Sono diversi gli elementi in mano agli inquirenti per il caso di Renata Rapposelli, la pittrice di Ancona uccisa lo scorso ottobre. In questi ultimi giorni sono stati infatti arrestati il figlio Simone Santoleri e l’ex marito Giuseppe Santoleri, grazie a prove raccolte sulla scena del crimine, in casa degli imputati e nell’auto di loro proprietà. Diverse inoltre le intercettazioni significative agli occhi delle autorità, fra cui una frase detta dal figlio al padre, che farebbe intendere come i due abbiano cercato di mettersi d’accordo sulla versione da dare riguardo al tragitto fatto quel giorno. Quarto Grado affronterà le ultime notizie sull’omicidio di Renata Rapposelli nella puntata di stasera, venerdì 9 marzo 2018, con un particolare sguardo alle prove che secondo l’accusa incastrerebbe i due familiari della vittima. Alla frase emblematica con cui Simone Santoleri si sarebbe tradito, forse non sapendo di essere sotto intercettazione, si uniscono inoltre le contraddizioni evidenziate durante le interviste rilasciate in televisione. Senza dimenticare anche la testimonianza di tre persone, la vicina, la farmacista e la proprietaria della palestra presente nelle vicinanze, ricorda Il Gazzettino. Le tre donne infatti hanno confermato che Renata non è mai uscita dall’abitazione ed avrebbero assistito ad eventi utili a stringere il cerchio attorno ai Santoleri.
I RICOVERI E LE INTERCETTAZIONI AMBIGUE
Fra i dubbi degli inquirenti in merito alla posizione di Simone e Giuseppe Santoleri, considerati gli autori del delitto di Renata Rapposelli, ci sarebbero anche i ricoveri dell’ex marito della vittima. L’uomo è stato infatti trasportato in ospedale subito dopo il ritrovamento del corpo della pittrice di Ancona, presumibilmente dopo aver cercato di uccidersi grazie ad un’overdose di ansiolitici. Tutte macchinazioni, secondo il gip, che non sembra avere alcun dubbio sulla colpevolezza di padre e figlio. Giuseppe Santoleri infatti, sottolinea Il Resto del Carlino, avrebbe cercato di sottrarsi agli interrogatori degli inquirenti simulando malori e tentato suicidio. A dimostrarlo ci sarebbero inoltre delle intercettazioni ambientali, che dimostrerebbero come l’uomo potrebbe aver progettato tutto con l’aiuto del figlio Simone. In particolare i dubbi riguardano il giorno del 17 ottobre, a 24 ore di distanza dalla denuncia di scomparsa di Renata Rapposelli ad opera di un amico della donna. Maggior peso invece avrebbe il ricovero del 12 novembre, a ridosso dell’interrogatorio fissato due giorni dopo dal sostituto procuratore Andrea Laurino. Utili anche in questo caso le intercettazioni, che dimostrano come Simone Santoleri potrebbe aver simulato anche il tentato suicidio del padre. Il 12 novembre il figlio di Renata riferisce infatti agli inquirenti di aver scoperto che il padre aveva assunto una dose di farmaci mentre si trovava al telefono. Quest’ultimo evento invece riguarda l’arco di tempo che va dalle 14.27 e le 14.33, cinque minuti prima di esclamare una frase significativa con cui indica l’effettiva scoperta, forse sapendo della presenza delle cimici.