Questa sera tra gli ospiti di Che tempo che fa ci sarà anche Tahar Ben Jelloun, scrittore marocchino, una delle voci più note e originali della letteratura contemporanea. Nato a Fes nel dicembre del 1944, nel cuore del Marocco francese, Tahar Ben Jelloun ha passato la sua adolescenza a Tangeri, per poi trasferirsi a Rabat al fine di studiare filosofia. Proprio nel corso degli studi ha composto le sue prime poesie, che sono state poi raccolte nellopera Hommes sous linceul de silence, pubblicata nel 1971. Nello stesso anno ha deciso di trasferirsi in Francia a causa dellarabizzazione dellinsegnamento di cui è stato oggetto il suo Paese.
A Parigi, alla Sorbona, ha conseguito il dottorato in psichiatria sociale, lavorando in modo particolare sulla confusione mentale ingenerata negli immigrati ricoverati in ospedale. Uno studio che è stato poi pubblicato con il titolo Lestrema solitudine. Anche La reclusione solitaria, romanzo edito nel 1976, ha avuto come oggetto i suoi studi di psicoterapeuta. Oltre allattività di scrittore, iniziata nel 1973 con Harrouda, ha portato avanti in questi anni una prestigiosa collaborazione con il quotidiano Le Monde.
La sua attività letteraria è stata molto intensa e proficua, tanto da procurargli nel 1987 il Premio Goncourt per il romanzo La nuit sacrèe e da farlo diventare lo scrittore francofono più famoso oltralpe. Tra i suoi cavalli di battaglia vanno ricordati il tema del razzismo, dellintegrazione e dello stato di disagio delle grandi periferie urbane francesi alle prese con larrivo di un grande numero di immigrati. Proprio per cercare di spiegare in maniera chiara e coerente queste tematiche, ha pubblicato un saggio, Il razzismo spiegato a mia figlia, con il quale ha ottenuto dalle Nazioni Unite il Global Tolerance Award. Un libro allapparenza semplice, ma capace di rispondere a una serie di domande molto importanti e il quale soprattutto riesce a indicare una direzione ben precisa al fine di poter combattere il fenomeno in maniera efficace, quello dei piccoli comportamenti individuali.
Dal 2011 è anche giurato per il premio dedicato a Guillaume Apollinaire. La sua ultima fatica letteraria è il romanzo Lablazione, uscito nel nostro Paese a opera di Bompiani. Si tratta della storia di un professore di matematica che dopo lintervento conseguente a un tumore alla prostata si ritrova a dover fare i conti con i mutamenti che questo evento porta nella sua vita, scoprendo di non essere un uomo a metà, nonostante limpossibilità di avere rapporti intimi con laltro sesso.
Negli ultimi giorni è stato premiato da Claudio Pedrotti, sindaco di Pordenone, con il Sigillo della Città. Un premio che gli è stato conferito per i meriti acquisiti dallo scrittore e simbolo di una città che vuole essere aperta. Del tutto adeguato perciò alla carriera e alla vita di un letterato che si è sempre speso molto sui temi dell’integrazione e contro ogni rigurgito di razzismo. Proprio nel corso della cerimonia di premiazione, lo scrittore ha rilasciato una serie di dichiarazioni sulla complessa situazione internazionale, a partire dagli avvenimenti siriani, per i quali ha additato come responsabile non solo Assad, ma anche Putin, senza sottacere il ruolo totalmente passivo assunto dal mondo occidentale. Anche l’Europa è stato oggetto di forte critica, con la delusione proclamata da Tahar Ben Jelloun riguardo alle modalità della costruzione unitaria.
Anche se vive in Europa ormai da molti anni, Tahar Ben Jelloun non ha mai smesso di interessarsi a quello che avviene nell’area maghrebina da cui proviene, Nell’ultimo numero dell’Espresso ha denunciato la possibile ripresa di un conflitto, quello tra Algeria e Marocco, in atto ormai da 38 anni e che ha come oggetto il possesso del Sahara Occidentale.