Nella straordinaria filmografia del regista Dino Risi appare un curioso film della commedia allitaliana degli anni 60, Il gaucho, che andrà in onda sul canale Iris oggi, lunedì 13 maggio, alle 15:00. Lungometraggio del 1964 in bianco e nero dalla durata di 110 minuti, è una co-produzione italo-argentina dove troviamo un cast eccezionale: Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Amedeo Nazzari, Silvana Pampanini e Maria Grazia Buccella, contornato da una trama brillante, leggera e intelligente. Una modesta casa di produzione cinematografica invia a Buenos Aires lincaricato delle relazioni pubbliche Marco Ravicchio, due attricette in cerca di pubblicità, Luciana – unattrice famosa non più giovanissima che spera di trovare luomo ideale per sposarsi – e uno sceneggiatore intellettuale e famelico per presentare un film a un festival.
A Buenos Aires il gruppo trova le simpatie di un facoltoso ingegnere Marucchelli, emigrato italiano il quale per combattere la nostalgia accoglie allaeroporto delle personalità italiane in voga. Varie vicissitudini si susseguono nel film, con un grande Gassman, mattatore in ogni sequenza, Amedeo Nazzari in una veste inedita interpreta in maniera magistrale il ruolo dellingegnere nostalgico e un piccolo posticino lo occupa un triste emigrante italiano Nino Manfredi. Il regista sorregge questo manipolo di grandi attori con uno stile lineare, attraverso numerosi piani sequenza si risalta la realtà del film.
Nel film entra in un secondo momento un importante tema: lemigrazione. Il protagonista spera di ritrovare il suo amico (Nino Manfredi) in condizioni agiate, affinché possa chiedergli un prestito di due milioni per risanare la sua disastrosa situazione economica in Italia. Speranza che si rivela nel loro incontro vana, anche perché lattività dellamico Stefano non è mai andata a buon fine, vivendo con la moglie in unumilissima casa.
Una delle sequenze emblematiche resta la festa nel ristorante italiano dove Marco Ravicchio chiede un lavoro per il suo amico emigrante, allingegnere Marucchelli (Amedeo Nazzari) e a Cecilio, lo spasimante di Luciana (Silvana Pampanini): entrambi tergiversano e infine accettano di assumere Stefano. Nonostante la contentezza di Marco per la riuscita del suo intervento e lambiente conviviale, Stefano rimane triste e pensieroso, avviandosi solitario verso casa per cenare con la moglie. Il protagonista lo insegue e cerca di farlo restare a tavola con la compagnia, invece lamico si congeda con una triste constatazione della realtà: Senti Marco, non se ne fa niente. Io li conosco questi. Channo sempre lItalia in bocca e un core grosso così, ma in fondo dei connazionali come me se ne vergognano. Lascia sta, va.
Il film descrive l’Argentina da un lato – tramite i personaggi dell’ingegnere e dello spasimante di Luciana – come una terra ricca, florida, un El Dorado del dopoguerra, dall’altro il rovescio della medaglia si mostra nel quartiere popolare italiano: una miseria, degrado, l’immagine di una realtà difficile nel quale i sogni e i desideri dei connazionali si smarriscono in un’illusione futura di riscatto della propria condizione economica.
La commedia italiana di quegli anni è un osservatorio attento, obiettivo e contemporaneo della nostra società: nella nostra situazione attuale non è difficile perdersi dietro a delle utopiche speranze di vita all’estero. Ciò non toglie la grande lezione del regista Dino Risi che ci impartisce in questo piccolo film, nel mostrarci gli aspetti agrodolci degli emigrati italiani all’estero attraverso le istrioniche avventure del protagonista Marco Ravicchio.