Chi è Claudio Campiti, killer della strage di Fidene che è stato condannato all'ergastolo in primo grado: "Ha sindrome dell'Apocalisse" per gli psichiatri
Ha ucciso quattro donne e ha provato a uccidere altre cinque persone, per questo Claudio Campiti è stato condannato all’ergastolo in primo grado per la strage di Fidene. Aveva pianificato tutto, anche la sua fuga, pur di sfogare la sua rabbia contro il consorzio Valleverde che nella sua mente era diventato il nemico assoluto.
La pianificazione è emersa dalla ricostruzione degli inquirenti: aveva rubato l’arma da un poligono di tiro, aveva con sé cartucce, coltello e un pugnale. Ma aveva anche progettato la fuga, probabilmente all’estero, visto che aveva con sé anche il passaporto, oltre a tre zaini con vestiti e oltre 6mila euro in contanti.
Quando è finito in carcere, la difesa ha provato a dimostrare il vizio totale di mente per scongiurare l’ergastolo, senza però riuscirci. Gli psichiatri del carcere di Regina Coeli, che sono stati sentiti nel processo di primo grado, hanno concluso che Claudio Campiti era lucido, seppur affetto da una forma patologica di disturbo della personalità di tipo paranoide.

Dal colloquio in carcere hanno maturato la convinzione che la strage di Fidene sia stata compiuta perché le sue richieste erano state ignorate, quindi voleva farsi giustizia da solo, e aveva provato a farlo pianificando tutto. “Soffre della sindrome dell’Apocalisse, quello stato paranoico tipico di chi pensa di essere sotto assedio e aspetta la guerra“, hanno dichiarato gli psichiatri.
STRAGE DI FIDENE, L’INTERVENTO DI CLAUDIO CAMPITI IN AULA
Non sono mancati momenti di tensione durante il processo al tribunale di Roma, come quando Claudio Campiti decise di rendere dichiarazioni spontanee, suscitando la dura reazione dei parenti delle vittime, che lasciarono l’aula urlandogli contro “assassino“.
Nel suo intervento, Claudio Campiti accettava di essere giudicato disturbato, ma non che si trattasse di una bega condominiale. Inoltre, smentì di essere convinto di aver fatto la cosa giusta, ritenendo di aver fatto qualcosa che era nelle sue possibilità, dopo aver tentato altre strade, a partire da diverse denunce. Quindi, la strage per lui era l’unica strada possibile.
Decisivo l’intervento di Silvio Paganini, che riuscì a cogliere l’attimo in cui Claudio Campiti si girò per buttarsi su di lui e fermarlo. Ma avevano fatto discutere anche i suoi commenti sul carcere di Regina Coeli, che era arrivato a definire “un campo di concentramento“. Il processo si è concluso con la condanna all’ergastolo e all’isolamento diurno di tre anni.
I giudici esclusero la responsabilità civile dei ministeri della Difesa e dell’Interno, oltre che dell’Unione italiana tiro a segno, per la custodia dell’arma usata per la strage di Fidene, invece venne riconosciuta quella del Tiro a segno nazionale.
