Stasera in tv su Rai 3 troviamo Potiche – La bella statuina. Chi l’ha detto che le rivendicazioni non si possano fare anche col sorriso sulle labbra, specie se riguardano le donne? Ecco in breve cosa succede in questo delizioso film con protagonisti due pezzi da novanta della cinematografia francese, assai noti peraltro in Italia, Gerard Depardieu e Catherine Deneuve. Negli anni ’70, Suzanne Michonneau (Deneuve) è sposata con l’industriale Robert Pujol, (Fabrice Luchini) un uomo maleducato ed altamente maschilista che la tratta come una “bella statuina” (potiche, ecco a voi spiegato il titolo del film) da tenere segregata in casa. Vessata da un marito dispotico, che non le concede nemmeno di esprimere le proprie idee, Suzanne riuscirà a farsi valere. L’occasione si fa ghiotta quando il coniuge, per una triplice congiunzione di sfortunati eventi quali uno sciopero, un sequestro e un infarto, è impossibilitato a gestire la propria fabbrica di ombrelli, così Suzanne prende il timone della situazione. Persa la causa, per lei si aprono le porte della politica. A giudicare dal simpatico trailer e dalla colonna sonora di Call me di Blondie – hit anni ’80 – il film vale sicuramente il prezzo del biglietto, anzi della visione.
Stasera su Rai 3 va in onda il film Potiche – La bella statuina,realizzato nel 2010 dal regista francese François Ozon, libero adattamento dell’omonima pièce teatrale di Pierre Barillet e Jean-Pierre Grédy del 1983.? Presentato in concorso alla 67esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia è stato anche nominato per il premio Magritte, come miglior produzione straniera e ha ricevuto quattro candidature al premio César 2011, pur non vincendo alcun premio. Protagonista del film è Suzanne Michonneau (Catherine Deneuve), moglie del ricco industriale Robert Pujol (Fabrice Luchini), un uomo che le rende difficile la vita a causa del suo maschilismo e la sua prepotenza e la tiene relegata in casa come una ”potiche”, parola francese che significa ”statuina”. Il contesto storico in cui muovono le vicende è quello della Francia del 1977, movimentata dalle proteste e dalle rivendicazioni operaie, in cui marito e moglie si troveranno a rappresentare due modi di vedere le cose radicalmente opposti: l’uomo è un ricco industriale con tratti despotici, mentre la donna è mossa da idee più libertarie, che vengono soffocate dallo stesso Robert anche tra le pareti domestiche, dove Suzanne non è libera di esprimere le proprie idee senza entrare in conflitto con il marito. La situazione cambia radicalmente insieme alla situazione ai vertici della fabbrica: per una sorprendente coincidenza di eventi che vanno da uno sciopero, a un sequestro fino a un infarto Robert Pujol si ritrova impossibilitato a gestire la sua fabbrica di ombrelli e la moglie Suzanne prende le redini dell’attività, cambiando totalmente prospettiva. La donna infatti migliora l’interazione dell’impresa con i sindacati, accogliendone le istanze e comprendendo la situazione dei lavoratori: i risultati dell’azione di Suzanne sono immediatamente evidenti a tutti e la situazione in fabbrica migliora e persino i figli, stupiti, devono prendere atto dei miglioramenti portati dal modo di agire della madre, sul quale nutrivano diffidenza e scetticismo.?La bella ”potiche” si rivela, sotto lo stupore generale di una società ancora maschilista, una donna coraggiosa e intelligente in grado di imporre una nuova visione più egualitaria e totalmente distante dall’immagine di ”bella statuina” che sembrava rappresentare nella prima parte del film. La situazione si complica con il ritorno del marito Robert Pujol che, tornato in grado di gestire la fabbrica vuole riprenderne le redini: con l’aiuto del sindacalista di simpatie comuniste Maurice Babin (Gérard Depardieu), Suzanne riesce a gestire la situazione fino al seguente consiglio d’amministrazione, dopodiché il tribunale darà ragione al marito che potrà riprendere il controllo della fabbrica. Suzanne, non vinta e arricchita da quest’esperienza, deciderà di continuare con una vita attiva e opterà per l’ingresso in politica.