Che cosa ne sarà di loro? la domanda ricorrente fatta a personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo intervistati nel nel servizio introduttivo alla puntata di Ballarò andata in onda ieri sera, martedì 11 giugno. Alla richiesta di rilasciare previsioni elettorali, tutti hanno evitato se non sono sfuggiti. Roberto Vecchioni, ironizzando, si è detto non in grado di fare previsioni che abbiano una scadenza superiore a sei mesi, sopratutto quando oggetto della discussione è Silvio Berlusconi. Stefano Rodotà, solo a sentire il nome di Beppe Grillo, ha preferito il silenzio. Umberto Eco, invece, ha affermato che la politica non ha nulla da spartire con la cultura, dopo quanto proferito pubblicamente dal leader del Movimento 5 Stelle. Stessi toni assunti da Gustavo Zagrebelski. Cosa significano queste posizioni? Crozza, nella sua copertina, ha esordito dialogano con Guglielmo Epifani, domandandogli se si è accorto di avere fatto il cappotto alla destra. Se si sono ripresi dalla botta inflitta agli avversari ho se si sono messi a discutere su di chi è il cappotto che hanno cucito. Ma siamo sicuri che il Pdl sia poi così andato male? Non ha vinto qualche capo in un villaggio turistico o qualche capo scout? La verità è che il Pdl, quando viene dato al 35% dei sondaggi perde su ogni fronte spacciando la confitta per vittoria. Berlusconi verrà dichiarato patrimonio dell’Unescort, dopo quanto accaduto. Comunque, ha proseguito il comico, sarebbe bene che il Pd cominciasse a lavorare sull’astensionismo, visto che quando vanno a votare in meno, loro mirabilmente vincono. E cosa dire della batosta beccata dal M5S? Hanno preso due comuni, importanti aghi della bilancia per avere il polso sulla politica italiana: Assemini e Pomezia. E quelli che sono passati al gruppo misto? Ci sarà il nuovo Scilipoti? Maroni e la Lega? Hanno perso Treviso, loro antica roccaforte e lui cosa ha detto? Ha detto che si stanno rinnovando e che era ora di tagliare con tutti coloro che appartengono al vecchio sistema (nella pagina seguente il video della copertina di Maurizio Crozza).
Nel servizio successivo alla copertina, i maggiori esponenti Pdl sono sfuggiti ai microfoni degli intervistatori. Mara Carfagna, inoltre, ha sostenuto che il suo schieramento non ha mai ritenuto un punto di forza le elezioni amministrative e che è mancata la presenza salvifica di Berlusconi. Dopo è il turno dei Grillini, tutti contenti dei risultati e convinti che i frutti si vedranno a lungo termine. La vittoria di Pomezia la giudicano fondamentale, per questo i festeggiamenti si sono consumati in una gigantesca pizzata. Guglielmo Epifani, il primo a essere interpellato da Giovanni Floris, si è dichiarato stupito della vittoria schiacciante registrata. I volti che si sono presentati hanno saputo infondere fiducia, come accaduto per Enzo Bianco con il risultato registrato a Catania. Il tonfo del movimento di Grillo, ha suo giudizio, è stato dettato dalla decisione di fare ostruzionismo in parlamento andando a tradire le promesse fatte a tutti quegli elettori che gli hanno dichiarato fiducia attraverso il voto. Quanto successo ha dimostrato una coesione del Pd a livello territoriale che va a cozzare con le divisioni interne, le correnti per le quali il partito, a livello centrale, soffre in divisione e contraddittorietà. Su questo terreno, si dovrà andare a lavorare. Divisioni e contraddizioni, per gli schieramenti del governo a larghe intese. Dunque anche in casa Pdl, nonostante la scusa sostenuta, come ha dichiarato Alessandro Sallusti, direttore de il Giornale, che mai Berlusconi avrebbe investito su queste elezioni amministrative in maniera particolare e decisiva. La verità che mai verrà ammessa dagli esponenti del centro destra è che il loro partito è tornato ai livelli del mese di ottobre dell’anno scorso dimostrandosi sotto ogni aspetto una forza politica ormai inconsistente se non sull’orlo della disgregazione totale. Di altro tono sono state le osservazioni fatte dallo storico Marco Revelli, docente presso l’Università del Piemonte Orientale. Secondo la sua analisi, il dato impressionante rimane quello fornito dal massiccio astensionismo, una defezione dai toni catastrofici che non ha risparmiato nemmeno il tanto conclamato nuovo urlato dal Grillo durante i suoi comizi. Inoltre, ha ricordato lo storico, non si può dimenticare che il Pdl, come il Movimento 5 Stelle del resto, è un partito che si fonda su una sola persona, un unico leader e questo, visto quanto accade a livello di base, non riesce più a soddisfare.
Il sindaco di Pavia, Cattaneo, ha giustificato il fallimento del Pdl in ambito locale sostenendo che la politica degli enti non è mai stata una prerogativa del suo schieramento, invece portato a pensare per grandi sistemi e reti. Il particolarismo non sembra mai superato, dopo le parole pronunciate da Aldo Cazzullo in merito alla vittoria a Roma di Ignazio Marino, sindaco malgrado un programma che non sempre appare in linea con quanto programmato dal Pd a livello nazionale. E in Europa? Questo rovesciamento di fronti, quale peso avrà? Un servizio approfondisce la notizia dell’avvenuta riunione del club Bilderberg nei pressi di Londra. Per quanto tempo ancora questa associazione occulta riuscirà a controllare l’economia internazionale? Giuseppe Recchi, presidente Eni, sostiene che il risultato delle amministrative non ha peso nella considerazione che in Europa viene conferita al governo Letta. Di diverso tono l’intervento di Monica Di Sisto, vicepresidente Fair Watch, dopo aver premesso di essersi annoiata ascoltando le solite questioni. Si è detta preoccupata, al contrario dei dati Istat, sui quali occorrerebbe lavorare con maggiore consapevolezza.