È purtroppo il caso di cronaca del momento: si tratta di Mario Bozzoli, l’imprenditore bresciano scomparso ormai due settimana fa dalla sua fonderia a Marcheno, nella provincia di Brescia. Gli interrogativi sono plurimi e verranno presentati tutti nella puntata di questa sera a Quarto Grado, ore 21.15 su Rete 4 in prima serata. Un caso incredibile e complesso di un uomo di cui non si hanno tracce in alcun modo e che viene avvolto da vari misteri: fino a pochi giorni fa risultava scomparso assieme a lui anche un suo dipendente, Giuseppe Ghirardini, che però è stato di recente morto con la sua macchina, anche qui in situazione molto misteriosa. Di quest’ultima morte, delle ricostruzioni che non convincono gli inquirenti rispetto agli ultimi spostamenti di Bozzoli e delle nuove scoperte dagli esami scientifici si parlerà nella trasmissione condotta da Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero. Un caso che sta tenendo tutta la Val Trompia con il fiato sospeso e con il sospetto sempre più grande che l’imprenditore non abbia in realtà mai lasciato la fonderia diventa quasi realtà. Ma proviamo a ripercorre le tappe della vicenda, fin da quel 8 ottobre 2015 dove tutto ebbe inizio.
Siamo in quel dannato 8 ottobre mattina e un giallo sta per sconvolgere la pace di un piccolo paese in provincia di Brescia, a Marcheno. Nel ricco lombardo infatti oggi l’imprenditore Mario Bozzoli 50 anni, co-titolare con il fratello di una fonderia in Valtrompia, intorno alle 19.30 telefona alla moglie e poi scompare nel nulla. Le ricerche iniziano tempestivamente, i Carabinieri non tralasciano nessuna ipotesi, avanza anche l’ombra di un possibile sequestro. Le ricerche effettuate nel fine settimana non hanno dato i risultati sperati. Continuano lunedì 12 ottobre e durano altre 48 ore come comunicato dalla Prefettura. Nel corso di queste ore emerge la notizia che il cellulare dell’imprenditore è anch’esso scomparso: alla composizione del numero risulta staccato, segno che volontariamente sarebbe stato spento per far perdere le tracce. Per i parenti in apprensione neanche lunedì sera arrivano novità sulla scomparsa di Mario Bozzoli, gli investigatori continuano il loro certosino lavoro con il massimo riserbo; a questa attività prendono inoltre parte i Carabinieri della Compagnia di Gardone Valtrompia raggiunti a 36 ore dalla scomparsa dell’imprenditore dagli uomini del RIS di Parma. Venerdì è stata la volta dei cani molecolari che intervenuti nell’azienda dei fratelli Bozzoli hanno cercato le tracce dell’uomo. Il fratello e la moglie di Mario sono stati sentiti dai Carabinieri che avanzano sempre più l’ipotesi di un rapimento a scopo di estorsione. Nel frattempo vestiti e chiavi dell’auto dell’uomo sono stati rinvenuti nel suo armadietto in azienda segno che dopo la telefonata alla moglie l’imprenditore non è salito sulla sua auto.
Il giallo si infittisce quando il martedì successivo alla scomparsa di Mario Bozzoli si apprende che Giuseppe Ghirardini, dipendente dell’Azienda Bozzoli precedentemente sentito in Questura come eventuale testimone, è sparito. Ghirardini avrebbe dovuto presentarsi ancora in questura per ulteriori indagini. Il giallo si infittisce ancora quando viene reso noto che Ghirardini oltre ad essere stato presente in ditta la sera della scomparsa di Bozzoli è un operaio addetto ai forni, coincidenza che fa presagire il peggio. Il legale della famiglia non esclude che Bozzoli possa esser stato fatto sparire in uno dei forni presenti in fonderia e indubbiamente contro la sua volontà. Mercoledì Ghirardini avrebbe dovuto partecipare ad una battuta di caccia con degli amici (sua grande passione), battuta a cui non si è mai presentato.In serata giunge la notizia che è stata ritrovata l’auto una Suzuki Vitara di Ghirardini, a Ponte di Legno e successivamente viene rinvenuto il cadavere nei boschi limitrofi. Manca all’appello anche il cellulare di Ghirardini, il cui ultimo “aggancio” alla rete telefonica risulta ad oltre 80 km di distanza dal ritrovamento del corpo. Le indagini sul corpo di Ghirardini diranno se è morto di morte violenta ma intanto emerge anche l’ipotesi di induzione al suicidio.Il fascicolo aperto ipotizza il sequestro di persona, ma ogni ora che passa prende sempre più piede la teoria che i resti dell’imprenditore possano essere nel forno e che l’imprenditore non sia mai riuscito a lasciare i cortili della sua fabbrica. Le indagini dei Ris hanno tra l’altro escluso una possibile fuga volontaria all’estero dell’imprenditore in quanto il terreno dietro la fabbrica affaccia su un dirupo non transitabile e comunque dall’assenza di tracce umane. Non viene lasciata in sospeso nessuna ipotesi, viene analizzato anche il clima in azienda, che stando a quanto riportato, era teso a causa di conflitti fraterni nella gestione e conduzione delle attività; anche se, precisa la famiglia, non erano in corso iniziative legali o liti violente. Analizzando le scorie di lavorazione del forno e dei prodotti finiti potrebbero emergere presenze di tessuti, per cui anche il legale di famiglia Patrizia Scalvi ritiene che la chiave di volta sia nel forno stesso per cui è stato incaricato anche un perito di parte.