TORINO, MORTO MIMMO CANDITO/ Reporter di guerra per La Stampa: Vittorio Zucconi, “tu meglio di me”

- Piera Scalise

Mimmo Candito è morto e lascia il mondo del giornalismo in lutto. Lo storico inviato calabrese de La Stampa si è spento a 77 anni: il ricordo commosso di Fnsi e Subalpina in una nota

mimmo_candito_giornalismo Mimmo Candito

Continuano arrivare moltissimi messaggi di cordoglio per la scomparsa di Mimmo Candito, storico inviato di guerra per il quotidiano La Stampa, che in ambienti giornalistici veniva indicato con l’appellativo di “Maestro”. Nonostante la stima di cui godeva fosse diffusa e la sua importanza conclamata, Mimmo Candito non s’è mai montato la testa. Emblematico un aneddoto ricordato da Francesco Costa, vice-direttore de Il Post e giornalista esperto di Stati Uniti, che su Twitter ha ricordato:”La prima intervista che ho fatto nella vita è stata a Mimmo Càndito. Avevo iniziato all’Unità da pochissimo, ero un ragazzino, lo chiamai un po’ timoroso, gli diedi del lei. Lui, capendo al volo che ero alle prime armi: “Siamo giornalisti, tra giornalisti ci diamo del tu””. Sentito anche il ricordo di Vittorio Zucconi:”Addio Mimmo, abbiamo visto e raccontato molto mondo insieme, tu meglio di me. Sei stato un giornalista”. (agg. di Dario D’Angelo)

FNSI, “VUOTO INCOLMABILE”

Mimmo Candito, storico reporter e corrispondente di guerra del quotidiano La Stampa, è morto dopo aver lottato a lungo contro la malattia. FNSI, Federazione Nazionale della Stampa italiana, e l’Associazione Stampa Subalpina hanno espresso in una nota il loro «cordoglio per la scomparsa di Mimmo Candito», definito un «giornalista coraggioso, impegnato sulla trincea della libertà dell’informazione fino agli ultimi giorni della sua vita». Fnsi e Subalpina hanno sottolineato che mancherà loro «anche la passione con la quale insegnava ai giovani i segreti di una professione in trasformazione». Nella nota non è mancato un riferimento alla malattia di Mimmo Candito e quindi alla sua battaglia, «che ha saputo condurre e descrivere con la forza delle parole». E ciò «racconta di un uomo che lascia un vuoto incolmabile nel giornalismo italiano. Dai giornalisti italiani e piemontesi un abbraccio a Marinella, sua compagna di vita». (agg. di Silvana Palazzo)

IL RICORDO DI TONI CAPUOZZO

La notizia della scomparsa di Mimmo Candito, deceduto oggi all’età di 77 anni, ha destato commozione nel mondo del giornalismo italiano: lo storico reporter di guerra e scrittore de La Stampa non era diventato solo uno dei decani di questa professione, ma dal 2005 aveva cominciato a parlare di quel male che lo attanagliava e contro il quale ha lottato fino agli ultimi giorni. E tra i messaggi di cordoglio che, nelle ultime ore, stanno arrivando alla famiglia di Candito spicca soprattutto quello di un suo collega che, peraltro, come lui si è occupato di reportage dalle zone di guerra. Attraverso un breve post apparso sulla propria pagina Facebook, Toni Capuozzo ha voluto ricordare l’amico, parlandone come di un collega generoso e dotato di una “intelligenza limpida”: infatti, il giornalista di Mediaset rievoca non solo i libri che Candito oggi lascia come sua eredità ma pure i viaggi che li hanno visti protagonisti assieme e pure qualche insegnamento, valido per lui come per le nuove generazioni. “Vorrei adesso aggiungere tante cose: la tua passione, quell’accento calabrese ripulito da tanti accenti del mondo, la tua scrittura preziosa” continua Capuozzo che poi chiude il suo post elogiando non solo la fermezza dei principi morali di Candito, ma anche il suo “rifiuto degli steccati ideologici”, spiegando che quando inizia a scrivere gli pare già di “sentire il tuo sorriso”.. (agg. di R. G. Flore)

ADDIO A MIMMO CANDITO

Mimmo Candito è morto e un pezzo di giornalistmo con lui. A darne il triste annuncio qualche ora fa è stato il sito de La Stampa per il quale lo storico reporter e corrispondente di guerra lavorava da anni. Calabrese nel sangue, reggino per essere precisi, Mimmo Candito ha lasciato il Sud negli anni Sessanta per trasferirsi a Genova dove ha iniziato ufficialmente la sua carriera da giornalista scrivendo per cinema e cultura per Il Lavoro. Nel 1970 si sono aperte le porte de La Stampa per lui, lo stesso giornale dove ha portato a termine la sua lunga carriera, iniziando come inviato speciale e occupandosi di politica internazionale e, in particolare, come corrispondente di guerra dai teatri dei conflitti più sanguinari al mondo.

CANDITO, GIORNALISTA MA NON SOLO

Negli occhi tanta storia, la verità che oggi è così difficile distinguere, Mimmo Candito ha raccontato delle barbarie in Medio Oriente, in Asia e in Africa, ma anche della guerra in Sud America, le guerre in Golfo e i bombardamenti in Kosovo, la storia degli ultimi 30 anni è passata dalla sua penna e oggi non è solo il giornalismo che piange la sua scomparsa ma anche tutti coloro che in lui hanno trovato una fonte di ispirazione, un esempio da seguire, lo stesso che l’ha portato sul fronte della guerra contro il cancro, l’ultimo che lo ha visto come protagonista. Mimmo Candito è morto oggi, 3 marzo, a 77 anni, proprio a causa di quel cancro che aveva già sconfitto oltre dieci fa e che si è ripresentato tre anni fa sconvolgendo nuovamente la sua vita la stessa che lui racconta nel suo libro del 2016 “55 vasche. Le guerre, il cancro e quella forza dentro”. Mimmo Candito era anche presidente italiano di Reporter Senza Frontiere, docente di Linguaggio giornalisto all’Università degli Studi di Torino e direttore della rivista culturale L’indice dei libri del mese. 







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