Se non ha inventato la trilogia cinematografica, avendoci pensato Lucas con Guerre stellari, di sicuro Zemeckis ha inventato il back to back, ovvero girare due film contemporaneamente e distribuirli separati. Prima che questa pratica fosse fastidiosa consuetudine mercantile, in Ritorno al futuro 2 e 3 fu rivoluzionaria: ma l’intero trittico di Ritorno al futuro, nato nel 1985 da Zemeckis e dal produttore-sceneggiatore Bob Gale, ha fatto epoca, come dimostra il successo pazzesco delle riedizioni cinematografiche di questo 2014.
I protagonisti sono Marty Fly e lo scienziato Doc Emmet Brown, il quale ha inventato una macchina del tempo, con la quale vivrà un’avventura folle tra gli anni ’50, il 2015, un presente alternativo e il vecchio West.
impossibile parlare dei tre film separatamente, perché l’intelligenza di Zemeckis fu quella, dopo il successo del primo film (maggior incasso di quell’anno, coronato da un Oscar e 4 nomination), di non strutturare i due seguiti come episodi a loro stanti, secondo la struttura seriale classica, ma di renderli un unicum, integrandoli tra di loro, lavorando sulla linea narrativa generale, come Doc e Marty lavorano sul continuum spazio tempo.
Zemeckis, rendendo palese un elemento cardine del suo cinema come la riflessione sulla storia americana (che porterà al culmine con Forrest Gump), crea un affresco dell’America moderna e futura ponendosi al centro del cinema commerciale del tempo che mescolava tutti i generi possibili attraverso l’umorismo sopra le righe: ma rispetto ai Ghostbusters di Reitman o ai Beverly Hills Cop con Eddie Murphy, Zemeckis non mescola la fantascienza con lo humour ma la rafforza in chiave ironica, sottile, rendendo divertenti e trascinanti i viaggi nel tempo senza renderli comici, ma facendone un tramite per parodiare gli Usa e i loro vezzi.
Così l’avventura travolgente e il senso del ritmo pazzesco del cineasta (guardare per credere un film come All’inseguimento della pietra verde) si sposano con uno sguardo romantico, nostalgico e ilare sul presente (soprattutto nel secondo film) attraverso il passato e il futuro. solo uno dei motivi per cui Ritorno al futuro è divenuto culto purissimo: gli altri sono i personaggi vivacissimi, ricchi di battute indimenticabili (“Tu non pensi quadrimensionalmente”, “Strade? Dove stiamo andando non c’è bisogno di strade”), le sequenze d’azione o comiche scritte e dirette con perizia, una cura cinematografica di alto livello.
Ma soprattutto l’intelligenza di lavorare sugli elementi di un genere e farli rinascere, diventando vero e proprio punto di riferimento per gli anni a venire: se Ritorno al futuro è una trilogia di culto è in particolare perché ha saputo creare un mondo che vive soprattutto fuori dai film, che si rigenera e si allarga negli spettatori a ogni visione. Oltre al fatto che Doc, Marty e compagnia, il 2015 che attendiamo con un pizzico di ansia, lo hanno già visto. E non era un bel vedere.