Nel primo appuntamento di questa nuova stagione televisiva di Presa Diretta, si parla di come la crisi abbia trasformato lItalia e in particolare della sempre più netta differenziazione tra i ricchi e i poveri. La puntata ha inizio con il conduttore Riccardo Iacona che presenta alcuni numeri che rendono bene lidea della situazione. Teoricamente lItalia non sarebbe unazienda dissestata d in crisi visto che il debito pubblico è di poco superiore ai 2 mila miliardi di euro mentre si è calcolato che la ricchezza presente nel Paese sia pari a 9 mila miliardi di euro, ovviamente portando in conto ogni tipologia di bene come immobili, liquidità e quantaltro. Il problema risiede nel fatto che la maggiore parte della ricchezza è nelle mani di pochi italiani. In pratica sono 240 mila le famiglie facoltose che rappresentano circa il 10% della popolazione e che allo stesso tempo, però, detengono il 50% della ricchezza complessiva. I numeri della crisi dicono che due anni a questa parte il numero di disoccupati sia aumentato di circa 1 milione di unità per un totale di 3 milioni e 140 mila con soprattutto i giovani che hanno grosse difficoltà nel trovare un posto di lavoro. Dallinizio del 2013 sono state ben 4200 le aziende che hanno chiuso i battenti per una media di 43 fallimenti giornalieri. Tutto ciò ha fatto in modo che ci siano ben 9 milioni e 600 mila italiani in uno stato di povertà relativa e ben 5 milioni in povertà assoluta. Inoltre è stato stimato come la soglia della povertà rispetto a quello che è il contesto nel quale sono chiamati a vivere i cittadini, sia stato fissato in mille e 180 euro mensili e in Italia lo stipendio medio è di mille e 180 euro. Si fa presente come basti davvero pochissimo come po essere una spesa imprevista, tipo la rottura di un elettrodomestico, per creare una difficoltà. Il quadro della situazione è che leconomia riferita ai ricchi va sempre meglio mentre quella che fa riferimento alle classi povere incontra sempre maggiori difficoltà. Questo porta a dire che i ricchi da questa crisi ne usciranno ancora più ricchi mentre le classi medie e quelle già povere ne usciranno sempre peggio. Viene mandato in onda un primo servizio realizzato a Olbia e poi a Porto Cervo. Nellaeroporto di Olbia si possono vedere nel corso di queste vacanze estive, un numero impressionante di aerei privati che indicano quanti super ricchi siano venuti in Sardegna. Ad attenderli cè una vasta gamma di super auto, noleggiate appositamente per lo scopo e per mezzo delle quali si spostano verso le località balneari e in particolar modo Porto Cervo che, stando ad alcuni dati ufficiale, resta la località turistica più cara di tutta Europa. Linviato incontra un dirigente di società che si occupa di proporre servizi di extra lusso per gente con un conto bancario da dieci/undici cifre. Il dirigente mostra alcune super ville che molte persone giunte da tutta Italia e non solo, affittano per circa 200300 mila euro al mese e le cosiddette super car che vengono noleggiate al costo di circa 5 mila euro al giorno. Poi si vedono nel porto tantissimi yacht dai costi spropositati che confermano come dal mondo dei ricchi la crisi non sia stata per niente avvertita. Poi si passa a Roma, che secondo unultima ricerca è la tredicesima città al Mondo ad avere la maggior concentrazione di multimilionari residenti. Viene mostrato nel corso del servizio, un club privato i cui soci versano una quota associativa da 30 mila euro lanno e nel quale si può avere il massimo per molti aspetti. Il servizio prosegue mostrando appartamenti e ville di straordinaria bellezza e di enorme valore economico che evidenziano quanto sia evidente la linea di demarcazione tra gli strati sociali.
La seconda parte della puntata pone l’accento prima sul fatto che molti italiani facoltosi, stanchi di dover aspettare la ripresa dell’euro e nella quale probabilmente non credono più tanto fermamente, investono nel mercato immobiliare londinese. Un ex dirigente di primaria rilevanza della Banca Sanpaolo già nel 2008 aveva fatto presente come una sorta di patrimoniale sotto forma di una tantum da far pagare a questo 10% di super ricchi dal valore complessivo di 200 miliardi di euro, avrebbe rimesso a posto la situazione italiana con la conseguenza che anche loro stessi ne avrebbero tratto profitto. Si sarebbe trattato di un piccolo sacrificio, per loro praticamente insignificante che sarebbe stato letto con grande favore da tutti. Ora viene sottolineato come sarebbe importante farla adesso magari anche per soli 80 miliardi di euro ma a quanto pare non vi è la benché minima intenzione. L’ultimo servizio viene realizzato a Torino in quella che era un tempo la città più industrializzata d’Italia e che invece ora è praticamente quella più in crisi e più povera. Vengono mostrate diverse persone che hanno perso il lavoro e che ora sono costrette a vivere chiedendo aiuto alle associazioni di sostegno come la Caritas. Viene calcolato che oggi una persona su cinque che si rivolge ad associazioni tipo Caritas, è di nazionalità italiana, segno evidente della grande difficoltà. Vengono mostrate diverse aziende in difficoltà che sono in cassa integrazione permanente o peggio ancora sono state costrette a chiudere la propria attività soprattutto in ragione dell’impasse della Fiat, in quanto la maggior parte di esse si occupavano dell’indotto. Moltissimi negozi, anche quelli storici e che quindi avevano resistito a tante difficoltà negli anni, hanno chiuso e questo perché i cittadini non dispongono dei soldi da spendere. Insomma, la differenza tra i ricchi ed i poveri è sempre più marcata.