Oggi, domenica 15 aprile, alle 21.20 su Raitre, torna l’appuntamento con Sono Innocente, il programma condotto dal giornalista Alberto Matano che racconta le storie di persone che si sono ritrovati ad essere coinvolti in vicende giudiziarie pur essendo innocenti. Storie di uomini e donne che, da un giorno all’altro, si ritrovano in carcere pur essendo totalmente estranei alla vicenda. Mesi, in alcuni casi anni trascorso dietro le sbarre di una cella non riuscendo a spiegarsi il motivo. In ogni puntata, Alberto Matano racconta tre casi giudiziari diversi e uguali allo stesso tempo. Il primo caso della serata è quello di Domenico Morrone, pescatore tarantino di 27 anni, che nel 1991 è stato accusato dell’omicidio di due ragazzini minorenni. Gli inquirenti non hanno dubbi convinti che Morrone abbia agito per vendicarsi di un affronto subito da uno dei ragazzini. L’uomo viene condannato a 21 anni di reclusione. La sua innocenza è stata dimostrata dopo 15 anni unitamente alla testimonianza di due pentiti e a cinque richieste di revisione di processo.
IL CASO DI STEFANO MOSSORE
La seconda storia della puntata odierna di Sono Innocente è quella di Stefano Mossore, ex paracadutista della Folgore, da molti anni impegnato nel volontariato, dopo il terremoto del 2016 che ha distrutto il Centro Italia, decide di andare ad aiutare quelle popolazioni. Affitta così un furgone, lo riempie di cibo, vestiti, giocattoli e con un amico parte per Amatrice. Mossore si impegna per aiutare quelle popolazioni e contribuisce a costruire anche la tendopoli. Il 3 settembre 2016 torna a casa sua dove, ad attenderlo, trova i carabinieri che lo accusano di sciacallaggio. Mossore trascorre cinquanta giorni di carcere e dieci mesi agli arresti ai domiciliari. Prima di essere assolto, Stefano Mossore ha subito anche il dramma di perdere il lavoro.
IL CASO DI ALDO SCARDELLA
La terza ed ultima storia dell’appuntamento di oggi con Sono Innocente è quella di Aldo Scardella che nel 1985 a soli 25 anni, viene accusato dell’omicidio del titolare di un piccolo market di liquori durante un tentativo di rapina. La banda è formata da tre persone, ma viene arrestato solo Aldo Scardella. Gli inquirenti sono convinti che sia uno dei colpevoli perché nei pressi del palazzo dove abita viene ritrovato uno dei passamontagna usati dai banditi e sulle testimonianze di alcuni, che nei giorni precedenti lo avrebbero visto nei pressi del locale rapinato. Aldo viene arrestato e trascorre quasi sei mesi dietro le sbarre in regime di totale isolamento, senza poter vedere i suoi avvocati e i suoi familiari. Non reggendo il peso della situazione e non potendo dimostrare la sua innocenza, Aldo si impicca nella sua cella il 2 luglio del 1986. Prima di togliersi la vita lascia un biglietto che si conclude con le seguenti parole: “Muoio innocente”.