Stasera in tv su Rai 3 troviamo il film The way back. Nell’Unione Sovietica del 1939 Janusz (Jim Sturgess), tenente dell’esercito polacco, viene condannato per spionaggio ai lavori forzati in un gulag in Siberia. Lì organizza un piano di fuga assieme al criminale Valka (Colin Farrell) e l’americano mister Smith (Ed Harris) e altri detenuti. Il regista è Peter Weir, che ha diretto tra gli altri L’attimo fuggente.
Stasera su Rai 3 andrà in onda il film The way back. Si tratta di una pellicola drammatica diretta da Peter Weir e tratta dal libro Tra noi e la libertà di Slavomir Rawicz, in cui l’autore racconta la sua triste vicenda di prigioniero in seguito all’accusa di spionaggio. Nel 1939, l’autore del libro fu trasferito in un gulag in Siberia e, dopo un paio d’anni riuscì a fuggire insieme ad alcuni amici anch’essi prigionieri, camminando fino seimila e cinquecento chilometri per sfuggire a torture e angherie. Weir ha voluto fare omaggio a Rawicz, realizzando questo appassionante film che denuncia le assurdità della seconda guerra mondiale. Ma vediamo la trama del film. La storia comincia nell’anno 1939, anno in cui il protagonista, Janusz Wieszczek (interpretato da Jim Sturgess), che ricopre il ruolo di tenente dell’esercito polacco, viene costretto a dichiarare il falso, ovvero di essere una spia della fazione contraria poiché la moglie venne tenuta in ostaggio. Janusz viene condannato a venti anni di lavori forzati e viene trasferito in un gulag siberiano. In questo luogo incontra alcuni compagni di prigionia, Zoran (interpretato da Dragos Bucur) che come lavoro faceva il ragioniere jugoslavo; il signor Smith (interpretato da Ed Harris), un ingegnere americano; Tomasz (interpretato da Alexandru Potocean), un artista polacco; Voss (interpretato da Gustaf Skarsgard), un sacerdote lettone; Khabarov (interpretato da Mark Strong), la cui professione era quella dell’attore; Kazik (interpretato da Sebastian Urzendowsky), un uomo polacco che soffre la cecità notturna; Valka (interpretato da Colin Farrell), un criminale russo. Con loro, una notte di grande maltempo, nel 1940, sotto una fortissima bufera di neve che copre le tracce, Janusz e i suoi amici organizzano una fuga dal gulag per sottrarsi alle angherie, alle fatiche e ai maltrattamenti subiti.
Sono adesso uomini liberi, ma dovranno vedersela con la fame, il gelo, atroci malattie e lunghissimi tragitti da percorrere prima di raggiungere l’India, esattamente l’anno successivo. La morte è sempre dietro l’angolo, infatti, Kazik muore congelato già la seconda notte, poiché perde la via di ritorno dopo avere raccolto la legna per il fuoco. La stanchezza, la rassegnazione minano la riuscita della loro fuga. Inoltre gli uomini non sono nemmeno a conoscenza della loro posizione. Durante l’intero film i fuggiaschi se la vedranno con esperienze angoscianti, che gli daranno coraggio e che, a volte li porteranno in profondi stati di rassegnazione. Nello stesso tempo saranno sottolineati momenti di profondo senso di umanità e di grandissima solidarietà.
Solamente Janusz, Zoran, Voss, Tomasz riescono a raggiungere l’Himalaya e, quasi in punto di morte, vengono salvati da un monaco tibetano che, portandoli in un monastero buddista gli fa recuperare le forze. Alla fine, il signor mith decide di raggiungere la Cina insieme ad un contatto avuto dal monaco, mentre gli altri tre, Voss, Janusz e Tomasz procedono per l’India dove Janusz saluterà i suoi amici per continuare il suo viaggio in giro per il mondo fino al 1989 quando, finalmente torna, a 50 anni, a riabbracciare la moglie che intanto era stata rilasciata da chi la teneva in ostaggio.