A pochi giorni di distanza dalla condanna in secondo grado di Antonio Logli per l’omicidio di Roberta Ragusa, l’opinione pubblica è ancora scossa per via del suo mancato arresto. La sentenza del Tribunale di Firenze ha confermato la condanna a 20 anni già comminata in primo grado, ma dato che non si tratta di un soggetto a rischio fuga, potrà mantenere intatte le misure cautelari stabilite in precedenza. E questo implica l’obbligo di dimora presso la sua residenza a San Giuliano Terme e la possibilità di continuare a lavorare, fatta eccezione per le ore notturne. Quarto Grado riprenderà in mano il caso nella puntata di oggi, venerdì 18 maggio 2018, per ripercorrere quanto accaduto negli ultimi sei anni, a partire dalla scomparsa di Roberta Ragusa. Si ritorna quindi indietro nel tempo fino a quella notte di gennaio, quando la donna viene vista per l’ultima volta. Che cosa le è successo? Anche se per la Legge ci sono scarse possibilità che sia ancora viva, il suo corpo non è mai stato ritrovato ed ha interessato a lungo ricerche in tutta la zona, con particolare attenzione per la residenza di famiglia e l’area circostante. Intanto, chi non ha dubbi sull’innocenza del padre è il figlio Daniele Logli, oggi 21enne e convinto che Antonio Logli non avrebbe mai potuto uccidere Roberta Ragusa. Le sue dichiarazioni, presenti in una lettera che è stata recapitata ai giudici, come sottolinea Huffington Post, non hanno migliorato la posizione del principale sospettato del delitto.
ROBERTA RAGUSA, LA RABBIA DELLA CUGINA
Non ci sta la cugina di Roberta Ragusa all’ultima condanna su Antonio Logli, soprattutto per il suo mancato arresto. Il legale della famiglia della vittima aveva infatti rischieto che in seguito alla conferma della pena, le autorità procedessero con l’arresto immediato. In particolare la cugina della vittima, Maria, ha sottolineato che Gabriele Logli sia convinto che la madre sia andata via di sua spontanea volontà. In un’intervista a La Repubblica, ha sottolineato di aver sperato fino all’ultimo che il ragazzo si costituisse parte civile per cercare insieme la verità. Senza dimenticare che ‘la vittima è Roberta’, ha sottolineato Maria, e questo va contro la tesi di chi crede che la mamma di Gello possa aver deciso di lasciare i figli che amava così tanto per andare a vivere altrove. Nel frattempo, l’Associazione Penelope che ha seguito l’iter processuale fin dal suo inizio, ha lanciato un appello alla Procura perché vengano riprese le ricerche di Roberta Ragusa. In particolare l’avvocato Nicodemo Gentile, sottolinea Il Tirreno, ha messo in primo piano la possibilità che ci siano altri luoghi che non sono stati interessati dalle prime ricerche. Potrebbe essere la svolta tanto attesa nel caso di Roberta e mai avvenuta, senza considerare che la conferma della condanna ad Antonio Logli ha riaperto le ferite della famiglia, in primis le cugine Maria Ragusa e Marika Napolitano, oltre a Sonia e Giovanna Alpini.