Poteva essere evitato? E’ questo che ancora oggi l’Italia, a distanza di 11 anni, si chiede sui delitti di Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano, rispettivamente madre e figlia. Sono legate tramite uno dei loro due assassini ad un altro evento che aveva sconvolto il Paese 30 anni prima, ovvero il massacro del Circeo. E’ di Angelo Izzo la mano che si cala sulle due donne, quel 18 aprile del 2005, grazie anche alla complicità del giovane Luca Palaia. O meglio, si dovrebbe parla di una donna sola, dato che Valentina Maiorano aveva solo 14 anni. Entrambe sono state soffocate e poi sepolte nel giardino, ma l’occultamento dei loro corpi non durò per molto, grazie all’arresto di Palaia avvenuto due giorni dopo. Era appena tornato dalla Puglia, dove al fianco di Guido Palladino, aveva prelevato delle armi su ordinedi Izzo. Se ne parlerà a partire dalla 00:20 di oggi, sabato 4 giugno 2016, su Un giorno in pretura, con l’approfondimento dei due casi. Il massacro del Circeo è un evento di portata tragica di cui ancora oggi si hanno ripercussioni non solo all’interno delle famiglie di Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, ma anche nella coscienza di milioni di italiani. Per questo infatti la concessione della semilibertà di Angelo Izzo, avvenuta nel 2005, aveva scosso l’opinione pubblica. Come riporta Primo Numero, Izzo era riuscito a convincere gli psicologi di essersi ravveduto per gli atti compiuti al Circeo e di essere profondamente cambiato. E questo nonostante avesse alle spalle già due tentativi di evasioni, di cui uno, quello del ’93, andato a buon fine, anche se per meno di un mese. “Ben dotato intellettualmente che punta a un rinnovamento di se stesso“: è questo quello che hanno scritto gli specialisti nella loro relazione. Eppure si andò molto oltre. Dopo essere stato allontanato dal Molise, Angelo Izzo conosce in carcere il malavitoso Giovanni Maiorano, condividendone la cella. E’ in quell’occasione che Maiorano gli presenta ingenualmente la moglie Maria Carmela Linciano e la figlia Valentina. Izzo però non confessa subito e dice di non ricordare molto dei due omicidi. Inizia a parlare invece qualche giorno più tardi, affermando, riporta il Corriere della Sera, di aver ucciso per sottrarre a Maria Carmela Linciano la somma di 40mila euro ricavati dalla vendita di un campo agricolo, ereditato alla morte dei genitori adottivi. Come si spiega allora il delitto della figlia? “Non è stato un raptus, non volevo violentare sua figlia, Valentina Maiorano“, spiegò all’epoca Izzo al suo difensore, “la ragazza è morta solo perché quel giorno si trovava lì, aveva accompagnato sua madre, era diventata perciò testimone, altrimenti non le avrei torto un capello“.