Claudio Bonivento a tutto tondo in una lunga intervista ai microfoni de La Verità. Il regista 68enne è reduce dal successo A mano disarmata, con Claudia Gerini nei panni di Federica Angeli, un film uscito in sala nello stesso periodo dell’annuncio di Matteo Salvini di voler togliere 49 scorte: «Lo invito a vedere il film vicino a me. Io ho rispetto per Salvini, pur non condividendo delle volte quello che dice, perché è il mio ministro dell’Interno, ma secondo me su questo tema è male informato. Ci vorrebbero persone competenti nello specifio che gli spiegassero cosa vuol dire essere messi sotto scorta e gli ricordassero che un suo collega, un gionro, disse: “Quel rompicoglioni di Biagi”». Un film arrivato dopo “La scorta”: «Ho girato la macchina da presa e ho inquadrato per la prima volta non il magistrato di turno, ma gli uomini della scorta».
CLAUDIO BONIVENTO: “FARO’ CAMBIARE IDEA A SALVINI”
Claudio Bonivento si è poi soffermato sul perché decise di fare un film sugli uomini della scorta: «Da un episodio che mi è accaduto. Ero fermo a un semaforo a piazzale delle Belle Arti e mi si è piazzata davanti una macchina. Era rosso e io ho fatto un gesto, come a dire: “Ma n’do vai?”. Da questa macchina è sceso uno con gli occhi infuocati, sotto stress, che mi ha avvicinato e coperto di insulti. Mi è scappato l’occhio e ho visto che in macchina aveva la paletta. Da quel momento ho cercato di capire. Sono andato al reparto scorte a Trapani e Palermo con Ricky Tognazzi, che avrebbe diretto il film. Con gli sceneggiatori Simona Izzo e Graziano Diana abbiamo creato un prototipo che ha ispirato 15 anni di televisione: abbiamo visto storie di questo tipo in tutte le salse».