Il significato della parola stangata è: pesante e imprevisto salasso di denaro. Noi italiani lo sappiamo bene, basta pensare alle operazioni del governo Monti. Speriamo invece che il duo nazional-popolare M5S e Lega tenga fede alle promesse fatte agli elettori. Vedremo. Una cantonata potrebbe essere invece il Ronaldo alla Juventus per 105 milioni con uno stipendio annuale di 30, stangata per i bianconeri e cantonata per il bomber. Perché? Presto detto, la fregatura sarà che il portoghese indossando la casacca bianconera finalmente non vincerà più nessuna Champions League…
Bene vi propongo ora La Stangata, film del 1973 diretto da George Roy Hill con due grandi star, Paul Newman e Robert Redford, vincitore di ben sette Oscar nel 1974, tra cui la regia, la sceneggiatura e la colonna sonora. Sicuramente vi ricordate il ragtime, non certo in voga negli anni ‘30 in cui il film è ambientato, motivetto diventato ben presto famoso. I nostri due attori non hanno vinto una cippa, anzi sono stati bistrattati da Hollywood. Il regista li aveva già diretti nel bel western Butch Cassidy del 1969 e la statuetta avrebbero dovuto vincerla loro ex aequo, invece la diedero a Jack Lemmon.
L’idea de La Stangata è veramente bella e non ci si annoia mai. È una commedia noir con colpi di scena che stupiscono fino alla fine delle due ore della pellicola. Anni ‘30. un truffatore da strada, R. Redford, con altri due soci rubano una consegna di denaro a un corriere. Peccato che questi faccia parte di una banda alle dipendenze del malavitoso Robert Shaw (anche lui molto bravo), che fa uccidere il suo corriere e uno dei soci.
Redford riesce a scappare ai sicari e alla polizia e si rivolge a un vecchio amico del socio morto, Paul Newman. I due organizzano una truffa alla grande nei confronti del cattivone, con tanto di casting di comparse inscenano una sala scommesse. Paul Newman incontra “casualmente” in treno R. Shaw, butta un’esca, Redford inizia un doppio gioco e il pollo si ritrova a scommettere alle corse ippiche nella sala di P. Newman. e vince, o meglio viene fatto vincere.
I pulotti accalappiano Redford, ma sono fermati dall’FBI che vuole incastrare Newman, mentre i sicari del malavitoso cercano ancora il nostro biondino non sapendo che ce l’hanno in casa. Tra dollari e liquori appare anche una pupa che fa girar la testa a Redford, ma niente è come appare… Il gangster, ormai accalappiato all’amo, scommetterà con una soffiata 500.000 dollari su un cavallo vincente, peccato che invece arriverà secondo. Scoppia il putiferio, arriva l’FBI, Paul Newman spara uccidendo il giuda Redford, mentre il capo dei federali uccide il grigio dagli occhi azzurri. Il gangster viene fatto scappare. Fine della storia? Truffa finita nel sangue? Guardate il film e lo saprete.
Non c’è un attimo di tregua, soggetto e sceneggiatura sono ispirate agli hard-boiled degli anni ‘30 di Dashiell Hammett, con sangue e vittime, dollari, scommesse, liquori e cattivoni, polizia corrotta, FBI, dove non c’è però un detective sregolato, ma due sani e bei truffatori che vogliono vendicare la morte violenta di un loro amico, sbancando il mandante dell’omicidio sul suo punto debole, i dollari. Aggiungetevi l’interpretazione delicata e sostanziosa di Newman e Redford e il loro carisma, l’umorismo che circonda molte scene e si ha un noir che non è un pulp, ma che ha molto della commedia.