Il giallo di Marcheno potrebbe presto arrivare a una svolta nel caso. La scomparsa di Mario Bozzoli è ancora piena di misteri e le indagini degli inquirenti si sono concentrate a lungo sulla possibilità che l’imprenditore fosse finito in via accidentale all’interno del forno della sua azienda. Ua tesi smentita dagli ultimi rilievi fatti dagli specialisti e che confermano come il corpo del 50enne non sia mai caduto o spinto nella fornace. Chi l’ha visto? approfondirà le ultime notizie sul caso di Mario Bozzoli questa sera, mercoledì 2 maggio 2018, soprattutto alla luce dei sospetti sui due nipoti dell’imprenditore e di due ex operai. Le testimonianze in questi tre anni dalla scomparsa della vittima si sono concentrate su un particolare: Bozzoli sarebbe uscito dalla struttura della ditta, di cui era socio al 50% con fratello e nipoti, per raggiungere la famiglia che lo attendeva a casa. Un particolare che non può essere in qualche modo confermato dalle telecamere presenti nella struttura, dato che sia il dispositivo che puntava verso il forno sia quelli presenti negli spogliatoi, non funzionavano il giorno della scomparsa di Bozzoli. Una pista che ha spinto gli inquirenti a stringere il cerchio su quattro nomi in particolare. Il sospetto è infatti che qualcuno abbia manomesso le telecamere della videosorveglianza: secondo la moglie di Mario Bozzoli, intervenuta a Quarto Grado la scorsa settimana, solo quattro persone conoscevano le password per accedere al sistema a circuito chiuso: due ex operai dell’imprenditore e i due nipoti e soci Alex e Giacomo Bozzoli. I quattro nomi sono stati iscritti nel registro degli indagati, sottolinea Urban Post, con l’accusa di omicidio e distruzione di cadavere.
Continuano le indagini nella fonderia
Il giallo di Marcheno ruota attorno alla ditta di Mario Bozzoli, la stessa che ospita una fornace a lungo presa in considerazione nelle indagini. Il sospetto iniziale, smentito dai RIS un anno fa, era che l’imprenditore fosse finito nel forno dell’azienda, forse durante un lavoro finito in tragedia. La conferma dei consulenti tecnici non è tardata ad arrivare: nelle ultime settimane sono stati completati i rilievi e analizzate le pareti del forno, così come il materiale presente all’interno della fonderia. In nessuno degli elementi è stata trovata alcuna traccia dell’imprenditore scomparso nell’ottobre del 2015. Nemmeno la protesi dentale di Mario Bozzoli, realizzata in titanio, e l’unica in grado di rimanere intatta all’eventuale fusione del forno, che supera i mille gradi. Come sottolinea Il Corriere della Sera, tutto ciò non esclude che il 50enne sia stato comunque ucciso e fatto sparire in un altro modo. Nell’orario della scomparsa, attorno alle 19.22, alcuni mezzi di trasportato sarebbero infatti usciti dallo stabilimento di Marcheno e non è escluso che proprio all’interno fosse occultato il corpo del 50enne. Le indagini degli inquirenti intanto si arricchiscono anche delle piste seguite dalla Guardia di Finanza, dato che non si esclude che il movente del delitto di Mario Bozzoli possa essere riconducibile al denaro. Al centro degli accertamenti c’è in particolare la Finance International di Bedizzole, la Ifib Srl, una ditta clone della fonderia della vittima ultimata subito dopo la sua scomparsa. La nuova azienda sarebbe inoltre di proprietà di Adelio Bozzoli, il fratello della vittima, e dei due figli Alex e Giacomo. Questi ultimi due sono ancora fra gli indagati come i due ex operai Aboagye Akwasi e Oscar Maggi.
La morte di Giuseppe Ghirardini
Sono tanti ancora i misteri collegati al giallo di Marcheno e che potrebbero nascondere la verità su quanto accaduto a Mario Bozzoli. Troppi gli elementi, dalle deposizioni dell’ex fidanzata del nipote della vittima, Giacomo Bozzoli, riguardo ad alcune frasi che il giovane avrebbe detto sulla volontà di uccidere l’imprenditore. Il mistero della felpa, un indumento che dopo essere scomparso per un anno, è stato ritrovato in un luogo diverso dal divano in cui era stato visto l’ultima volta. E senza dimenticare la morte dell’operaio Giuseppe Ghirardini, scomparso una settimana dopo Mario Bozzoli e ritrovato nei giorni successivi avvelenato con il cianuro. A tutti questi punti, ricorda Il Giorno, si aggiunge anche l’ordine dato alle donne delle pulizie di pulire a fondo l’area destinata alla produzione della fonderia, in particolar modo agli spogliatoi. Secondo la Procura di Brescia, l’uso di detergenti industriali avrebbe cancellato delle tracce significative che avrebbero potuto svelare quanto è accaduto a Mario Bozzoli. Messa da parte l’ipotesi che il corpo fosse stato distrutto nel forno della ditta, gli inquirenti ora indagano con maggior forza sulla pista economica e sulla possibilità che il corpo del 50enne sia stato fatto sparire fra gli spogliatoi e la zona adibita alla produzione.