L’ISPETTORE COLIANDRO/ Il poliziotto “sfigato” di Lucarelli che ha conquistato la tv

- Gianni Foresti

Domani andrà in onda su Rai Due la seconda puntata della sesta serie de L’Ispettore Coliandro, personaggio nato dalla penna di Carlo Lucarelli. Ce ne parla GIANNI FORESTI

Ispettore_Coliandro_Taglio_Web L'Ispettore Coliandro

Domani andrà in onda su Rai Due la seconda puntata della fiction L’Ispettore Coliandro. Partita nel 2006 siamo alla sesta edizione; fermata dal 2010 al 2016 per una scelta alquanto discutibile dei vertici Rai, ma ritornata l’anno scorso a furor di popolo. Eh sì, i fans hanno inondato di richieste di proseguimento della serie la stessa emittente pubblica, internet e Facebook con un gruppo dedicato.

Facciamo un po’ di storia.

Carlo Lucarelli scrisse nel 1991 un racconto con il nostro eroe per un’antologia che raccoglieva vari racconti gialli. All’editore piacque il personaggio fetente e ironico in divisa e propose a Lucarelli di scrivere dei romanzi. Nacquero ”Falange armata” e “Il giorno del lupo”. Nel 1994 arrivò nelle edicole il fumetto “Coliandro” sceneggiato da Lucarelli e disegnato da Onofrio Catacchio, con cinque racconti.

1 – Poliziotti e Puttane. Coliandro controlla il territorio con dei colleghi che infangano la divisa.
2 – Il Tunisino. Boss dello spaccio viene venduto da una prostituta che chiede in cambio all’ispettore di uccidere il malvivente.

3 – Mariangela. Qui Coliandro deve scortare una detenuta in treno a Milano.

4 – Nikita. Insieme a una bella ragazza stile eroina di Besson, il nostro cerca gli assassini di un povero punk.

5 – Autogrill. Un uomo viene ucciso nel parcheggio di una stazione di servizio. Una nuova banda vuol prendere il comando dello spaccio della droga.

Nel settembre 2016 è uscita in edicola una riedizione del 1994, ormai introvabile. Anche questa stampa è andata esaurita.

Nel 2006 Coliandro approdò in tv con la sceneggiatura di Lucarelli, la regia dei Manetti Bros e Giampaolo Morelli nei panni dello scalcagnato ispettore. I registi sono gli stessi autori di Song’è Napule (2014), commedia-giallo dove Morelli è nei panni di Lollo Love, famoso cantante neomelodico napoletano che si esibisce a matrimoni, cresime, battesimi, compleanni. Di fatto Morelli è l’attore feticcio dei fratelli Bros, al Festival di Venezia 2017 hanno presentato in concorso Ammore e malavita, un giallo musicale in napoletano che ha ottenuto buoni successi di critica e di pubblico con protagonista sempre Morelli.

Ma torniamo alla tv. Quest’anno le puntate saranno sei, la prima si è attestata all’8% di share con 1,9 milioni di telespettatori, buon risultato confrontando con i dati del 2016 (media del 5% e 1,2 milioni di teste), nonostante la programmazione in una giornata, il venerdì, non certo facile. Ma perché la figura del nostro Ispettore piace?

Parto dai romanzi gialli. La stragrande maggioranza dei poliziotti e detective hanno storie particolari alle spalle, vedi ad esempio Rocco Schiavone, Harry Hole, il commissario Soneri. Spesso umorali, incazzosi, ubriaconi, depressi. Coliandro ha l’aria di essere un duro detective degli hard boiled americani, cresciuto con i film dell’ispettore Callaghan e con le citazioni famose dei suoi film, in fondo è un antieroe che vuol essere Serpico, ma combina guai. Pasticcione, goffo, politicamente scorretto che prenderebbe a calci gli immigrati. Non riesce a trovare l’anima gemella e spesso è solo a cenare guardando i vecchi film polizieschi e mangiando pizza surgelata.

È considerato una macchietta dai colleghi che lo prendono in giro spesso, mentre i superiori non lo sopportano proprio. Vorrebbe essere come Maigret, ma non riuscendo professionalmente a emergere spesso dice: Che vita di merda! Fa il duro quando ha la pistola in mano o quando guida la sua auto da gagà come un pilota di Formula 1, è chiaramente sopra le righe, ma in maniera ironica e tutta la sua apparente sicumera è solo un paravento, in fondo è sì un poliziotto, ma prima di tutto un uomo con le sue paure e fragilità

Grande la sceneggiatura di Lucarelli, ma anche buona la regia dei Manetti Bros, anticonformisti e fuori dai ruoli dei registi classici, sicuramente si rispecchiano in Coliandro. La location di Bologna poi è perfetta, così come le varie interpretazioni a lato dell’ispettore, molte delle quali non interpretate da attori professionisti.

Dulcis in fundo, un sindacato di polizia ha eletto Coliandro come poliziotto dell’anno.





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