Cresce l’attesa per la notte degli Oscar e per la cerimonia che si terrà il 24 febbraio 2019 e gli italiani, in particolare, si stanno preparando a scoprire quale sarà il film che concorrerà nella categoria Miglior film in lingua straniera. Proprio tra i 21 film in concorso c’è anche “Sembra mio figlio“, il film di Costanza Quatriglio. Classe 1973 e originaria di Palermo, la regista non è nuova a premi e riconoscimenti e già nel corso della sua carriera ha avuto modo di far discutere e di farsi notare sin dall’uscita del suo documentario “Triangle” realizzato nel 2014, in cui aveva accostato due tragici eventi di cronaca ovvero il crollo di una palazzina a Barletta e l’incendio della Triangle che nel 1911 ha ucciso alcune operaie tessili a New York. Adesso la Quatriglio potrebbe rappresentare il nostro Paese la notte degli Oscar e Repubblica ha pensato di intervistarla per conoscere a fondo il suo film. Nell’articolo a firma di Paolo Nicita, la regista racconta del suo film, di come il suo tema sia emblematico per i tempi in cui viviamo e racconta soprattutto quello che può essere il legame profondo tra una madre e il proprio figlio.
Una storia di madre e figlio
La stessa Costanza Quatriglio racconta: “Questa è la storia di Ismail, quella di un figlio che si rivolge alla madre, creduta morta fino a quel momento, ma lei non lo riconosce. Da quel momento una forza misteriosa lo porta a trovare il modo per potersi ricongiungere con lei“. Questo è quello che la regista rivela sul film che è stato girato nella lingua Hazara, la lingua originale del luogo. Anche questa scelta è stata fatta di proposito proprio per rendere reale e tangibile questa storia. Solo la lingua Hazara permette di riconoscere le radici di questo racconto ma è quello che sottolinea la “pietà antica che non ha patria, confini e frontiere“. La regista ha le idee chiare sul suo “Sembra mio figlio” ma anche su quello che il cinema deve rappresentare. Il compito del cinema è quello di intuire quello che sarà e anticiparlo proprio in quanto libertà assoluta dove verità e finzioni devono per forza mescolarsi. Lei lo ha sottolineato ne “L’Isola” e intende farlo anche con questo film che si prepara ad essere riconosciuto anche a livello internazionale.
L’amore per Palermo
L’ultimo capitolo dell’intervista di Repubblica verte poi su quelle che sono le sue origini, la sua Palermo e di come il cinema stia cambiando anche sull’isola che le ha dato i natali. Costanza Quatriglio sottolinea il lavoro fatto presso la Scuola di Cinematorafia di Palermo parlando dei suoi primi lavori con i suoi ragazzi, lo stesso che è riuscito a precorrere i tempi tanto che oggi, quindi anni dopo, il cinema documentario italiano è diventato punto di riferimento ed eccellenza non solo nel nostro Paese ma anche a livello internazionale. Il suo discorso non si limita di certo al lavoro e al cinema ma lancia anche un punto di riflessione in questo particolare momento storico e, in particolare, al problema dell’integrazione e dell’immigrazione che è diventato un vero e proprio punto di svolta della storia attuale. Lei vive a Roma da tempo ma in questo ultimo periodo è stata molto nella sua città, la sua Palermo, ed è proprio lì che ha ritrovato qualcosa che non è presente negli altri posti ovvero una diversa visione del mondo che dovrebbe essere di esempio a molti, a tutti.