Se Charles Schulz non aveva mai dato il permesso di realizzare una versione cinematografica delle sue strisce dedicata ai Peanuts, un motivo c’era: la delicatezza, lo spessore filosofico, la costruzione dei personaggi poteva essere facilmente tradita da Hollywood. E anche gli special televisivi, controllati seppure a distanza, non riuscivano a rendere del tutto gli amari sorrisi di Charlie Brown e soci. A 15 anni dalla morte del creatore, gli eredi di Schulz hanno affidato a Steve Martino e agli animatori dei Blue Sky Studios (L’era glaciale) il compito di realizzare Snoopy & Friends e con qualche difficoltà hanno portato a casa la missione.
Charlie Brown è un ragazzo volenteroso, ma anche il più sfortunato della città. Il nuovo anno scolastico lo vedrà impegnato in una missione pericolosa: conquistare il cuore della bella ragazzina coi capelli rossi sfidando la propria timidezza. Intanto Snoopy comincia a comporre il suo romanzo, in cui lotta nei cieli contro il Barone rosso.
Scritto da Bryan e Craig Schulz con Cornelius Uliano, Snoopy & Friends sembra una sorta di sunto, di bignami per chi non conosce la mitologia, i tormentoni e l’essenza dei Peanuts, prendendo elementi primigeni della mitologia dei personaggi e storie caratteristiche per mettere insieme un racconto a misura di bambino, fatto di sketch, piccoli ritratti e soprattutto valori quotidiani eppure preziosi.
Il film di Martino – realizzato mescolando stereoscopia, computer grafica e animazione tradizionale, con tocchi di matita sulle figure tridimensionali – cerca di restare fedele allo spirito più lieve e sorridente di Schulz e dei suoi personaggi racconta la piccola odissea di un indomito, di un ragazzo gentile e ostinato che, mescolando determinazione e timidezza, amore per gli altri e rispetto per se stesso, prova a ottenere ciò che vuole, nonostante tutto e tutti paiono essergli contro. Un racconto in qualche modo morale senza moralismo, senza le sottolineature e il bisogno educativo di molto cinema animato, ma quasi un atto d’amore al contempo tenero e ironico verso quell’umanità in potenza che sono i bambini (geniale la connotazione dei grandi, che parlano come tromboni e non si vedono mai).
Certo, Snoopy & Friends resta sulla superficie dell’universo Peanuts – tanto profondo da scomodare saggi di illustri letterati tra cui Umberto Eco – e i tocchi per renderlo attuale e appetibile ai piccoli contemporanei (le mirabolanti avventure 3d di Snoopy, le canzoni di latin-pop) possono far storcere il naso, ma il film di Martino è un antidoto dolce, divertente e sincero contro i racconti raffazzonati e l’animazione isterica di molti prodotti, televisivi e cinematografici, per bambini, capace di comunicare ed emozionare.
Un prodotto molto atteso dai fan e che si trova a dover dimostrare la propria attualità in un contesto molto diverso da quello in cui i Peanuts hanno prosperato: ci riesce soprattutto perché capace di risvegliare l’affetto di chi i Peanuts li ha sempre amati e stuzzicare quello di chi non li conosceva, di unire i bambini e i genitori. Con una grazia non semplice da ritrovare.