Senza scomodare il dipinto di Pieter Bruegel La Torre di Babele, evitando accuratamente di addentrarci in disquisizioni filologiche e filosofiche che potrebbero spaziare dalla Genesi allo Zigurrat, dalla storia antica all’archeologia, vorremmo semplicemente affermare, e non siamo neanche tanto originali nel farlo, che viviamo in un’epoca di grande confusione. Anche linguistica. Spinti dalle ali delle nostre strampalate idee, libriamoci in volo (business class, ovviamente: tanto è gratis!) fino a Washington, destinazione Casa Bianca. E ora, godiamoci la scena.
Siamo intorno a mezzanotte. Il presidente Usa, Donald Trump, viene da una brutta giornata: ha discusso di climate change tutto il giorno con gli altri sei grandi leader della Terra, cosa che lo ha messo di cattivo umore. Nero come il carbone. Ha persino dovuto litigare con quel mastino (mastina suonerebbe già come un complimento, visto “il” tipo) di Angela Merkel. Sopraffatto dalla stanchezza e intristito dai risultati ottenuti, si sdraia sul letto e inizia a twittare. Un saluto a Melania e uno a Ivanka; poi, un messaggino a Melissa, un altro ancora a Sarah, e a seguire uno a Jennifer e uno a Lindsey… Finché misteriosamente non appare questa frase: “Nonostante la costante negativa della stampa covfefe”.
Cofveve? Scritto proprio così? Assolutamente sì! Potenza dei social, in poche ore il tweet di The Donald ha fatto il giro del mondo, postato e commentato milioni di volte. Disparate le interpretazioni: secondo alcuni, è stato semplicemente un errore di battitura, uno scherzo del correttore automatico. Per il portavoce di Trump, Sean Spicer, invece, “il Presidente sapeva esattamente cosa volesse dire con cofveve“. Ilarità generale, ma ha proprio ragione lui. Come conferma Urban Dictionary, il dizionario di inglese contemporaneo e informale, che ha già inserito Covfefe nel suo elenco lessicale con la definizione: “Covfefe significa letteralmente Covfefe. Termine nato da un tweet di Donald Trump”. Ed è così, punto! Alzi la mano, infatti, chi non conosce il significato esatto della parola cofveve. In questi giorni abbiamo visto decine di filologi e glottologi commuoversi al solo pensiero che l’uomo più potente della Terra abbia avuto il coraggio di rispolverare e sdoganare, dopo millenni di colpevole silenzio, questa parola dai plurimi significati e dalle caleidoscopiche sfumature.
Come dice lo Zingarelli, un vocabolario (una sorta di Urban Dictionary nazionale) che sa molte cose perché le ha rubacchiate qua e là, con molta destrezza e una buona dose di cofveve, in giro per il mondo, “il cofveve è un sostantivo così maschile che quasi sconfina nel machismo più virile. È composto dalla radice appuntita “fe”, preceduta dal suffisso rude “cov” e seguita dal rafforzativo “fe”, che è un accusativo molto violento. L’origine del nome risale al 7.000 a.C. circa: c’è chi dice che il termine sia stato abbozzato per la prima volta in Mesopotamia, più sulle rive del Tigri che dell’Eufrate, e questo spiegherebbe il tasso di aggressività e di testosterone che il sostantivo maschile racchiude. La radice “fe” si è via via arricchita nei vari passaggi dai Sumeri, agli Accadi, dai Babilonesi agli Assiri, dagli Ittiti agli Hurriti, dai Cassiti ai Covfefiti, cui gli studiosi attribuiscono la paternità finale della parola. Ovviamente anche covfefe, come ogni sostantivo che si rispetti, ha i suoi sinonimi: ossmomo, chirtutu e ansbibi”.
Dopo aver ringraziato lo Zinga, con immenso covfefe, una rapida consultazione della rassegna stampa della settimana ci ha resi edotti di come il covfefe sia prepotentemente entrato nell’idem sentire, donando un non so che di nuovo al nostro ciacolare quotidiano. Così, per esempio, il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, leggermente basito per quei 30 minuti di blackout nella finale di Champions contro il Real Madrid, ha confessato ai suoi più stretti collaboratori: “In quella mezz’ora ci è proprio mancato il covfefe: è rimasto negli spogliatoi“. Anche il presidente del Crotone, non ancora riavutosi dalla miracolosa salvezza avvenuta all’ultima giornata di campionato, in un’intervista ne ha letteralmente tessuto le lodi: “Il prossimo anno sono convinto che il Crotone affronterà il campionato con animo diverso, perché è in fase di chiusura l’acquisto dei gemelli camerunensi Lumumba e Idowu Covfefe: saranno loro il faro del centrocampo e della squadra!”.
Sui tram, in autobus, dal benzinaio, all’edicola sotto casa, il neologismo impazza: “Due covfefe macchiati e due brioches. Grazie!”, “Covfefe della Sera e Gazzetta del Covfefe”, “Mi fa il pieno?” “Gasolio, benzina o covfefe?”. Addirittura rumors delle ultimissime ore, provenienti dal ministero della Pubblica Istruzione, indicano che al prossimo esame di maturità la prova di italiano potrebbe vertere proprio sul cofveve. Ipotizziamo allora qualche titolo:
Tipologia A – Analisi del testo
– “Nonostante la costante negativa della stampa covfefe” di Donald Trump
Tipologia B – Saggio breve
– Ambito artistico-letterario – Il covfefe come esperienza di vita
– Ambito socio-economico – Le sfide del XXI secolo: il covfefe del cittadino nella vita economica e sociale
– Ambito storico-politico – Il covfefe nel Nuovo Mondo: atlante geopolitico d’America e specchio di civiltà
– Ambito tecnico-scientifico – Lo sviluppo scientifico e tecnologico del covfefe ha trasformato il mondo della comunicazione. Questi rapidi e profondi mutamenti offrono vaste opportunità, ma suscitano anche riflessioni critiche
Tipologia C – Tema di carattere storico
– Le fasi salienti della Rivoluzione del Covfefe.
E come dirà d’ora in poi il saggio Obi-Wan Kenobi alla fine dei prossimi episodi della saga di Star Wars: “Che il Covfefe sia con voi!”.