Franca Leosini ha entusiasmato e appassionato ancora una volta tutto il pubblico di Rai 3 con le sue Storie Maledette, il programma che racconta i principali fatti di cronaca ascoltando il punto di vista dei carnefici. Il delitto ha appassionato gli utenti dei social network che si sono lasciati andare a commenti e ricostruzioni, portando alla ribalta elementi di un caso che ha già avuto la sua sentenza. Sulla fan page del programma Katia ha scritto: “Queste storie hanno poco di maledetto. Lasciano molto amaro in bocca perché si ha il dubbio che a scontare 30 anni ci sia una persona innocente”. A credere nell’innocenza di Celeste sono soprattutto le donne che hanno avuto un passato con uomini violenti e sulla frase detta dalla donna, relativa al senso di libertà che percepisce in carcere, Sabrina ha scritto: “Sentirsi libera oggi con 30 anni di carcere, cosa può aver passato? Se l’autorità competenti avessero approfondito le denunce per le violenze da lei subite…”. Quello di Celeste Saieva è un caso che ha portato il web a discutere sui casi di violenza sulle donne e sulla difficoltà di chiedere aiuto per poter ritrovare la serenità.
Franca Leosini è tornata con le sue “Storie Maledette” in prima tv su Rai 3 per raccontare la storia del delitto di Michele Cangialosi, narrato stavolta dalla protagonista dei fatti, la donna accusata di essere la responsabile dell’omicidio: Celeste Saieva. La Saieva, oggi condannata a trent’anni, avrebbe agito in complicità con l’amante Nicola Piazza quando, giovanissima, decise di uccidere suo marito, occultare il corpo e simularne la scomparsa. Franca Leosini ha ricostruito i fatti attraverso il filo logico della protagonista del delitto, che ha potuto raccontare la sua versione dei fatti cercando un riscatto almeno nel parere del pubblico. Quello di Michele Cangialese è ad oggi uno dei delitti più crudeli della cronaca italiana poiché ha coinvolto un gruppo di quattro ragazzi molto giovani fra i quali, oltre alla coppia di amanti, Giuseppe Bono e Paolo Naro, complici, questi ultimi due, per motivi ancora apparentemente futili. La stessa Franca Leosini li ha definiti nel corso della puntata “i ragazzi del muretto”, giovani incoscienti ai quali la giustizia ha negato ogni tipo di sconto, concessione ammessa invece ad altri condannati per delitti altrettanto torbidi. E poi le lacrime di Celeste per i figli e per quei genitori che, nonostante tutto, non l’hanno mai abbandonata. Un racconto di amore e frustrazione che ancora vede nell’unico movente la voglia di libertà di due amanti, ostacolati dal senso dell’onore. Quello di Celeste è un racconto di innocenza che convince a metà, una storia definita dalla stessa Leosini come “fuggita da un racconto di Camilleri”, figlia di una fragilità che nasconde una ferocia inaudita. Sul volto della protagonista, i segni del pesante fardello che, giorno dopo giorno, la consumano mentre sta scontando la sua pena nel carcere di Bollate. Franca Leosini porta in tv la verità non creduta, quella dei carnefici, in una società dove i processi sono spesso mediatici e la possibilità di raccontare la propria versione aiuta a riscattarsi, almeno agli occhi degli altri. (Fabiola Iuliano)