Un anno e cinque mesi di carcere: questa la pena che ha pattuito Claudia Rivelli, attrice e sorella di Ornella Muti. La donna era coinvolta nell’indagine sul traffico di droghe sintetiche, tra cui anche il Gbl (nota come droga dello stupro), acquistate sul dark web e dall’estero. La pena, che è stata concordata con la procura di Roma, dovrà essere poi ratificata davanti al gup nei prossimi mesi. Nel procedimento comunque sono coinvolti una quarantina di imputati. Quasi tutti hanno scelto il rito abbreviato o il patteggiamento, solo in tre hanno optato per il rito ordinario.
Lo riporta Leggo, spiegando che Danny Beccaria, considerato dagli inquirenti a capo della banda dei pusher, ha invece concordato la pena a 4 anni. Claudia Rivelli, invece, era accusata di importazione e cessione di sostanze stupefacenti, in quanto «illecitamente dall’Olanda con cadenze trimestrali, importava vari flaconi di Gbl provvedendo a inviarne parte al figlio residente a Londra dopo averne sostituito confezione ed etichetta riportante indicazione “shampoo” in modo da trarre in inganno la dogana», è scritto nel capo di imputazione dell’ordinanza del gip.
CLAUDIA RIVELLI E L’INDAGINE SULLA DROGA DELLO STUPRO
La sorella di Ornella Muti era stata arrestata nei mesi scorsi insieme ad altre 31 persone, tutte coinvolte nell’indagine sul contrabbando della cosiddetta “droga di Hitler”, nota anche come Gbl o droga dello stupro. Claudia Rivelli fu fermata il 15 settembre scorso quando nella sua abitazione romana, nella zona della Camilluccia, gli agenti della Polaria trovarono tre flaconi con un litro di Gbl. Nel corso del processo per direttissima, dopo il quale è stata rimessa in libertà, si era difesa spiegando di aver mandato la sostanza al figlio che vive a Londra perché lui la usa per pulire l’auto, mentre lei per lucidare l’argenteria. Gli altri furono raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare ad ottobre, per Claudia Rivelli invece furono disposti gli arresti domiciliari.
Nell’ordinanza erano citate alcune chat tra la sorella di Ornella Muti e il figlio di Claudia Rivelli. «Pacco arrivato e nascosto», «Fammi sapere notizie mano a mano, se no mi agito troppo fino a giovedì» i messaggi inviati. Il gip di Roma, quindi, scrisse: «Il tenore delle chat WhatsApp e la circostanza che l’indagata camuffasse il reale contenuto delle spedizioni appaiono elementi oggettivamente indicativi della piena consapevolezza e della volontà di quest’ultima di realizzare condotte penalmente rilevanti, ponendosi quale schermo per agevolare il figlio nell’importazione di sostanza nel Regno Unito dove è considerata illegale al pari dell’Italia, in tal modo riuscendo ad aggirare i controlli doganali».