Alberto Angela ci ha guidati in un insolito viaggio attraverso la conquista dei colori. Secondo una linea di esposizione ormai consolidata, che seguendo un ordine temporale, spazia poi su argomenti vari stabilendo connessioni logiche con il tema principale. Un grande ipertesto che soddisfa le curiosità dei telespettatori, che aspettano sempre numerosi le puntate di Ulisse – Il piacere della scoperta. Hanno accompagnato il conduttore una serie di personaggi femminili sempre più colorati: dalla donna preistorica che poteva disporre di ocra, bianco e nero, alla donna Egizia già cromaticamente ricca, via, via fino ai giorni nostri.
Gli uomini del paleolitico usarono i tre colori che avevano a disposizione per dipingere il proprio corpo, forse per comunicare l’appartenenza ad un gruppo. Olio, saliva, urina erano i leganti per rendere spalmabili le polveri di carbone, di gesso, di terra, che dopo il corpo cominciarono a usare sulle pareti delle grotte: testimonianze di arte rupestre sono state trovate in grotte di tutti i continenti; 300 solo in Europa le più famose quelle di Altamira in Spagna e di Lascaux in Francia. Generazione dopo generazione la conquista dei colori ha cambiato la vita degli uomini. Gli Egizi li amavano e ne avevano a disposizione almeno sei tra i quali il blu, il primo colore sintetico della storia, prodotto fin da terzo millennio a.c. Scoperto da mercanti che trasportavano rame e sale di natron per le mummificazioni, elementi che reagendo con la sabbia diedero vita a questo colore: lo usavano per dipingere vasi, gioielli e pareti delle tombe. Il blu egizio si diffuse, nell’antichità, ma a un certo punto nessuno fu più capace di produrlo, l’unica ricetta che ci è pervenuta infatti dà come risultato un blu verdognolo, lontano dalla brillantezza originale.
In Libano i Fenici inventarono il rosso porpora 5000 anni fa, ricavato dalla conchiglie del murice frantumate e unite alla cenere che rafforza il colore e non lo fa sbiadire. Il pigmento è biancastro ma l’esposizione del tessuto al sole innesca una trasformazione chimica che porta dopo l’asciugatura al porpora. Il risultato di un lavoro prezioso, lungo e che richiedeva tanta materia prima. Ecco perché divenne il colore dei potenti. Invece in Cina era il giallo il simbolo del potere, ottenuto dalla ginestra, mentre dal melograno si ricavavano i pigmenti per l’ arancione. La tavolozza degli antichi Romani era già ricca e varia: ed essi oltre ad affrescare le pareti delle case, e impreziosirle con mosaici colorati, amavano anche dipingere le statue, i bassorilievi degli edifici; le tecniche moderne permettono di rilevare le tracce dei pigmenti originali, dandoci la possibilità di ricostruire le tonalità brillanti e variegate, di opere che il tempo ci ha consegnato sbiadite.
La possibiltà di distinguere i colori, che ad esempio differenziano le bacche velenose da quelle commestibili, fu abilità importante per la specie umana. Tale capacità comparve probabilmente 250000 anni fa con la produzione della rodopsina, una molecola fotosensibile; ma l’uomo dovette anche imparare a riconoscere i colori al buio, grazie a quello che si chiama costanza cromatica. Non tutte le specie vedono i colori allo stesso modo: i cani percepiscono frequenze più basse, tendenti maggiormente al blu e al verde, i topi vedono in bianco e nero, per i gatti è difficile distinguere i dettagli colorati. E un mito da sfatare: anche i tori vedono in bianco e nero e non reagiscono al rosso in quanto tale, ma piuttosto allo sventolio, per loro estremamente, irritante della cappa. Insetti, uccelli e pesci hanno la capacità di percepire i colori ultravioletti, che compaiono sulle loro piume e livree. Il Medioevo e il Rinascimento segnarono il trionfo dei colori, splendidi quelli delle vetrate delle basiliche. Preziosi quelli dei dipinti: venivano prodotti con lapislazzuli, oro, e costituivano una spesa rilevante nel valore di un’opera; si entra nel Museo degli Argenti di Firenze dove sono conservati costosissimi vasi colorati: un prezioso fiasco commissionato da Francesco I, di un blu inteso lapislazzuli, un vaso di diaspro rosso di Lorenzo de’ Medici dal valore di 600 fiorini, un terzo in sardonica orientale che costò all’epoca mille fiorini, l’equivalente di un palazzo.
Come al solito ogni tema è un pretesto per far conoscere le splendide opere del nostro patrimonio. Questa volta è il turno di villa Farnesina a Roma, magnifico edificio dipinto da Raffaello e dai suoi allievi: le telecamere indugiano su ogni particolare degli affreschi realizzati nelle parti alte, per preservarli dai danni delle alluvioni; i più famosi quelli della loggia di Amore e Psiche. E ancora servizi che hanno sempre come tema conduttore il colore, ma che spaziano nei campi più disparati: dalle informazioni scientifiche su come l’occhio umano percepisce i colori, alle tecniche di restauro dei colori dei dipinti antichi. Dalle giubbe rosse delle truppe di sua maestà colorate con l’inchiostro estratto da una cocciniglia, fino alla produzione su vasta scala, nell’India coloniale, dell’indaco. E poi le bandiere simbolo colorato ed aggregante; la colorazione delle banconote, dei cibi e, interessantissima la produzione delle plastiche colorate. In un mondo, il nostro, dove ormai le tonalità non si contano, superano 250 mila e non avremmo a disposizione sufficienti parole per definirle. Così è stato necessario introdurre metodi di classificazione dei colori, che sono almeno otto. Ma il primo e più usato è il metodo Pantone, che usando gli spettrometri e individuandone con precisione saturazione e luminosità, assegna un numero a ogni sfumatura.
Replica Ulisse – Il piacere della scoperta, puntata 6 giugno 2015: come vederla in video streaming – E’ possibile vedere la puntata di Ulisse – Il piacere della scoperta andata in onda ieri, sabato 6 giugno 2015, grazie al servizio di video streaming disponibile su Mediaset, cliccando qui.