Risale al settembre del 2012 la telefonata con cui Joselito Santander De Guzman comunica ai Carabinieri la morte della coinquilina Miemban Resle Garcia. Ciò che si presenta agli occhi delle autorità, in quel palazzo di Ponte di Nona, nella periferia di Roma, è una scena raccapricciante. A partire dal momento in cui l’uomo, un filippino di 50 anni, apre la porta con la camicia sporca di sangue, per via di una ferita che richiederà in seguito 45 punti di sutura. La porta dietro cui si trova il corpo di Resle Garcia è chiusa a chiave, ma Joselito Santander De Guzman consegna subito la chiave. La donna si trova immersa in una pozza di sangue, dovuta alle numerose coltellate distribuite su tutto il corpo. L’autopsia rivelerà che la morte è sopraggiunta attorno alle 11 del mattino, tredici ore prima della telefonata di Santander. Secondo la sua versione, riporta La Repubblica, si è addormentato perchè stanco per aver cercato di ripulire il sangue presente nell’appartamento. Gli inquirenti puntano immediatamente i riflettori contro De Guzman, l’unico che in base ai fatti, poteva sembrare l’assassino. Questa sera, sabato 22 ottobre 2016, Un giorno in pretura si occuperà del caso, all’interno della puntata “Un tranquillo filippino”. Per l’accusa l’uomo è indubbiamente colpevole, dato che lui stesso durante gli interrogatorio ha ammesso di aver ucciso la coinquilina all’interno di una lite. Il motivo secondo gli inquirenti è da ricercare in una violenza sessuale finita male. La causa, dal punto di vista dell’imputato, sarebbe da ricercare tuttavia in un’aggressione da parte della donna, in seguito al suo rifiuto di ospitare una terza persona. La richiesta di Miemban Resle Garcia era dovuta infatti all’affitto troppo caro, motivo che ha portato poi i due verso un tragito litigio. Dalle parole ai coltelli, Joselilo Santander De Guzman avrebbe cercato di difendersi a sua volta con un’arma bianca dai tentativi della vittima di ferirlo.