Le Iene Show tornano ad occuparsi di Fausto Brizzi: altre attrici accusano il regista romano. Le loro testimonianze sono state raccolte da Dino Giarruso: “Ci dispiace che sia finito in questo scandalo, ma non potevano ignorare la gravità dei racconti – ha spiegato nel servizio – Si chiama diritto di cronaca”. La posizione della Iena è chiara: o mente Fausto Brizzi o quelle ragazze che lo accusano di molestie sessuali. Per questo ha deciso di mandare in onda i racconti di altre cinque ragazze, con una provocazione: “Perché non ci querela per diffamazione? In questo modo la vicenda si sposterebbe dalla tv alle aule dei tribunali”. A proposito di giustizia e tribunali, ha interpellato il celebre avvocato Giulia Bongiorno, che consiglia a queste ragazze di denunciare: “Dobbiamo avere fiducia che i fatti vengano accertati, anche se è la sua parola contro l’altra persona. Anche questa ha valore”. Clicca qui per il servizio delle Iene.
CASO BRIZZI, AVV. BONGIORNO: “BASTA TV, ANDIAMO IN TRIBUNALE”
Spesso in questo caso di molestie sessuali si fa riferimento a giovani donne che si affacciano nel mondo dello spettacolo, quindi per l’avvocato Giulia Bongiorno “la loro possibilità di obiettare è molto più debole rispetto a quella di una star”. Il caso Brizzi le permette di chiarire che non esiste un solo tipo di violenza sessuale, ha diverse forme e quindi non si configura solo attraverso l’atto sessuale, per questo l’avvocato consiglia di denunciare. “Queste ragazze hanno trovato la forza di denunciare pubblicamente, e questo è importante: stiamo facendo emergere un tema. Ma ora serve una verifica”. In Italia c’è “una tagliola vergognosa”, quella relativa al tempo massimo per denunciare le molestie sessuali, ma Bongiorno avverte: “Ci sono condotte che possono essere denunciate anche mesi dopo. Le dichiarazioni della vittima sono effettivamente prova se sono racconti lineari e credibili. Se le narrazioni sono coincidenti, l’unione – se dietro non c’è un complotto – fa una prova straordinaria”. Infine, ricorda a quante non hanno le risorse economiche per condurre la loro battaglia in tribunale che esistono diverse associazioni che si occupano di questi casi gratuitamente: “Queste donne troveranno prima delle psicologhe che le aiuteranno, poi degli avvocati. Conservate messaggini e prove, andate da queste associazioni, non temete nulla. È giusto che chi sbaglia paghi. Basta con le vicende mediatiche, andiamo in tribunale!”.