Claudio Baglioni senza filtri ai microfoni di Famiglia Cristiana. Il celebre cantante il prossimo 16 maggio compirà 70 anni ed ha tracciato un bilancio della sua carriera partendo da molto lontano, dall’infanzia e dal grande sostegno dei suoi genitori. L’artista ha ricordato gli inizi con una radio a valvole che conserva ancora, ma soprattutto l’affetto e la vicinanza della sua famiglia…
«Molto più di quanto io credessi in me stesso. Nei concorsi canori organizzavano degli autobus di parenti e amici per sostenermi. Io volevo mollare tutto dopo Questo piccolo grande amore che avevo concepito come una specie di disco-testamento. Mi ero già informato per riprendere gli studi di architettura, quando scoprii che ero primo in classifica», ha spiegato Claudio Baglioni a Famiglia Cristiana.
CLAUDIO BAGLIONI: “NON SONO STATO SEMPRE UN PADRE PRESENTE”
Claudio Baglioni ha ripercorso le tappe della sua carriera attraverso le sue canzoni e uno dei passaggi più interessanti è legato ad Avrai, scritta nel 1982 e dedicata al figlio Giovanni, affermato chitarrista. Il cantante ha spiegato che la musica non è mai stata motivo di competizione tra di loro, ma anzi è stata ed è un cemento importante nel rapporto: «Anche perché non sono stato sempre un padre molto presente». Claudio Baglioni ha poi ricordato le canzoni su temi sociali, basti pensare a Noi no, inno dei ragazzi di Palermo che volevano ribellarsi alla mafia dopo le stragi in cui furono uccisi Falcone e Borsellino: «Era una canzone su un generico desiderio di libertà. Qualche settimana dopo le stragi feci un concerto allo stadio La Favorita di Palermo. Il pubblico prima iniziò a cantare “Chi non salta un mafioso è” e poi, con mia grande sorpresa, Noi no. La cosa si è ripetuta e ovviamente mi ha fatto molto piacere».
CLAUDIO BAGLIONI: “TEMO L’ASSUEFAZIONE SUI MIGRANTI MORTI IN MARE”
Claudio Baglioni ha poi ricordato O’ Scià, un festival che ha organizzato per dieci anni a Lampedusa per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’immigrazione clandestina. Interpellato sull’ultimo naufragio nel Mediterraneo, il cantante, da sempre in prima linea su questo fronte, ha spiegato che gli artisti sono come trombettieri che suonano la carica e che cercano di svegliare gli animi sopiti: «In questo senso mi sento come un soldato che ha perso una battaglia, perché ciò che mi fa più paura è l’assuefazione, il fatto di considerare questi morti solo come una notizia tra le tante, che non suscita scandalo: proprio ciò contro cui era nato O’ Scià». Claudio Baglioni ha poi rimarcato che quello dell’immigrazione è sì un problema gigantesco, ma è così complesso a causa di un sistema economico che forse andrebbe rivisto: «In Sicilia per esempio vedo buttare quintali di arance e quando chiedo spiegazioni mi rispondono con la legge della domanda e dell’offerta. Razionalmente lo capisco, ma nel profondo no: vedo solo tanta roba buona che viene distrutta. Di fronte a tante spiegazioni della politica e dell’economia, alzo le mani e confesso di non capire».