Il nome di Pietro Maso emergerà con la sua ferocia fra gli articoli di cronaca nera nell’aprile del 1991. È in questa data che quel giovane di circa vent’anni decide di uccidere il padre Antonio Maso e la madre Rosa Tessari. La famiglia all’epoca abitava a Montecchia di Crosara, nel Veronese, nella stessa villa in cui le due vittime verranno ritrovate prive di vita. Maso non confesserà subito il duplice omicidio, portando avanti una messinscena già organizzata nei tre giorni successivi all’inizio delle indagini. Verrà condannato alla fine a 30 anni di carcere, di cui 22 li vivrà dietro le sbarre, prima di ottenere la semilibertà. Il progetto di Pietro Maso sarà l’approfondimento di Sabato in giallo per la sua seconda serata di oggi, 7 luglio 2018, per una puntata di Tv8 dedicata ai grandi delitti che hanno sconvolto l’Italia. Dopo aver pubblicato “Il male ero io”, il libro edizione Mondadori con cui il 43enne parla delle sue azioni, Maso ha deciso di rilasciare un’intervista a Maurizio Costanzo, sottolineando ancora una volta di essere pentito di aver ucciso i genitori. “Sono qui per ricostruire la mia vita”, ha riferito al conduttore de L’Intervista, “questa è la mia rinascita”. Un cambiamento già evidenziato più volte subito dopo la ritrovata libertà e su cui le sorelle di Maso non hanno mai davvero creduto fino in fondo. Laura e Nadia infatti hanno denunciato due anni fa il fratello per estorsione e minacce, accusa terminata poi l’anno scorso con un’assoluzione.
Pietro Maso uccise i genitori per l’eredità
Alla base del progetto di Pietro Maso ci sarebbero stati i soldi di famiglia. Su questo particolare gli inquirenti non hanno mai avuto alcun dubbio ed è grazie a questo che ricostruiranno gli ultimi giorni di vita delle due vittime. I genitori di Maso non sarebbero stati gli unici a rientrare nel piano diabolico dell’allora ventenne, come si evincerà in seguito da alcune telefonate intercettate fra Maso e un conoscente. “Sì, ho pensato di ucciderle”, confesserà in seguito Maso a Maurizio Costanzo, ma è sicuro che oggi non sarebbe più in grado di commettere alcun crimine. “Voglio una vita semplice e vera”, afferma infatti con forza, rivelando anche di aver vissuto uno sdoppiamento di personalità, corrotto da quel forte narcisismo che lo ha spinto a non vedere di fronte ai suoi occhi i genitori, ma due nemici da sconfiggere. Pietro Maso intreccia infatti in quegli anni una strana amicizia con un gruppo di coetanei: l’amico d’infanzia Giorgio Carbognin, allora 18enne, Paolo Cavazza e Damiano Burato. Ad unire il gruppo di ragazzi sarà il fascino esercitato da Maso nei loro confronti, oltre che la possibilità di fare dei soldi facili. Il denaro sarà ciò che spingerà infatti Pietro ad organizzare un primo crimine, procurandosi delle bombole di gas per far scoppiare la villa di famiglia. Un piano che non andrà in porto a causa della sua inesperienza. Alcuni giorni più tardi invece si reca nella villa di famiglia e attende il ritorno di Antonio Maso e Rosa Tessari, accompagnato dai suoi amici. Rosa verrà aggredita subito dopo il marito, ma dovrà essere il figlio a ucciderla, cercando di soffocarla. Il padre invece è già stato colpito e esalerà l’ultimo respiro un’ora dopo l’aggressione.