A pochi giorni dalla morte di Avicii, spunta la compagna segreta con la quale il noto dj stava progettando di avere una famiglia in gran segreto. Lei è la modella Tereza Kacerová, che ha pubblicato sul suo profilo Instagram alcune foto che la ritraevano con Avicii, accompagnate da una lettera. Questa recita: “Caro Tim, ho passato gli ultimi giorni sveglia, aspettando che qualcuno mi dicesse che era un triste scherzo, un brutto errore. Ma credo che ormai sia ovvio che veramente non ti vedrò mai più”. Così svela della loro relazione segreta: “Sono sempre stata d’accordo sul tenere la nostra relazione privata perché volevo che fosse nostra e nostra soltanto e non volevo alcuna parte in questa pazzia. E pensavo che se avessi dovuto condividere questa notizia col mondo intero sarebbe stato quando sarei rimasta incinta del nostro bambino, ohh quanto è fallito questo piano, adesso”. (Aggiornamento di Anna Montesano)
Avicii come altre star della musica
Avicii dopo seri problemi di salute si era ritirato dalle scene ormai da due anni. Per lui le produzioni continuavano solo all’interno dello studio di registrazione. In questo periodo inoltre, i problemi di salute si erano aggravati anche per colpa dell’eccessivo abuso di alcolici. Il musicista però, non è stato l’unico ad aver voluto allontanarsi dalle scene dal vivo. Ricordate Moby? il 52enne autore di “Play”, l’album più venduto della storia della musica internazionale, ha deciso di non fare più tour. Anche Deadmau5 ha fatto la stessa cosa annunciando tramite social: “Come molti altri esseri umani, devo gestire problemi di depressione di cui non voglio rivelare troppi dettagli”. Carl Cox un paio di anni fa, ha annunciato un rallentamento dei suoi impegni anche perché “sono anni che non dormo una notte per otto ore filate”. Il deejay essendo una “nuova” figura “programmata” per offrire divertimento e spensieratezza, non può purtroppo portare i suoi problemi sul palcoscenico. Ecco perché, cosa succede dietro le quinte purtroppo – a volte – non interessa a nessuno. (Aggiornamento di Valentina Gambino)
Ecco la patologia che potrebbe avere colpito il DJ
Dopo che la famiglia di Avicii ha diffuso un comunicato ufficiale, si è pensato anche quale patologia potesse avere “stritolato” durante la sua vita. Si potrebbe trattare del Post Performance Depression, che possiede anche una sua personale sigla: Ppd. I sintomi sono: tristezza, crisi di pianto, ansia e attacchi di panico, letargia, senso di estraniamento, stanchezza e sonnolenza sproporzionata. Chi viene colpito? Di regola prende di mira coloro che una volta spente le telecamere, devono fare i conti con la vita normale. Per curarla nel miglior modo possibile occorre – naturalmente – evitare le droghe, dormire il giusto e bere in quantità moderata. Fondamentale in questi casi, anche l’assidua vicinanza di amici e familiari. Avicii (Tim Bergling all’anagrafe) aveva volontariamente scelto di fare altro: “Fare festa a Ibiza può essere fantastico – ha detto nell’ultima intervista, sei mesi fa – ma è facile diventarne dipendenti e poi sentirsi soli, pieni d’ansia. È uno stile di vita che può rivelarsi tossico. Non ho smesso prima perché mi sembrava di essere strano: perché non mi diverto come fanno tutti gli altri dj? Poi cresci, e cominci a capire che molti di quei dj che sembrano così felici ed eccitati in realtà fanno i tuoi stessi pensieri”. (Aggiornamento di Valentina Gambino)
Avicii si è suicidato?
Avicii si sarebbe suicidato. La risposta definitiva sulla causa della morte del dj svedese arriverà solo quando la polizia annuncerà i risultati delle analisi sul corpo di Avicii. Tuttavia, la morte prematura del dj svedese rientra nel triste destino che accompagna molti talenti. Nella storia della musica, sono tanti gli artisti che, purtroppo, sono morti a 27 anni al punto di si parla di una vera maledizione. Anche con Avicii, il destino è stato beffardo. Nonostante il successo, la fama e la popolarità, il dj svedese non è riuscito a colmare le fragilità della sua anima. E’ così che i genitori l’hanno definito ovvero “un’anima fragile che era in cerca della pace”. I riflettori non hanno mai reso davvero felice il dj svedese che aveva deciso di abbandonare la scena per tornare a fare musica lontano dal sistema mediatico che non ha mai sentito suo. L’anima fragile dell’elettronica che resterà nella storia della musica con le sue hit (aggiornamento di Stella Dibenedetto).
Ucciso dal successo?
Il comunicato dalla famiglia di Avicii confermerebbe l’ipotesi suicidio. Le persone più vicine al dj svedese hanno ringraziato tutti i fans che hanno amato e continueranno ad amare la sua musica evidenziando, però, la fragilità dell’anima di Avicii che “non era nato per essere una macchina”. Il successo aveva travolto Tim Bergling che nel 2016 aveva interrotto il tour nella speranza di riconquistare le cose importanti della sua vita. Alla continua ricerca della pace e della serenità interiore, Avicii, come ha sottolineato la famiglia, pur amando molto i fans, non gradiva le luci dei riflettori. Il suo bisogno di fare musica mal si sposava con l’industria discografica di cui faceva parte. Sensibile, emotivo e con una fragilità che non è riuscito mai a colmare, Avicii si sarebbe lasciato sopraffare dal successo. “Era un ragazzo sensibile che amava i suoi fan ma evitava volentieri i riflettori. Lo ameremo per sempre e siamo tristi perchè ci manca”, ha concluso la famiglia. Il successo, dunque, avrebbe cancellato le poche certezze di Avicii che, di fronte alla grandezza di quello che gli stava intorno, non avrebbe più retto (aggiornamento di Stella Dibenedetto).
Fans sconvolti di fronte all’ipotesi suicidio
Avicii si è suicidato? Il comunicato diramato dalla famiglia del noto dj lascia presupporre di sì: i cari del 28enne hanno sottolineato che “non ce la faceva più”, quindi la sua scomparsa potrebbe essere ricondotta a una scelta consapevole. Sui social network i fan sono sconvolti tanto quanto tristi della tragica fine di Tim Bergling: “sapere della morte di avicii è stato sconvolgente, ma la conferma che si sia suicidato fa ancor più male. niente parole, solo silenzio”, “Per capire veramente il suicidio di Tim, è necessario guardare il suo documentario. Li troverete le risposte che cercate. Spero che lassù riuscirai a produrre la TUA musica solo e solamente per te, come facevi a 17 anni. Riposa in pace Tim ? ??? #Avicii #TimBergling”, “Ci pensiamo mai al fatto che lui con la sua musica ci faceva esaltare di gioia mentre lui, non stava bene,per niente. questa cosa mi scaturisce una tristezza non indifferente. #avicii”, “Il suicidio di #Avicii dimostra che il successo e la fama possono intrappolare le persone invece che renderle uniche. Dimostra che i soldi non fanno la felicità:gli amici,l’amore e la famiglia sono l’unica cosa a cui possiamo veramente aggrapparci”. (Agg. Massimo Balsamo)
“Non ce la faceva più”
Prende sempre più campo l’ipotesi che Avicii, il dj morto lo scorso 20 aprile, si sia suicidato. È un comunicato diffuso dalla famiglia a rendere la possibilità concreta, anche se solo le analisi dell’autopsia chiariranno tutto. Nel comunicato in questione, la famiglia ha anche voluto ringraziare tutti coloro che si sono stretti per la morte improvvisa di questa star della musica elettronica. “Desideriamo ringraziarvi per il supporto e le parole d’amore su nostro figlio e fratello. – si legge – Siamo grati a tutti coloro che hanno amato la musica di Tim e hanno preziosi ricordi delle sue canzoni. Grazie per tutte le iniziative prese per onorarlo, con incontri pubblici, campane della chiesa che suonano la sua musica, tributi a Coachella e momenti di silenzio in tutto il mondo. Siamo grati per la privacy in questo momento difficile. Il nostro desiderio è che continui in questo modo” (Aggiornamento di Anna Montesano)
Tra pochi giorni i risultati delle analisi
“Lottava con i suoi pensieri sul significato della vita, della felicità. Non ce la faceva più”: con queste parole, la famiglia di Avicii sembra confermare l’ipotesi suicidio del dj svedese che, a soli 28 anni, è morto improvvisamente sconvolgendo il mondo della musica internazionale. Da tempo, Avicii aveva problemi di salute e le parole della famiglia del dj svedese confermerebbero le indiscrezioni degli ultimi giorni. Per scoprire la vera causa della morte di Avicii sarà necessario aspettare ancora qualche giorno quando verranno resi noti i risultati delle analisi sul corpo dello svedese. A svelare la verità sulla morte di Avicii sarà poi la polizia che diffonderà un comunicato ufficiale. Le dichiarazioni della famiglia dello svedese, però, avrebbero già cancellato i dubbi sulla morte del noto dj che ha contribuito a portare al successo delle vere hit che resteranno nel mondo dell’elettronica (aggiornamento di Stella Dibenedetto).
Il comunicato dei genitori
Dopo giorni di silenzio, la famiglia di Avicii, il dj morto a 28 anni lo scorso 20 aprile in Oman, ha diramato un comunicato che potrebbe far pensare al suicidio del dj. Questo il suo contenuto: “Il nostro amato Tim era in continua ricerca, un’anima artistica fragile alla ricerca di risposte a domande esistenziali. Un perfezionista che ha viaggiato e lavorato duramente a un ritmo che lo ha portato ad uno stress estremo. Quando ha smesso di essere in tour, voleva trovare un equilibrio nella vita per essere felice e poter fare ciò che amava di più: la musica. Soffriva dei suoi pensieri sul significato della vita e sulla felicità. Non poteva più andare avanti. Voleva trovare la pace. Tim non è stato creato per essere una macchina; era un ragazzo sensibile che amava i suoi fan ma evitava volentieri i riflettori. Lo ameremo per sempre e siamo tristi perchè ci manca” recita il comunicato. La chiusura poi è un ultimo messaggio d’amore: La persona che eri e la tua musica manterranno vivo il tuo ricordo per sempre. Ti amiamo, la tua famiglia”. (Aggiornamento di Anna Montesano)
Il documentario su Netflix
Sono trascorsi soltanto pochi giorni dalla morte, inaspettata quanto incredibile, di Avicii, il famosissimo dj 28enne trovato esanime in Oman. Lo scorso 20 aprile, Tim Bergling, superstar dell’elettronica che da circa dieci era Avicii, si è spento e con lui una carriera da fare invidia che però potrebbe essere stata la causa della sua morte. È quello che viene da pensare quando si rivede il documentario “Avicii: true stories” disponibile su Netflix dall’autunno 2017, che racconta appunto della sua scalata al successo. Un documentario che visto oggi, dopo la scomparsa del dj – avvenuta per cause che non sono state rese pubbliche – appare pieno di avvertimenti del giovane dj su quello che sarebbe potuto accadergli, comunicati spesso proprio al suo entourage.
Il successo e la malattia
La passione per la musica, che ampiamente si vede all’inizio del documentario che lo vede muovere i primi passi in questo mondo, diventa poi una vita “abominevole. Un buco nero”. Il successo arriva con i brani Levels, Wake me up, Hey Brother. Da lì, il documentario mostra una vita fatta di lusso, jet privati, ma anche di ritmi insostenibili: “Circa 300 date all’anno” spiega. È così che Avicii si fa trascinare dall’alcool, che gli permette di superare in pubblico la timidezza e la stanchezza. Poi però arriva la malattia: pancreatite, nel suo caso dovuto all’uso eccessivo di alcol. Quando succede è in tour in Australia, così inizia l’uso, che diventa abuso di antidolorifici, oppioidi. “Mi dicono (riferito alle persone del suo staff, ndr) solo di prenderne uno dopo l’altro”.
La delusione e lo stop alla musica
Non manca la delusione del Dj, che si aspettava più comprensione da parte del proprio pubblico, quando, a soli 21 anni, si fermò proprio per i suoi problemi con l’alcol: “Quando ho deciso di fermarmi mi aspettavo qualcosa di completamente differente. Mi aspettavo supporto, considerando, in particolare, quello che avevo attraversato. Tutti sapevano che soffrivo di ansia, non mi aspettavo che la gente cercasse di mettermi pressione per fare sempre più concerti”. L’ansia, lo stress, la pancreatite, l’alcol lo hanno distrutto fino alla morte. Il dj lo diceva apertamente, ma la macchina organizzativa non poteva fermarsi costringendo Avicii a tour estenuanti e senza tregua. Una condizione che ha sicuramente contribuito alla fine prematura.