ROGER MOORE/ L’agente 007 esiste d’avvero: l’ho incontrato due volte (e sfuggimmo alla Spectre)

- Paolo Vites

Se realtà e finzione si mischiano per la felicità di un bambino. Un episodio che rivela come lo scomparso attore Roger Moore fosse anche un grande uomo, ecco la storia

roger-moore_lapresse Roger Moore

Mai deludere un bambino, neanche se questi ha compiuto trent’anni. E’ la morale di questa bella e affascinante storia che Marc Haynes, uno sceneggiatore e tecnico che lavora per il cinema e la tv americana ha postato sulla sua pagina facebook all’indomani della morte di Roger Moore, 89 anni, indimenticabile protagonista di tanti film di James Bond ma anche di serie televisive altrettanto riuscite.

Di Moore molti forse non molti sanno che negli ultimi anni della sua carriera l’ex sex symbol degli anni 70 si era dedicato con profondo e duraturo lavoro come ambasciatore dell’Unicef, facendosi promotore di tante iniziative benefiche.

Ma che tipo era nel privato? Lo scopriamo proprio grazie al signor Haynes che ci racconta di un incontro, all’aeroporto di Nizza, quando aveva 7 anni e si trovava con il nonno, proprio con l’attore.

Moore era seduto per conto suo leggendo il giornale quando l’allora bambino Marc lo riconosce: quello è James Bond dice al nonno, accompagnami a chiedere un autografo (per la cronaca il nonno non sapeva chi fosse James Bond tantomeno Roger Moore). Giunti da lui il nonno chiede l’autografo, che Moore molto gentilmente concede firmando il retro del biglietto aereo di Marc. Tornato al suo posto però il bambino scopre con disappunto che non è firmato James Bond: e chi è questo Roger Moore con cui si è firmato chiede al nonno?

Il piccolo Marc è ovviamente deluso, dice al nonno che James Bond si è sbagliato e chiede di tornare da lui a dirglielo. Il paziente nonno dice ancora di sì: “Mio nipote dice che hai firmato con il nome sbagliato, che il tuo nome è James Bond”. Riprende il biglietto e si avvicina all’orecchio del ragazzino: “Ho dovuto scrivere “Roger Moore” perché altrimenti… Blofed [il nemico di James Bond] potrebbe scoprire che sono qui, non dire a nessuno che mi hai visto qui”. Il piccolo si illumina in viso e torna felicissimo al suo posto con l’autografo di Roger Mooore, senza dire niente al nonno perché si sente un alleato del grande 007, deve aiutarlo in chissà quale missione.

Passano gli anni e Marc è un adulto, lavorava a un programma dell’Unicef a cui prendeva parte l’ormai anziano Moore. Mentre si preparano le attrezzature lo avvicina e gli racconta l’episodio di Nizza, Moore sorride: “Sono felice che tu abbia incontrato James Bond anche se non me lo ricordo” commenta.

Non finisce qui: finite le registrazioni i due si incrociano di nuovo: “Certo che me lo ricordo quell’incontro a Nizza. Ma prima non potevo dire niente, con tutti quei cameramen attorno: avrebbero potuto essere uomini di Blofed” dice Moore. Haynes barcolla dalla commozione: la stessa felicità che provai da bambino, commenta.

Roger Moore oltre alla sua prestanza e alle sue capacità di attore in effetti è diventato celebre proprio per il classico british humour che sapeva infondere ai suoi personaggi: evidentemente recitava così come era, un sopraffino senso dell’umorismo che solo pochi grandi possono permettersi. E la capacità di non deludere mai un bambino, che è la cosa più brutta che si possa fare, tanti vip e star invece oggigiorno si fanno notare proprio per quello. Eroi di altri tempi, agente 007, è stata la sua missione più bella.





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