Ieri sera, giovedì 19 marzo 2015, è andata in onda una nuova puntata di Servizio Pubblico, il talk show politico condotto da Michele Santoro su La7. Ecco di che cosa si è discusso in studio e quali sono stati gli ospiti della trasmissione: il programma viene quasi del tutto dedicato alla vicenda Lupi, ed è proprio su questo che si basa l’anteprima di Santoro, che dice che quanto venuto a galla rappresenta un vero e proprio schiaffo a tutti i giovani neolaureati che lottano per trovare lavoro, senza avere alcuna parentela importante. Bertazzoni si reca in aeroporto per incontrare proprio Lupi, il quale ripete nuovamente che non ha mai fatto pressioni con Perotti per poter far assumere suo figlio. In studio però ci si chiede se suo figlio Luca lavori davvero, come detto da suo padre, presso la Skidmore Owings. In America nessuno pare sapere nulla di costui, ma si scopre poi che dopo uno stage durato sei mesi, il giovane Lupi avrebbe ricevuto gli incartamenti per l’assunzione. Formigoni difende Lupi, dicendo che in due anni i magistrati non hanno neanche ipotizzato un suo reato, e proprio per questo le dimissioni da lui annunciate non erano affatto dovute. Lui, dice, ha portato avanti lo sblocca Italia, ma restando al suo posto avrebbe fatto la parte di chi pone un freno a tutto. Viene ricostruita la telefonata tra Lupi e Incalza, in seguito alla quale ne sono partite molte altre, così da trovare un posto di lavoro al giovane Luca. Incalza infatti chiama Perotti, che a sua volta si rivolge a suo cognato Giorgio, che di professione fa l’architetto in uno studio genovese, e forse potrebbe trovar posto per un neolaureato in ingegneria. Fusi in studio se la prende col sistema, e non con chi prova a regalare orologi in giro per ottenere favori. Il sistema, com’è oggi concepito da molti, consente un po’ a tutti di decidere chi debba ricevere un appalto, e sottolinea come neanche al tempo di Di Pietro ministro c’erano differenze. L’ex pm però precisa che quando era in corso il processo di Mani Pulite, era attivo il reato di concussione per induzione, che forse avrebbe reso Fusi vittima e non condannato. Tutto ciò però è stato cancellato dal governo di Berlusconi e Renzi si è guardato bene dal reintrodurlo. Parte il momento dedicato all’editoriale di Marco Travaglio, che definisce questo delitto, se così lo si può chiamare, decisamente imperfetto. Tutto è nelle intercettazioni, senza neanche un po’ di furbizia nel tentare di nascondersi. Tutto avviene alla luce del sole, con questa ampia banda, o banda larga, come la definisce lui con un gioco di parole, che lavora alla perfezione, ed è forse l’unica in Italia a funzionare tanto bene. Nelle opere pubbliche tutto fluisce al meglio, soprattutto perché le persone che vi sono implicate si conoscono benissimo, e da anni ormai, dati i tanti affari mandati in porto. Si rivolge poi direttamente a Lupi, dicendo che ha avuto due anni per capire qualcosa del mondo delle infrastrutture, ma ad oggi è stato tutto inutile. Il suo modo di aggirare la legge è stato rozzo e facilmente scopribile. Qualcuno dice che somigli alla figlia di Fantozzi, per Travaglio è proprio lui il ragioniere. Secondo Cantone, presidente dell’autorità nazionale anticorruzione, di persone come Incalza l’Italia è piena, e auspica una legge sugli appalti fatta bene. Viene ricostruita l’intercettazione di Burchi, presidente di Italferr, il quale ha definito una marchetta l’assunzione di Lupi. Per Fusi l’Italia è vittima di un sistema ben preciso e che in molti conoscono. Si può decidere di farne parte o meno, ma se si sceglie di restarne fuori, di certo lavoro non se ne trova.
Di Pietro gli chiede perché parli ora e non l’abbia fatto avanti al pm, ma Fusi contrattacca, dicendo d’averlo raccontato anche a Di Pietro, il quale non ha mai fatto nulla. Di Pietro cade dalle nuvole. Sul maxi schermo viene proiettata una scena di 1992, serie tv di produzione Sky. La scena in particolare è quella dell’arresto di Mario Chiesa, e in studio c’è l’attore che ha interpretato Di Pietro, Antonio Gerardi. L’ex pm dice che ormai le cose sono cambiate. Un tempo servivano le buste da inserire nelle giacche, mentre oggi i soldi sono diventati puliti, riciclati abilmente attraverso le opere pubbliche, e questo consente addirittura di pagarci le tasse. Tutto è fatto alla luce del sole, perché il sistema è tanto vasto da accorpare l’Italia intera. Dragoni spiega il metodo Incalza, il quale imponeva alle ditte vincitrici un direttore dei lavori, ed era quasi sempre Perotti. In cambio le ditte ottenevano il superamento di alcune grane burocratiche. In studio Lillo de Il Fatto Quotidiano. Di questo sistema aveva già parlato un anno fa, e ora dice che Incalza si trovava lì per un motivo ben preciso, ovvero garantire il funzionamento del sistema alle coop, ben legate a CI e PD. Formigoni intanto dice che Ncd sta lavorando a una strategia per rientrare in questo governo. Si può garantire un appoggio a Renzi, ma a patto che lui accetti dei compromessi. Questo governo ha attualmente cinque sottosegretari a processo, dice Formigoni, e parla in particolare di De Luca, candidato alle regionali in Campania. Testa dice che Renzi è tutt’altro che saldo, e nel suo partito si parla spesso di farlo cadere. Infine Travaglio legge un’intercettazione di Lupi, che dice d’aver deviato i fondi per l’alluvione di Genova in un’opera pubblica, così da riciclarli. Vauro chiude la puntata con una vignetta su Lupi bastonatore.
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