Nel 1965 Carlo Vanzina aveva 14 anni, suo fratello Enrico due in più. Si capisce quindi bene che il film Il cielo in una stanza (ancora una volta un titolo uguale a quello di una canzone) rappresenti un tuffo nel passato nella giovinezza dei due fratelli Vanzina, un po’ come avvenuto ben prima del 1999 con Sapore di mare. Stavolta, però, per fare un confronto diretto con il presente. Marco è infatti un adolescente romano, che non ha un buon rapporto con il padre Paolo. Quest’ultimo è un po’ troppo ansioso e il ragazzo del resto passa molto tempo chiuso in camera sua. Una sera, dopo un diverbio causato anche dal fatto che Marco è riuscito a farsi rubare lo scooter per la seconda volta in sei mesi, i due finiscono per litigare: il figlio dà del vecchio al padre e questi cerca di dimostrargli che anche lui ha avuto la sua età ed era uno “tosto”.
Quasi per magia, Marco si ritrova quindi a bordo della Lambretta guidata dal padre (giovane pure lui) per le strade di Roma nel 1965. Conoscerà i suoi compagni di classe, vivrà di fatto con lui per alcuni mesi, fino a rendersi conto che pur giudicando il giovane Paolo uno “sfigato”, in particolare per la sua timidezza con le ragazze e le sue vicende sentimentali che non vanno proprio per il verso giusto, vorrebbe tanto avere un amico come lui. Paolo, infatti, perderà il suo motorino, ma solo per aiutare il suo migliore amico, per il quale compirà anche un gesto importante alla fine del film. Insomma, negli anni Sessanta non c’era il computer, non c’erano i telefonini e mancavano tante altre cose, ma sugli amici ci si poteva sempre contare. Non che questo non avvenisse alla fine degli anni Novanta o nel presente, ma forse si dava e si dà più importanza ad altre cose. Cosa che, ammette Paolo, avviene anche nel caso degli adulti.
In questa che è stata definita anche una commedia “garbata”, spicca un giovane Elio Germano, nei panni del Paolo degli anni Sessanta (quello adulto ha il volto di Ricky Tognazzi), ma troviamo anche Gabriele Mainetti (nei panni di Marco), che qualche anno più tardi si è fatto strada nel cinema italiano come regista (suo il celebre Lo chiamavano Jeeg Robot), oltre a Cristiana Capotondi (per una breve scena nel suo secondo lungometraggio, dopo l’esordio al cinema avuto sempre con Vanzina). Claudio, il miglior amico di Paolo, è invece interpretato da Francesco Venditti, figlio di Antonello. Nel cast ci sono anche Maurizio Mattioli e Tosca D’Aquino.
C’è da tenere presente una cosa riguardo questo film: è arrivato nelle sale praticamente insieme alla miniserie tv “Anni ’60”, sequel di “Anni ’50”, frutto del lavoro dei fratelli Vanzina. Che siano stati ispirati dal lavoro fatto per Mediaset per arrivare a questo film o che invece abbiano trovato il momento giusto per realizzarlo proprio quando il grande pubblico era già rituffato indietro nel tempo (e qui tra cimeli a due ruote, Piper e musica i nostalgici saranno stati certo accontentati) poco importa, il risultato è gradevole: un confronto tra generazioni senza “rivalse” o dimostrazioni di superiorità l’una sull’altra, ma che diventa alla fine conciliante.