Esce oggi al cinema ‘Blair Witch’ e viene considerato il ”terzo capitolo” della saga lanciata con il piccolo film che divenne un vero e proprio caso diretto da Daniel Myrick ed Eduardo Sanchez. Il film del 1999 arrivava in un periodo storico piuttosto particolare con la fobia di molti per l’arrivo del nuovo millenio in cui molti pensavano addirittura che potesse finire il mondo. Al cinema uscivano film come ”Salvate il Soldato Ryan” e ”Indipendence Day”. L’horror era diventato ormai un sottogenere tenuto a galla solo dai teen-movie che provavano a ispirasi, con scarso successo, a quel capolavoro firmato Wes Craven di ”Scream”. ”The Blair Witch Project” ha cambiato per sempre la storia del cinema horror e non solo. In prima cosa ha rilanciato un genere che era stato solo abbozzato in precedenza e cioè quello del Found Footage. Ci aveva già provato molti anni prima a lanciare questa idea Ruggero Deodato con il datato ”Cannibal Holocaust”. Il film dei due giovani invece rappresentava un nuovo modo di vedere il cinema in una società che piano piano si faceva invadere casa da quell’invenzione anche se datata ora alla portata di tutti, cioè internet. La voglia di ”spiare” diveniva accessibile in un film che fin dalla campagna di promozione era stato considerato vietatissimo e soprattutto vero. Da quel momento poi il cinema battè il ferro finchè era caldo, ma purtroppo anche quando questo si era freddato arrivando alla produzione di film di anche buona qualità, come la saga di ”Rec” con i primi due capitoli diretti dallo spagnolo Balaguerò, ma anche solo con l’obiettivo di fare soldi con esempi come ‘‘Esp – Fenomeni paranormali”, la saga di ‘‘Paranormal Activity” e tutto un fenomeno che si è basato sul mondo dell’esorcismo. Sarà comunque diverso l’impatto ai giorni d’oggi quando chiunque in tasca ha un cellulare che può scattare foto, fare filmati e portarci all’interno di internet rispetto a quando alla fine dello scorso secolo al massimo il nostro telefonino poteva comporre suonerie polifoniche.
Quando si vuole pensare a un film “indie” che sia riuscito a riscuotere un grande successo di pubblico, il pensiero non può non volare senz’altro a The Blair Witch Project del 1999. Nato quasi dal nulla e vero artefice della rinascita del sottogenere horror “found footage”, The Blair Witch Project raccontava le inquietanti disavventure di un trio di ragazzi (interpretati da attori esordienti) a caccia di risposte riguardo la leggenda della misteriosa Strega di Blair, nelle foreste che circondavano la fittizia cittadina di Burkittsville. Dopo un seguito del 2000 bocciato da pubblico e critica, il cineasta Adam Wingard (celebre per la saga horror V/H/S e per The Guest) ha scelto di riportare in vita il marchio con Blair Witch, un seguito diretto della prima pellicola che dunque ignora completamente i fatti del vecchio Blair Witch 2. A differenza dell’originale Blair Witch Project, qui in Blair Witch Wingard ha preferito avvalersi della collaborazione di attori non di primissimo piano ma comunque già esperti: James Allen McCune è già comparso in The Walking Dead e Shameless; Callie Hernandez nella serie tv Dal Tramonto all’Alba, nel musical La La Land e scelta anche per l’imminente Alien: Covenant; Valorie Curry è arrivata al successo grazie a ruoli ricorrenti in Veronica Mars, Twilight Breaking Dawn e The Following. Una scelta quindi in parziale controtendenza con quella degli autori del primo BWP.
Il film ha inizio in maniera nettamente meno “leggera” rispetto al suo ormai leggendario predecessore. James Donahue (James Allen McCune) si imbatte in uno strano video horror diffuso tramite YouTube, e da alcuni particolari intuisce come quello stesso video possa essere il documentario girato circa 20 anni prima nelle Black Hills in Maryland dalla sorella Heather (la protagonista del primo Blair Witch Project). Spinto dal desiderio di capire cosa le sia successo, e da una flebile speranza di trovare la stessa Heather ancora viva, James riunisce alcuni suoi amici Lisa (Callie Hernandez), Peter (Brandon Scott) e Ashley (Corbin Reid) per andare ad esplorare proprio le Black Hills a caccia di risposte. Ad aiutarli, Lane (Wes Robinson) e Talia (Valorie Curry), abitanti del luogo che si offrono di fare da guide al quartetto “capitanato” da James. Organizzati ed equipaggiati a dovere, sfidano così i boschi che anni prima avevano inghiottito Heather e i suoi amici Josh e Michael, cercando di capire se si nasconda davvero qualcosa di reale dietro la temuta leggenda della Strega di Blair.
L’idea di un sequel più fedele alla formula del primo Blair Witch Project era in cantiere già da qualche anno sia nella mente del regista Adam Wingard sia in quella dello sceneggiatore Simon Barrett. L’accordo con la Lionsgate si è rivelato relativamente facile, ma l’idea iniziale di limitare il gruppo ancora una volta a 3-4 elementi è stata scartata, in favore di un gruppo potenzialmente più ampio e dalle dinamiche più complesse composto da 4 “stranieri” e 2 abitanti del posto, idea poi effettivamente realizzata. Il primo The Blair Witch Project puntava molto sulla commistione di inquadrature buie e particolari effetti sonori, un mix ben realizzato che anche con un limitatissimo budget aveva consentito un buon risultato finale. Blair Witch si inserirà su quello stesso solco, anche se il pubblico stavolta potrà percepire qualcosa in più delle fioche luci e dei rumori sinistri che caratterizzavano BWP. Interessante, soprattutto per gli appassionati del Found Footage Horror.