Il giorno dopo la scomparsa di Cini Boeri, 96enne architetta di fama mondiale, il figlio Stefano, secondogenito, l’ha ricordata tramite le colonne del Corriere della Sera. La designer viene descritta come «tigre e chioccia», ma anche «ironica e dolcissima», con i suoi tre figli, i sette nipoti e le nuore. «Sapeva tenerci tutti insieme – ricorda ancora Stefano, che ha percorso le orme della madre laureandosi in architettura – e insieme siamo stati fino all’ultimo». La Boeri è morta ultranovantenne, ma fino a poco tempo fa nessuno avrebbe mai pensato che la signora con la falce sarebbe venuta a farle visita nel giro di breve: «Fino a un anno fa – ricorda ancora il secondo figlio – andava in studio la mattina, tutti i giorni. Il lavoro era la sua vita, la teneva in piedi, la stimolava. Anche negli ultimi mesi, nonostante la fatica, continuava a progettare e disegnare, anche con le mani, è sempre stata una disegnatrice di forme, mia mamma». Nonostante condividessero lo stesso lavoro, mamma e figlio non hanno mai collaborato assieme: «Non abbiamo mai lavorato insieme. Per scelta. Parlavamo spesso di architettura, in modo sincero, a volte infuocato. Ognuno con le sue idee nel segno del rispetto reciproco. Erano confronti molto belli i nostri. E sapevo che la sua porta era sempre aperta per me. Era mia madre». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
CINI BOERI MORTA A 96 ANNI, ADDIO ALL’ARCHITETTA: SUA LA CASA NEL BOSCO DI OSMATE
Cini Boeri è morta nella giornata di ieri. La grandissima designer e architetta, si è spenta all’età di 96 anni, dopo una carriera a dir poco luminosa. Ha vissuto a 360° il mondo dell’architettura, e nel contempo anche quello dello Bel paese, coinvolta nella vita cultura e politica (è stata una grande democratica) dell’Italia. Cini Boeri aveva sposato il famoso neurologo Renato Boeri, da cui poi si era separata negli anni sessanta, pur mantenendone il cognome. Era inoltre la mamma di Sandro, un giornalista, di Stefano, architetto come lei, e di Tito, un economista. Nel corso della sua carriera, come ricorda l’edizione online di Repubblica, ha collaborato con i più grandi esponenti del design, da Marco Zanuso a Gio Ponti, per poi divenire lei stessa una firma di prestigio, disegnando opere rimaste impresse come ad esempio la poltrona Ghost o il divano Strips. Famosissime anche alcune delle sue case, come la Casa nel Bosco di Osmate, villa di prestigio situata sul lago Maggiore, ma anche la casa delle Maddalena, in Sardegna.
CINI BOERI E’ MORTA: IL COMMENTO DI ABITARE
Una serie di realizzazioni artistiche che le hanno permesso di ottenere numerosi riconoscimenti, come ad esempio il Compasso d’Oro nel 1979. Una passione per il design e l’arte che ha indotto la stessa Boeri a sedersi dietro una cattedra, insegnando per anni al Politecnico di Milano, e tenendo conferenze e lezioni nelle più prestigiose università del mondo. Era una designer “pulita”, dalle forme molto semplici e rigorose, senza troppi fronzoli, ne tanto meno senza voler mai apparire come una diva. L’ultimo riconoscimento ottenuto, l’Ambrogino d’Oro 2019, il premio che ogni anno viene consegnato dal comune di Milano alle figure locali che più si sono distinte in vari campi. “Se ne è andata una donna moderna – il commento di Abitare, giornale che per anni è stato diretto da uno dei figli della Boeri – ricca di risorse e di energie, desiderosa di dedicarsi con passione e intuizione al lavoro e allo stesso tempo, capace di crescere con altrettanta dedizione tre figli di successo”.