L’INTERVISTA AL “CORRIERE DELLA SERA”
Martin Castrogiovanni, che stasera vedremo nei panni del giudice in Tu si que vales, ha voltato pagina, in tutti i senso. L’ex rugbista non ha certo rinnegato una carriera straordinaria e le imprese che oggi l’hanno reso, agli occhi degli appassionati, non solo uno dei migliori “piloni” degli ultimi anni in questo sport ma anche un pilone importante per far emergere il rubgy da sport di nicchia a movimento che anche in Italia sta prendendo sempre più piede: tuttavia, il 36enne campione originario di Paranà (Argentina) ha ammesso in una recente intervista concessa al Corriere della Sera che, dopo essersi ritirato, non ha più assistito a un match di rugby dal vivo. “Non c’è un motivo particolare” ha raccontato infatti Castrogiovanni al quotidiano milanese, sottolineando come non abbia chiuso la porta allo sport che gli ha dato fama e notorietà, consentendogli di diventare anche un personaggio televisivo, ma di non amare molto seguire le gare da spettatore. “Io sono fatto così, amavo vederle solo da dentro al campo” ha ammesso il diretto interessato, partendo da questo spunto per un lungo faccia a faccia con il suo intervistatore per svariare anche sull’aneddotica e sulle nuove sfide professionali che lo attenderanno a breve.
MARTIN CASTROGIOVANNI, LA NUOVA CARRIERA IN TELEVISIONE
Insomma, Martin Castrogiovanni non ha voltato le spalle al suo rugby ma afferma di non aver dimenticato nemmeno un singolo istante di quello che chiama “il mio sport” gli ha dato: “In realtà mi ha dato soprattutto le regole che hanno tracciato la mia vita, i riferimenti e anche gli amici” racconta il 36enne ai microfoni del Corriere della Sera, spiegando però che a un certo punto ha sentito la necessità di cambiare: “La televisione comunque non mi toglie nulla di quello che il rugby mi ha regalato” spiega e, infatti, tra ospitate sul piccolo schermo, prestare il volto a dei marchi pubblicitari e persino debuttare a teatro con uno spettacolo a tema (“Sport, tra etica ed epica”) pare che l’atleta di origine italiana abbia saputo reinventarsi in maniera poliedrica, grazie anche a una presenza scenica e a un carattere che pare piacere al pubblico. Anzi, è stato il modo inopinato con sui è conclusa la sua carriera ad avergli dato un ulteriore sprone: dopo essere stato “tagliato” dalla rosa del Racing Metro Parigi, anche a causa di un festino a casa di Zlatan Ibrahimovic durante il quale era stato paparazzato a torso nudo, decise di girare gli Stati Uniti e l’Europa in camper per qualche mese.
IL TUMORE E IL RITORNO IN CAMPO
Ad ogni modo, di una carriera luminosa e costellata da ben 119 “caps” con la Nazionale maggiore, Martin Castrogiovanni ricorda anche due momenti difficili che sono coincisi prima con la scoperta della celiachia nel 2011 e, in seguito, due anni fa la diagnosi di un tumore (un neurinoma al plesso lombare per il quale gli erano stati dati al massimo sei mesi di vita): “Non ho mai smesso di lottare: sono andato di corsa alla Clinica Humanitas di Milano, dove scopro che il tumore non è maligno e vengo operato nonostante il pericolo di poter perdere l’uso della gamba: e un mese dopo torno di nuovo in campo” racconta l’italo-argentino che aggiunge un’altra istantanea all’album dei ricordi, ovvero le lacrime all’inno nazionale poco prima di dire addio alla selezione azzurra. “Ho visto lo spogliatoio quel giorno e miei compagni più giovani, e ho capito che lì io non c’entravo più nulla” ammette con una punta di amarezza Castrogiovanni.
LA “SECONDA OPPORTUNITÀ” DI CASTROGIOVANNI
Infine, nella coda dell’intervista concessa al Corriere, c’è spazio anche per trattare argomenti più leggeri e Martin Castrogiovanni rievoca le sue esperienze non solo in Argentina e Italia, ma anche in Inghilterra e in Francia dove ha avuto modo di giocare nelle massime serie locali di rugby: “Per me l’Argentina è la base di tutto, ma è l’Italia il Paese che amo e che mi ha permesso di avere una mia personalità, mentre Oltremanica ho vinto molto e sono diventato uomo” spiega l’ex “pilone” di Paranà, che non rinuncia a tirare una stilettata invece ai transalpini, forse a causa del modo in cui si è lasciato col Racing Metro Parigi: “La Francia è bella ma se non ci fossero i francesi sarebbe meglio…” dice Castrogiovanni che chiude con un accenno a quello che sarà il suo futuro a breve termine: il 36enne afferma di voler avere un programma tutto suo da condurre anche se si chiede “dove vado con questo dannato accento?”, aggiungendo però che lo diverte l’esperienza nel piccolo schermo e che questa è la sua “seconda opportunità”, una chance oggi non concessa a tutti: “Ecco vorrei che tutti ce l’avessero” chiosa l’ex rugbista.