oggi. E magari anche questa sarà una nuova pagina da scrivere.