Oggi al Festival di Berlino 2016 tutti gli occhi, o quasi, sono per “Genius“, il film diretto da Michael Grandage interpretato da Colin Firth e Jude Law che ha come tema principale il rapporto fra Max Perkins (Firth), editore tra gli altri di Francis Scott Fitzgerald ed Ernest Hemingway, e lo scrittore Thomas Wolfe. Come riporta l’Ansa, lavorare in questo film è stata un’occasione stimolante per gli interpreti principali; Firth ad esempio ha raccontato:”Ho letto tutto quello che non avevo letto di Hemingway e ho riscoperto Scott Fitzgerald, che da ragazzo avevo trascurato. Perkins e Wolfe sono due punti di partenza ideali per riscoprire questa meravigliosa letteratura“. L’attore britannico ha poi ammesso di avere letto per la prima volta le oper di Wolfe, lo scrittore interpretato da Jude Law che alla Berlinale ha dichiarato:”Abbiamo provato all’infinito, per ottenere quella velocità e quel ritmo. Thomas Wolfe cercava di trasmettere le verità con le sue parole. Aveva grande talento. Mi ha molto affascinato“
Tra i film presentati al Festival di Berlino 2016 vi è anche “Maggie’s Plan“, una commedia diretta da Rebecca Miller, che vede la presenza nel cast di un’attrice strepitosa come Julianne Moore. L’interprete, intervistata sul red carpet della Berlinale, ha spiegato ai cronisti il suo parere sulla pellicola e in particolare sul suo personaggio; ecco le sue parole riportate da “sentieriselvaggi.it”:”È un film sul matrimonio e io che sono sposata da vent’anni so bene che ci sono alti e bassi, ma in ogni caso vale la pena andare avanti. Il mio personaggio si trova in una situazione di crisi quando il marito la lascia per una ragazza più giovane, ma riesce a guardare oltre la superficie di ciò che sta accadendo, mettendo al primo posto l’amore per il marito e per i suoi figli“. Rebecca Miller, figlia del celebre drammaturgo Arthur, porta dunque in scena un triangolo amoroso che vede Julianne Moore competere con la giovane ma bravissima Greta Gerwig per l’amore di Ethan Hawke. Ma com’è stato per l’attrice di “Still Alice” recitare accanto ad un caro amico come Hawke? “Conosco Ethan da anni, i nostri figli andavano anche a scuola insieme, ma non avevamo mai recitato nello stesso film e devo confessare che è stata un’esperienza molto sexy. Lui non è solo un grandissimo attore, ma anche un essere umano straordinario. Come i protagonisti ci adoriamo e abbiamo una grande intesa intellettuale, quindi lavorare insieme è stato molto divertente“
A difendere il tricolore al Festival di Berlino 2016 con il film-documentario “Fuocoammare” c’è il grande Gianfranco Rosi, che ai microfoni de “Il profumo della Dolce Vita“, ha svelato com’è nata l’idea di questa pellicola politicamente impegnata sulla strage dei migranti, spiegando anche i motivi che l’hanno portato a decidere di trasferirsi per un anno a Lampedusa:”Inizialmente mi era stato chiesto, da parte dell’Istituto Luce, di girare un cortometraggio di dieci minuti. Ma, recatomi sul posto, mi sono subio reso conto che la materia esigeva un’opera di respiro più lungo. Il film è esplicitamente politico, il resoconto di una tragedia che per me non si ripeteva dai tempi dell’Olocausto“. Ma cosa si propone Gianfranco Rosi con questo film? “Spero che le immagini possano servire a scuotere le coscienze e soprattutto a far muovere l’Europa che, come è sotto gli occhi di tutti, non sta affrontando adeguatamente il problema. Ho citato poco fa la Shoah con la differenza che, a differenza di quell’evento, le cui immagini ci sono arrivate molto dopo i fatti, questa volta esse sono diventate il nostro pane quotidiano. Purtroppo“.
Spazio al cinema con il Festival di Berlino 2016, arrivato alla 66esima fortunata edizione e che promette la partecipazione di opere d’arte cinematografiche che usciranno prossimamente nelle sale, anche italiane. In apertura del concorso, è stato proiettato in anteprima il film dei fratelli Coen “Ave Cesare”, in uscita per i primi di marzo. Un solo italiano fra i concorrenti, Gianfranco Rosi, che ha proposto il film-documentario “Fuocoammare” che fa luce sulla tematica dei migrandi e che ha già conquistato le prime critiche positive. Apprezzato anche “Boris senza Beatrice”, il film diretto dal regista canadese Denis Cote, e “Genius” di Michael Grandage e con Denis Lavanti fra gli attori del cast. Tra i titoli locali invece, il Festival di Berlino 2016 può vantare la presenza di “Jeder (Alone in Berlin)” di Vincent Perez. Nel film recitano Emma Thompson e Brendan Gleeson, muovendosi sulle scene realizzate fra Francia, Regno Unito e Germania. Ha riscosso diverso successo anche “Cartas da guerra”, il film documentario del portoghese Ivo Ferreira che mette al centro i racconti di guerra.
Nella stessa area tematica al Festival di Berlino 2016 si aggira anche “Death in Sarajevo” di Danis Tanovic e girato fra la Bosnia e la Francia. Il regista ha riscosso molti applausi dal pubblico e si annovera fra i papabili vincitori, grazie anche alla padronanza della regia maturata nel precedente “An Episode in the Life an Iron Picker” con cui Tanovic venne premiamo nel 2013. Anche l’Oriente è ovviamente presente al Festival di Berlino 2016, con film interessanti come “24 Weeks” di Anne Zohra Berrached, basato sulla difficoltà di un genitore nel gestire un tema importante della vita come la sindrome di down. La narrazione forte ed il tema trattato hanno già suscitato i primi contrasti fra i presenti sull’impressione che ha dato il film nel suo complesso. Attuale anche “Soy Nero” di Pitts che ci parla del sogno americano di “Nero”, un cittadino messicano che vorrebbe essere americano. Il regista iraniano Mani Haghighi è presente invece al Festival di Berlino 2016 con “A Dragon Arrives”, basato sulle vicende che dal 1965 ha condotto il Paese verso l’omicidio del Primo Ministro.