“Conoscenza dell’Est”, pubblicato presso il Mercure de France nel 1900, rappresenta il primo capolavoro poetico di Claudel, quello che avrebbe consacrato Claudel quale degno successore dei grandi maestri del Simbolismo francese, Rimbaud e Mallarmé.
Tuttavia, la raccolta di poemetti in prosa redatti da Claudel tra il 1895 e il 1905, durante il prolungato soggiorno nella Cina meridionale e in Giappone, dove aveva avuto inizio la sua carriera diplomatica, offre al lettore di oggi numerosi, quanto inattesi spunti di attualità e interesse. È questa la ragione che mi ha spinto a fornire una nuova traduzione italiana del testo claudeliano, che ho pubblicato nel maggio 2021 per i tipi di L’Harmattan Italia, nell’intento di rendere così la raccolta del 1900 nuovamente accessibile al vasto pubblico.
Composto di 61 brani di prosa poetica e suddiviso in due sezioni, il testo di “Conoscenza dell’Est” appare singolarmente diseguale: mentre nella prima sezione, sprovvista di titolo e composta tra il 1895 e il 1900, figurano 52 poemetti, la seconda, aggiunta nell’edizione del Mercure de France del 1907 e intitolata semplicemente 1900-1905, ospita solo 9 prose poetiche. È lecito dunque chiedersi il perché di tale squilibrio interno. E la risposta a tale interrogativo ci porta dritti al cuore della raccolta, permettendoci di penetrarne significati e temi.
Quando Claudel arriva infatti a Fuzhu all’inizio del 1895, egli sta attraversando una delicatissima e sofferta fase personale: dopo la conversione alla fede cristiana, avvenuta la sera di Natale del 1886 durante il canto dei Vespri nella cattedrale di Notre-Dame, seguita da quattro anni di profondo travaglio interiore, egli aveva dichiarato ufficialmente la propria adesione al cattolicesimo nel 1890, suscitando non poche critiche negli ambienti letterari del tempo, permeati di materialismo e di scientismo naturalista.
Il giovane convertito aveva allora entusiasticamente deciso di intraprendere la via della consacrazione monastica, ma tale desiderio, vagliato durante la frequentazione assidua dei monasteri di Solesmes e Ligugé, si era scontrato con il rifiuto dei superiori, precipitando il poeta in una profondissima crisi esistenziale. La sua partenza per l’Oriente nel 1895, seguita al successo riportato nel concorso per la carriera diplomatica presso il Ministero degli Affari esteri, poteva dunque apparire allo scrittore come un’adeguata via di fuga dallo sconforto che si era impadronito di lui, offrendogli la possibilità di un riscatto personale.
Ma Claudel restava abitato dalla lacerazione interiore e dalla domanda di trovare un senso alla propria vicenda personale e professionale, a partire dalla luce che lo aveva pervaso di sé nel Natale 1886. Con questo tormento, egli aveva dunque affrontato il viaggio verso la sua prima destinazione diplomatica. Verso l’Est.
Eppure, fu proprio quel viaggio a decretare una svolta decisiva nella sua esistenza, poiché durante la traversata transoceanica che lo avrebbe condotto a Fuzhu, nella Cina meridionale, avvenne l’incontro con Rosalie Vetch, la donna con cui il poeta avrebbe vissuto per ben quattro anni una relazione adulterina, facendo di lei, anche dopo la rottura ufficiale, in certo modo la sua musa.
“Conoscenza dell’Est” costituisce quindi una sorta di diario poetico del giovane scrittore, che in esso traccia al tempo stesso le diverse tappe della sua penetrazione geografica, ma ancor più culturale, dell’Oriente, attratto com’è dalla struggente bellezza dei suoi paesaggi e dalla potenza talvolta sconvolgente della natura tropicale che lo caratterizza, così come dalla diversità delle tradizioni culturali e dei costumi con cui ha modo di entrare in contatto.
Nondimeno, accanto allo stupore suscitato dalla contemplazione di un castello di nuvole al tramonto o della corona di montagne che cingono la città di Fuzhu, accanto alla meraviglia di scoprire una cascata nascosta da cui zampilla acqua pura e cristallina, accanto all’incanto delle ieratiche figure, avvolte nella seta cangiante dei costumi tradizionali, che si alternano sulla pedana di legno di un piccolo teatro, dimora sempre nel cuore e nel canto del poeta una nota intrisa di malinconia. È quella di un canto sommesso e colmo di tristezza, di rimpianto, per Rose, la donna proibita e per certi versi fatale, di cui la Provvidenza si è servita per ricondurlo passo passo fino a Dio. Per attrarlo verso un amore più aperto e più grande. Un amore veramente, autenticamente “cattolico”.
È dunque in questa scoperta dell’Altro, la quale si declina in “Conoscenza dell’Est” al tempo stesso nella diversità degli ambienti, delle culture e delle tradizioni religiose, così come nella sostanziale alterità della donna amata, che il poeta desidera, ma che alla quale non potrà mai unirsi nel vincolo matrimoniale – in questa costante scoperta dell’Altro, dicevo, risiede l’estrema attualità di “Conoscenza dell’Est”, il cui messaggio profondo ci rivela come, soltanto aprendoci ad accogliere il diverso, il Dio cristiano si fa conoscere davvero, manifestando la sua presenza – che è presenza di cura tenerissima – nella storia di ogni uomo e di ogni popolo della terra.
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