Il rapporto fra genitori e figli è già difficoltoso di per sé, figuriamoci quando sei figlio di una star del mondo dello spettacolo. Significa genitori praticamente assenti di casa mentre cresci, personaggi magari coinvolti nel mondo della droga, anche un po’ pazzoidi come tutti gli artisti. In una parola crescere figlio di una star significa: assenza. Per Duncan Jones figlio dello scomparso David Bowie qualche problema deve esserci stato se ha scelto di dedicare il suo nuovo film disponibile da oggi su Netflix (“Mute”) al padre ma non alla madre, Angie, prima moglie dell’artista scomparso. Ha preferito parlare di Marion, la tata che lo crebbe dopo il divorzio dei genitori. Lo dice anche nella dedica al film: “In ricordo di coloro che sono stati genitori: David Jones e Marion Skene”. Problemi evidenti con la madre, anche se l’artista di casa era il padre. Ambientato in una Berlino del futuro non a caso: nella capitale tedesca negli anni 70 Bowie incise tre dischi che sono considerati i suoi capolavori, Low, Heroes e Lodger.
IL SEQUEL “SPIRITUALE” DI MOON
Si tratta, come dice sempre Duncan, del “seguito spirituale del suo precedente film Moon”. Come quello, anche il nuovo film è ambientato in un mondo fantascientifico, a cui ha cominciato a lavorare addirittura nel 2003 per completarlo solo adesso, a due anni dalla morte del padre. Tanti eventi hanno ritardato il film, dice: “la battaglia contro il cancro vinta da mia moglie, la morte di mio padre, la nascita di mio figlio e la perdita della donna meravigliosa che mi ha cresciuto, Marion”. Come Duncan subì il divorzio dei genitori a 9 anni di età, il protagonista di Mute, Leo, a 9 anni di età perde la capacità di parlare. I genitori sono contrari a interventi chirurgici e così il bambino sviluppa altre doti, il disegno e la lavorazione del legno, riesce a stare a lungo in apnea. Diventa barman insieme alla fidanzata che sparisce improvvisamente. Per ritrovarla dovrà combattere contro criminali e personaggi bizzarri, quasi sempre l’azione si svolge di notte. David Bowie lesse la prima sceneggiatura del film e gli disse: “immergiti nell’acqua un po’ oltre rispetto a dove toccano i piedi”. Come dire, vai ancora più a fondo.