La puntata di Servizio Pubblico trasmessa ieri, giovedì 7 maggio 2015, inizia parlando di Zagaria e Ruotolo, delle minacce subite dal giornalista, che spiega a Santoro cosa sia successo, così da riassumere il tutto ai telespettatori. Le indagini hanno portato dalla metanizzazione a Michele Zagaria, per poi ricevere una telefonata dal prefetto, che ha chiesto un incontro. Ha così spiegato delle minacce. Ruotolo racconta anche di episodi personali, citando il cosiddetto paese normale di D’Alema, dicendo che al tempo sua cugina Silvia fu uccisa perché nel posto sbagliato, terminando tra i colpi di una sparatoria tra clan. Parte la copertina, che mostra la protesta contro l’Expo, per poi andare a Bologna dove ci sono state manifestazioni contro Renzi. Bonolis è in studio e commenta l’Expo, che è un’occasione a suo dire per l’Italia. Dice che per certe cose serve ottimismo e non il solito scetticismo.
Lui ad esempio non ha lucrato, conducendo la serata d’apertura gratis. Parla Riondino, direttore del Primo Maggio di Taranto. Quella città, dice, è un non luogo, dove i sindacati giocano al gatto col topo con l’Ilva e Renzi neanche risponde alle sue lettere. Si torna poi a parlare di Milano, con Pisapia che se la prende con i black bloc perché hanno impedito ad altri di manifestare il proprio dissenso pacificamente. Ora però in molti saranno identificati dice, grazie allo stuolo di telecamere cittadine. Vespa se la prende con la sinistra che, dopo tante lotte a parole, una volta al potere diventa automaticamente moderata, come nel caso D’Alema. Santoro ricorda invece Saviano, che al tempo sottolineò come la lotta alle mafie non rappresenta una priorità per l’attuale premier. Si torna con le immagini ai black bloc, con Bonolis che sottolinea come mostrare ancora questo aspetto della protesta, danneggia ulteriormente chi ha provato a dissentire pacificamente. Pisapia nega categoricamente che nei cantieri dell’Expo ci sia stato un morto, ma Santoro lo contraddice e gli spiega che c’è stato eccome. Riondino si stupisce dei pochi arresti tra i black bloc, solo 5, e poi se la prende con la polizia, che a Bologna ha caricato contro i centri sociali. Pisapia però sottolinea come a Milano sia comunque possibile protestare, al di là dei disastri causati, come dimostra la protesta contro la riforma scolastica. Si passa a parlare di De Luca. Pisapia è molto critico nei confronti di questa candidatura, dati i guai legali dell’uomo. De Luca però dice di non ricevere voti dalla camorra e di non star ereditando il ruolo che fu di Cosentino. Tocca poi a Travaglio e al suo editoriale, che si concentra sui media che avallano ogni scelta di Renzi. Il premier se l’è presa ultimamente con i talk show che dicono che va tutto male, mentre in realtà è il contrario. Per lui sono loro il vero problema del Paese in questo momento. Il giornalista inizia a sciorinare degli esempi di come invece i media sia tutti dalla sua parte.
Repubblica nel 2013 esaltava la Leopolda e addirittura propose un sondaggio tra le donne sui flirt politici, con Renzi che batteva tutti. Il Foglio lo paragonò a Cromwell, Panorama gli dava del fichissimo, per Il Giornale invece era rock. Si passa poi a citare alcuni talk show, come a Rai 1, lo scorso Natale, quando Vespa e la Clerici gli fecero fare delle domande da dei bambini, mettendolo in seria difficoltà, scherza il giornalista de Il Fatto. Dopo quesiti inutili come spiegazioni sul concetto di riunioni di gabinetto, ecco un estratto di un pezzo de Il Sole 24 Ore, che è un’esaltazione continua del governo Renzi. Fedez torna in video, dopo aver mostrato quello in cui criticava la gestione di Expo, ed eccolo spiegare come sia stato attaccato per quella sua critica pacata, facendo anche i nomi, da Porro a Mughini, da Facci a Cesaretti. La sua idea, dice, era accendere un dibattito, senza incitare nessuno alla violenza. Vespa prova a difendersi, dicendo che quest’oggi ha scritto su Panorama di come Renzi sia il premier più potente della storia italiana, e che l’Italicum gli consentirebbe anche di sciogliere le Camere. Crede però che il cammino del Premier sia positivo, ma forse certe cose andrebbero fatte con meno decisione.
Questa riforma del lavoro, dice, mette l’Italia sullo stesso binario dell’Europa. Freccero dice che l’Expo è per Renzi ciò che fu l’Aquila per Berlusconi, materiale elettorale. Bonolis però fa il perbenista e se la prende, perché tirare in ballo l’Aquila vuol dire parlare di morti. Si passa a parlare di Cpl Concordia, l’azienda indagata per la metanizzazione. A seguire i lavori fu Giulio Lancia, che pare si fosse rivolto ad Antonio Piccolo per assegnare gli appalti. Ora Lancia è indagato per associazione mafiosa, ed è lui ad aver parlato con i magistrati, una volta incastrato. Il tutto sarebbe avvenuto dopo un accordo tra l’azienda e i Casalesi. Iovine dice che Piccolo sarebbe da identificare come l’uomo di fiducia di Zagaria. Piccolo nega tutto, dicendo che con quei legami presunti avrebbe ricevuto molti più appalti. Intervista poi a Enrico Natale, candidato con De Luca e consigliere di Casal di Principe. Suo padre è finito in carcere per associazione mafiosa per ben due volte. Per lui De Luca è un uomo del fare, ecco perché lo ha scelto. Ultimo duello tra Freccero e Bonolis sul concetto di maggioranza da criticare a prescindere e il programma si chiude con le vignette satiriche del solito irriverente Vauro.