– Bruno Vespa non è raro ad apparizioni televisive da Maurizio Costanzo. Il programma realizzato da uno dei giornalisti più amati dal pubblico Mediaset, torna con il Maurizio Costanzo Show ad ospitare un’architrave Rai del dibattito politico e di attualità che attraverso Porta a Porta dal 1996 offre un esempio di servizio pubblico sui fatti del momento. La recente intervista di Vespa al figlio di Totò Riina era stata stigmatizzata da Costanzo con parole dure: “Se dai voce a Giovanni Riina, il figlio di Totò Riina, lui non farà una semplice intervista, ma manderà messaggi camuffati da intervista e questo non è giusto“, aveva infatti dichiarato in merito alla rivista Chi. Ma il rispetto reciproco e il rigore che li accomuna come volti di punta dello scenario televisivo italiano, hanno spinto Maurizio Costanzo ad invitare Vespa nuovamente a dire la sua in trasmissione. In una precedente occasione, sempre al Maurizio Costanzo Show, si era parlato di rapporto tra padre e figli e Vespa era intervenuto accompagnato dal primogenito Federico, anch’esso giornalista radio-tv, avuto dal matrimonio con il magistrato Augusta Iannini. Questa volta, lasciandosi alle spalle i problemi personali e le diatribe in cui è spesso stato coinvolto, torna da Costanzo per fare il punto sugli argomenti clou dell’ultimo periodo. Dalle elezioni americane, con la vittoria inaspettata di Donald Trump, agli ultimi scandali e cambiamenti avvenuti in società che il giornalista aquilano racconta con mestiere nel suo ultimo libro pubblicato da Mondadori, “C’eravamo tanto amati”. Anche se il tema fondamentale dell’appuntamento sarà in realtà l’amore in età adulto: di che cosa si arriverà a parlare?
Bruno Vespa è il solo conduttore a vantare una telefonata a sorpresa di un papa, Giovanni Paolo II, in diretta tv nazionale e i suoi scoop accumulati in carriera gli hanno permesso di macinare record su record con ascolti in grado di premiarlo sia nelle puntate standard sia nei tanti speciali organizzati all’ultimo minuto per raccontare la cronaca e le grandi tragedie avvenute nel Paese. Il suo sforzo di passare dal registro serioso della politica a quello più scanzonato, senza perdere in aplomb e nella capacità di controllare le situazioni più aspre, hanno conferito alla sua trasmissione l’onere di salotto principe della televisione nonchè termometro naturale nell’evoluzione del panorama che viviamo. Il suo immenso lavoro di ricerca è evidente anche nella produzione letteraria che, ad oggi, conta oltre 50 tra saggi e raccolte di scritti con cui ha raggiunto i vertici delle classifiche. Ha vinto i premi Bancarella (2004), due volte il SaintVincent per la televisione (1979 e 2000) di cui uno alla carriera (2011) e l’Estense al giornalismo (2011). Dei suoi inizi ha dichiarato a La Repubblica: “Quando negli anni ’70 arrivai a Roma dall’Aquila per lavorare in Rai ero completamente spaesato. Dovetti chiedere informazioni ad un passante per sapere come arrivare a Viale Mazzini da Via Teulada“. Si definisce “l’unico moderato che riesce a stare sulla piazza dopo tanto tempo” (Corriere della Sera, 2005). La sua autoironia è sicuramente il punto di forza su cui si regge la sua fortuna mediatica: “La trasmissione che mi ospita, come minimo, non perde ascolto” (Corriere della Sera, 2005). Ed è un paradigma innegabile che il confronto con Costanzo sottolineerà ancora una volta, mostrando il suo spessore di giornalista di razza.