Il film di genere drammatico Bella addormentata, diretto nel 2012 da Marco Bellocchio e che viene trasmesso nella prima serata di Rai 3, parla della vicenda che suo malgrado ha visto protagonista Eluana Englaro, nata il 25 novembre 1970 a Lecco da una famiglia benestante che le consentirà di seguire una formazione scolastica ben precisa che la vedrà nei primi anni Novanta iscriversi alla facoltà di Lingue a Milano. Il 18 gennaio del 1992, mentre stava rincasando seguito di una festa svoltasi in un piccolo centro ubicato nei pressi di Lecco, Eluana rimane vittima di un incidente con la propria auto, probabilmente per il sfondo stradale eccessivamente scivoloso per leccessiva pioggia che stava cadendo in quelle ore. Eluana perde il controllo della propria auto con la quale si andrà a schiantare prima contro un lampione e quindi, con il più classico effetto flipper, contro il muro di contenimento. Limpatto è devastante per il corpo della donna che riporta diverse ferite di una certa gravità e in particolare delle lesioni al cranio e lo spostamento della seconda vertebra che di fatto porta la povera donna a essere allistante in uno stato di paresi per quanto concerne tutti e quattro gli arti.
Quando arrivano i soccorsi, Eluana Englaro è già in coma e la corsa allospedale consente quanto meno di stabilizzare un quadro clinico molto compromesso. Per lei ci saranno diversi mesi passati in terapia intensiva. Col tempo i medici evidenziano come si trovi in uno stato vegetativo per cui in parte incosciente di quello che le accade intorno e tenuta in vita grazie a dei macchinari che le permettono di nutrirsi per mezzo di sondini e quindi di respirare. Il papà Beppino si rende immediatamente conto di come quella non sia il genere di vita che avrebbe voluto la figlia e quindi incomincia a lottare per ottenere il permesso di staccare i macchinari che la tengono in vita lasciando che le sue sofferenze possano trovare fine.
Fin dal 1999 il genitore inizia una battaglia legale per riuscire ad arrivare a questo risultato, mettendo in moto un caso che focalizzerà per diverso tempo lattenzione dellopinione pubblica aprendo un dibattito che vedrà tantissime associazioni schierarsi dalla sua parte ed altrettante che invece non vogliono e non possono consentire che venga eseguita quella che per loro rappresenta un omicidio o una condanna a morte.
Liter processuale come spesso succede in Italia, sarà molto lungo e dispendioso arrivando nel 2006 alla Corte di Cassazione che di fatto rigetta la richiesta avanzata dai genitori di Eluana Englaro per un vizio di forma. Beppino non si arrende e presenta ricorso presso una sezione differente della Corte dAppello di Milano che in pratica accoglie la richiesta di staccare la spina ai macchinari a patto però che vengono riscontrati due importanti situazioni, ossia che lo stato vegetativo di Eluana Englaro sia irreversibile e che questultima dimostri in maniera chiara e inequivocabile il proprio interesse nel non vivere più in quelle condizioni.
La sentenza naturalmente fece molto discutere chiamando in ballo anche le forze politiche e la stessa Chiesa. Si arriva così alla sentenza del mese di luglio del 2008, con la quale il Tribunale di fatto accoglie definitivamente la richiesta di Beppino Englaro di poter mettere fine ai trattamenti che mantengono in vita la figlia. Ci saranno diverse manifestazioni tese a evitare che questo possa succedere e le suore dell’ospedale dove era ricoverata da anni Eluana Englaro chiedono allo stesso Beppino di lasciare a loro la figlia in maniera tale che se ne possano prendere cura. Una richiesta che però non sarà mai accettata dall’uomo.
C’è poi un nuovo problema per Beppino Englaro, ossia “l’intrusione” nella faccenda del Governo e di tantissimi ricorsi contro la sentenza, ma alla fine la sua linea passerà definitivamente grazie alla Corte europea per i diritti dell’uomo e soprattutto al Tar che di fatto conferma la storica sentenza. Ci sarà anche un procedimento penale a carico di Beppino Englaro per omicidio che però sarà archiviato nel giro di un anno. L’attuazione della sentenza di sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione forzata avvenne nella Residenza Sanitaria Assistenziale La Quiete aUdine, ebbe inizio il 6 febbraio 2009 e il 9 febbraio portò alla morte di Eluana Englaro.