Tra le “divagazioni” di Carlo Vanzina dalla commedia c’è anche un film in costume. Si tratta de La partita, del 1988, tratto dall’omonimo libro di Alberto Ongaro (scrittore scomparso a marzo di quest’anno) che due anni prima aveva vinto il Premio Campiello. Dopo un lungo esilio, Francesco Sancredo fa ritorno alla sua Venezia, dove fa un’amara scoperta: il padre si è ridotto sul lastrico perdendo al gioco contro la contessa Matilde Von Wallensteing, che ha già portato via diversi beni a molti signori in giro per l’Europa. Di fatto sembra imbattibile. Spinto anche dal padre, Francesco sfida la donna in una partita in cui è disposto a giocare se stesso per riavere i beni di famiglia. Purtroppo per lui, la Contessa vince e Francesco inizia una lunga fuga per non dover pagare il suo debito di gioco.
Nel cast de La partita troviamo il premio Oscar Faye Dunaway, nei panni della Contessa, oltre a Jennifer Beals, star di Flashdance, a Fëdor Fëdorovic Šaljapin, il famoso Jorge da Burgos de Il nome della rosa, e a Matthew Modine, già visto in Full Metal Jacket, ma non mancano attrici già note nelle pellicole di Vanzina, come Federica Moro e Corinne Clery.
“Il credito e il debito sono le due facce della stessa moneta, come un uomo e una donna che dopo l’amore non riescono più a separarsi, come il giorno e la notte, come la vita e la morte”, sono le parole della Contessa rivolte a Francesco mentre inizia la sua fuga. Parole che forse più di altre riescono a rappresentare il susseguirsi delle vicende narrate nel film. Purtroppo, nonostante un avvio che lascia ben sperare, e cotanto cast internazionale, la pellicola non sembra funzionare.
Vale tuttavia la pena vedere come Vanzina ha affrontato un tema molto noto nel cinema e anche per scoprire alcuni scorci del Nord Italia, da Verona, a Mantova, a Sirmione, passando per una villa palladiana della provincia di Rovigo. Ci sono poi le scenografie di Paola Comencini, che di fatto, oltre che per suo padre e per Steno, ha svolto molti dei suoi primi lavori proprio con Vanzina.