Toccante intervista de L’Estate in Diretta a Charity, la moglie di Alika, l’uomo ucciso a mani nude la scorsa settimane in quel di Civitanova Marche: “Quella mattina mio marito stava andando in stazione per andare a prendere il treno – ha spiegato al programma di Rai Uno – noi abitiamo a quasi un’ora da dove è stato ammazzato. Gli ho dato il pranzo, ha baciato suo figlio, ed è uscito, è stata l’ultima volta che l’ho visto”. E ancora: “Dopo qualche ora ho cominciato a ricevere una serie di chiamate di amici che mi dicevano di andare verso il mare a Civitanova, poi sono arrivata e l’ho visto lì sotto quel telo bianco, ormai era morto”.
La donna ha proseguito: “Sono così arrabbiata, perchè nessuno ha fatto qualcosa, erano tutti impegnati a fare il video, c’era un signore col cane che si è voltato dall’altra parte, non era wrestling, era finzione, qualcuno l’ha ammazzato”. Alika e Charity hanno un figlio di 8 anni: “Mio figlio l’hanno avvisato gli amici con una serie di messaggi, non potevo nasconderglielo, ha solo 8 anni ma è già senza padre”.
CIVITANOVA MARCHE: LE PAROLE DELLA MOGLIE DI ALIKA E DI UN TESTIMONE
Quindi il giornalista di Estate in Diretta ha chiesto a Charity cosa direbbe all’assassino del marito: “Gli chiederei perchè l’ha fatto, perchè ha tolto la vita ad un uomo senza colpe, io voglio solo giustizia, non voglio soldi ne essere compatita, quell’uomo non è pazzo, non è psicopatico, era perfettamente consapevole di ciò che faceva, sembra quasi felice mentre lo faceva, ha ammazzato il mio Alika e deve pagare”.
Estate in Diretta ha intervistato anche Mariano, una delle persone che ha assistito alla tragica scena in centro a Civitanova Marche: “Ho visto l’uomo che lo pestava con la stampella, io gli ho tolto la stampella poi l’ha ripresa e ha iniziato a pestarlo di brutto, gli ho detto di smetterla perchè se no lo avrebbe ammazzato e poi ho chiamato il 112. Sapeva menare – ha proseguito – secondo me era un esperto di arti marziali, dava colpi assestati e ben diretti. Ho cercato di dissuaderlo e nel mentre ho chiamato le forze dell’ordine. Io ho visto un picchiatore, sapeva come colpire e dove. Come facevo a sapere che non fosse armato? Quando l’ho seguito mi hanno detto che ho rischiato, se avesse avuto una pistola eravamo in due. Il messaggio che deve passare è che comunque non c’era indifferenza da parte di nessuno”.