Con Insieme per forza (titolo originale Blended), Adam Sandler e Drew Barrymore tornano insieme come protagonisti di una commedia romantica; dopo dieci anni da 50 volte il primo bacio (per la regia di Peter Segal), una commedia leggera che non era dispiaciuta alla critica, questa volta la regia è affidata a Frank Coraci. Il regista newyorkese ha al suo attivo diverse commedie (lultima è Colpi da maestro del 2012) e ha ormai un consolidato sodalizio con Sandler diretto già in tre occasioni: Prima o poi me lo sposo (1998), The waterboy (1998) e Cambia la tua vita con un click (2006).
Questa volta Sandler è un vedovo padre di tre figlie alle prese con il difficile compito di padre single: al primo appuntamento al buio dopo anni di vita ritirata e domestica, Jim Friedman/Sandler, ha la brillante idea di portare la bella Lauren Reynolds (Drew Barrymore) in un locale della catena Hooters (in cui la scollatura delle cameriere conta almeno come gli hamburgers serviti). Lappuntamento è disastroso sotto ogni aspetto possibile, ma in compenso una singolarissima concatenazione di eventi porterà i due genitori single con rispettiva prole (Lauren con due figli è divorziata da un marito assente) a condividere una vacanza in Africa dedicata alle famiglie allargate in un resort da sogno.
Non sarà né amore a prima vista né simpatia, tuttaltro, tra i figli a cui palesemente manca una madre, nel caso di Sandler, e quelli a cui manca un padre, nel caso di Lauren, al punto che le prime vestono e vengono scambiate regolarmente per maschi. Quello che succederà dopo è sinceramente molto prevedibile e segue un copione che risulta davvero molto facile da anticipare.
La trama è lineare al massimo livello e rispetta completamente gli svolgimenti che ci si attenderebbero; non cè nessuno sforzo di uscire minimamente o di inserire elementi originali rispetto agli elementi classici del genere. Non mancano, ovviamente, una serie di gag e situazioni comiche che strappano risate e sorrisi con un ritmo sufficiente; questo è decisamente laspetto migliore del film, anche se il ritmo è sicuramente inferiore a quello delle pellicole migliori del genere. In questo senso la durata, 117 minuti, non aiuta e probabilmente una sforbiciata avrebbe giovato alla qualità complessiva.
I protagonisti, decisamente a prioprio agio nel genere, rendono il risultato molto più apprezzabile di quanto la mera trama avrebbe permesso e fanno venire qualche rammarico per un risultato che avrebbe potuto essere migliore. Insieme per forza consente di passare due ore gradevoli all’insegna dello svago e, in questo senso, l’obiettivo è raggiunto, ma siamo appena sopra la sufficienza e lontani dal meglio che il genere ha offerto negli ultimi anni sia in termini di ritmo e “quantità”, sia per originalità e “qualità”.
(Pasquale Baudaffi)