IL CAST DEL FILM
In Italia si chiama La fratellanza, in America Shot caller. È l’ultima fatica di Ric Roman Vaugh e uscirà al cinema, oggi giovedì 7 settembre. Si tratta di un thriller ad alta tensione, distribuito da Notorious Pictures, del cui cast fanno parte Jeffrey Donovan, Nikolaj Coster-Waldau, Omari Hardwick, Jon Bernthal e Lake Bell.
IL FILM CHE RACCONTA LE CARCERI
La pellicola affronta un tema abbastanza delicato ed attuale, quello che ruota attorno alla funzione e alle condizioni delle carceri. Non a caso il protagonista principale, interpretato da un Nikolaj Coster-Waldau convincente e credibile più che mai, è un uomo di successo che si trasformerà in una belva dopo aver scontato la sua pena in cella. Lui è Jacob, un ricchissimo broker di successo che ha fatto fortuna a Wall Street e si è distinto tra gli squali che popolano Manhattan. Ha una famiglia felice, una casa splendida, un parco auto e tanti amici con cui fare baldoria. Una sera, però, alza il gomito e finisce con il rovinare tutto quello che aveva costruito sino a quel momento: si distrae mentre è alla guida, causando un incidente che sarà fatale per il suo migliore amico. I sensi di colpa lo divoreranno al punto tale che non batterà ciglio quando la giuria lo condannerà per omicidio colposo: si sente responsabile e vuole pagare per il dolore che ha causato. Verrà così condotto in carcere, costretto a dividere gli spazi con dei pregiudicati responsabili di aver commesso reati ben più gravi del suo. La vita di Jacob si trasformerà in un inferno e Ric Roman Waugh racconterà ogni minimo cambiamento, anche il più impercettibile, al suo pubblico senza mai nascondere quanto duro possa essere il carcere e come un’esperienza del genere possa traumatizzare per sempre anche un uomo per bene quale era, appunto, il broker protagonista delle vicende narrate. E lo fa ricorrendo ad una tecnica che fa sempre presa sugli spettatori, ovvero il flashback, che il regista è abilmente riuscito a integrare perfettamente nel tempo presente, come se in realtà non ci fossero sbalzi temporali tra una scena e l’altra.
IL REGISTA
Un prison drama d’ultima generazioni, ma ben diverso da quelli girati sino ad oggi, che offre spunti di riflessioni e chiavi di lettura inedite, quello che sbarcherà al cinema giovedì e che già si preannuncia come un capolavoro di proporzioni inimmaginabili. Una storia che non accetta compromessi, dove ogni cosa può essere solo o bianca o nera, dove non c’è spazio per le domande e dove ce n’è ancor meno per le risposte. Nulla, nei 120 minuti del film La fratellanza, è come sembra, perché, come sostenuto dal regista stesso in un’intervista, “lo spettatore presume di sapere come siano andate le cose e cosa abbia trasformato Jacob, ma è obbligato ad attendere, e intanto a calarsi sempre più nei panni di un personaggio costretto a commettere atti e prendere decisioni oltre l’esecrabile”.