Sergio Castellitto si appresta a tornare in televisione con una nuova fiction, dedicata questa volta alla figura di Rocco Chinnici, il magistrato palermitano assassinato da Cosa Nostra nel 1983 e che, di fatto, assieme a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino fu uno degli ideatori del cosiddetto “pool antimafia”: e in una breve intervista concessa sulle colonne de La Verità, il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, il 64enne attore romano parla non solo di questo sceneggiato in cui vestirà i panni proprio di Chinnici, ma ne prende spunto per allargare lo sguardo anche sullo stato oggi della magistratura italiana e di quella sinistra che, come traspare dalle sue parole, lo ha deluso perché oramai incapace di emozionare. “Chinnici è stato un uomo esemplare e, indovina un po’?, per trovare una sua intervista l’ho dovuta cercare col lanternino” spiega Castellitto che ammette di aver fatto ricorso al bellissimo libro È così lieve il tuo bacio sulla fronte, scritto dalla figlia del magistrato: l’attore spiega che questa non è una accusa al protagonismo di certi pm ma, ammettendo di non voler “salire in cattedra a mia volta, penso che ci siano certi magistrati rockstar portati in giro come Madonne pellegrine e il cui verbo viene diffuso dalla Chiesa televisiva”.
CONTRO LA DEMAGOGIA DELLA POLITICA ODIERNA
A detta di Sergio Castellitto, questo protagonismo è tuttavia un tratto che è oggi comune a molti italiani (“tutti pronti a dire la loro, quando farebbero meglio a stare zitti”) e spiega che questo si riflette anche nell’odierna classe politica che, secondo lui, eccelle in quella che chiama la ginnastica del cinismo: “Agiscono tutti come se fossero all’opposizione, solo per evocare un nemico o elencare ostacoli” attacca il compagno della scrittrice Margaret Mazzantini, aggiungendo che così non si mantengono mai le promesse e ci si insegue sul terreno della demagogia. “Poi si lamentano se il 50% degli elettori non va alle urne: ma in Italia non si vota per, si vota contro” argomenta Castellitto che si definisce “un elettore del PD in pieno disagio e con i figli che votano M5S” e che soffre questa situazione in cui se a sinistra si esprime un dissenso si viene subito etichettati come “venduti al nemico”. Il risultato? Per il regista e sceneggiatore romano è che alla fine “riciccia sempre fuori Silvio Berlusconi che è sopravvissuto a tutto e ora è ancora lì a giocarsela…”.
LE RIFLESSIONI SU RENZI E IL M5S
Insomma, pare essere il sentimento di pessimismo quello che domina nell’analisi che Sergio Castellitto fa della situazione politica italiana: “Perché, tu non la senti la rabbia, il rancore che c’è in giro?” chiede l’attore al suo intervistatore, spiegando che ciò è dovuto al fatto che chi si è proposto come innovatore ha mostrato tutti i suoi limiti. E il suo riferimento è sia Matteo Renzi, sia i grillini: “Lui si è avvitato su se stesso, altrimenti perché la gente è corsa in massa alle urne il 4 dicembre 2016? Renzi ha trasformato il voto in un referendum su se stesso e il Paese non aspettava altro”; del Movimento 5 Stelle, invece, Castellitto dice che ha incanalato il malessere di tanti strati della popolazione, “mostrando però anche livelli di inadeguatezza imbarazzanti e che tutto non può esaurirsi nella rivendicazione dell’onestà”. Infine, l’attore riflette anche sull’emergere di una nuova ondata neo-fascista e del nervo scoperto dell’immigrazione: “Non si può essere ipocriti, c’è il tema della sicurezza: se li accogli in maniera indiscriminata non fai un favore a loro” ammonisce Castellitto che poi si lamenta perché questi temi sono nell’agenda dei movimenti di destra e non quelli di sinistra. “Al pensionato con 500 euro al mese se non ci pensano i centri sociali ci devono pensare i nostalgici del Duce?” attacca l’attore che poi, riflettendo sulla natura del Bene e del Male, conclude con una speranza: “La contentezza è un sentimento che dobbiamo condividere e, anche e mala tempora currunt, voglio augurarla un po’a tutti noi”.