Fino ad oggi gli arresti con protagonisti attori di Gomorra sono arrivati ad un totale di sette, l’ultimo a carico di Salvatore Russo, accusato di essere a capo di una piazza di spaccio a Scampia e che nel film di Garrone del 2008 metteva alla prova il coraggio di alcuni ragazzini, sparandogli contro. L’ultima notizia in termini cronologici comparsa tra le pagine di cronaca parla invece di una donna di Pavia affascinata dal mito di Imma, la moglie del boss Pietro Savastano, tanto da ricoprire un ruolo di primo piano nell’ambito di un’organizzazione dedita al traffico di stupefacenti e sgominata dalle forze dell’ordine. E’ solo un caso o sembra esserci davvero un legame tra cinema e mafia? Il Fatto Quotidiano lo ha chiesto a Franco Maresco, regista siciliano, il quale però non è apparso per nulla stupito del binomio, replicando stizzito: “Ma che è questa ipocrisia, quest’anti-mafia con la coda di paglia, plasticosa, che cos’è?”. Maresco sembra avere le idee piuttosto chiare in merito, al punto da dichiarare: “La mafia e il cinema vanno a braccetto? Sai che novità”. A sua detta, non dovrebbe affatto sorprendere ciò dal momento che sin dagli albori del cinema sonoro, sia dietro che dentro i set ruotano personaggi legati ai boss mafiosi. “Penso ad attori quali George Raft o John Garfield, penso al Cotton Club e agli impresati di Louis Armstrong: tutti uomini legati a Cosa Nostra”, dice.
IL PADRINO? “LA BIBBIA DEL MAFIOSO”
Il vero “Vangelo di Cosa Nostra” però, secondo Maresco fu rappresentato dal film Il Padrino, “la Bibbia del mafioso”. Fu poi il turno di Scorsese: “Per Casinò vennero impiegati dei mafiosi per consulenti”, aggiunge il regista palermitano. E l’intervista riparte proprio dalla sua Sicilia, nella quale tra gli anni ’80 e ’90 non poteva esistere alcun film senza Enzo Castagna, “numero uno” nella gestione delle comparse: “dal Padrino ai film di Damiano Damiani e alle Piovre televisive, tutti passavano da lui”, spiega Maresco che con Ciprì realizzò nel 1999 un corto a lui dedicato dal titolo “Enzo, domani a Palermo!”. E proprio Castagna ebbe poi in seguito dei guai con la legge, finendo in carcere per una rapina ed oggi colpito da un ictus. Secondo il regista palermitano, Castagna “gestiva gli uomini del quartiere Noce a Palermo, già caro a Totò Riina, portava le facce migliori, quelle più carognesche, quelle per cui un regista muore”. Il vero paradosso, secondo Marasca, starebbe proprio in questo: “il cinema antimafioso si serviva di comparse che venivano da un brodo di coltura mafioso… e le produzioni romane lo sapevano bene”, rilancia, asserendo come le stesse avessero poi degli innegabili vantaggi in quanto lo stesso Castagna si occupava della risoluzione di tutti i problemi. Oggi la situazione è leggermente mutata poiché, spiega Franco Maresco, i centri per le comparse sono più in linea con una sensibilità antimafiosa. Il problema è però rappresentato dall’assenza di “facce giuste” che le si va a cercare altrove, come ad esempio nel caso di Gomorra. Maresco ha ribadito ancora una volta la presenza di un’eccessiva ipocrisia: “Cinema e criminalità hanno sempre vissuto in simbiosi”.
IL SEQUEL DI BELLUSCONE
Dopo aver realizzato il film “Belluscone”, il documentario interamente incentrato sui finanziamenti e sulle amicizie di Silvio Berlusconi in Sicilia, Franco Maresco annuncia a Il Fatto Quotidiano il sequel. Il regista è ripartito da una nuova storia tutta siciliana questa volta insieme alla fotografa Letizia Battaglia e nella quale sarà ricordato il 25esimo anniversario dalla morte di Falcone e Borsellino. “Ripropongo la realtà di Palermo, riprendo il protagonista di Belluscone Ciccio Mirra che esce di galera e fa campagna elettorale, ritrovo Berlusconi e Miccichè che vincono le Regionali e, passando dalla richiesta di grazia a Mattarella per Dell’Utri, arrivo a queste politiche”, spiega Maresco. La sua uscita potrebbe essere imminente; il regista è intenzionato a farne visionare una versione “grezza” ad Alberto Barbera per poi auspicare di approdare alla prossima Mostra di Venezia.